CONSIDERAZIONI DOPO LA GARA DI LECCE

Milan, sei ancora troppo vulnerabile alle ripartenze avversarie…

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L'analisi di "Calcio Datato": "Da quando è arrivato Conceição, nessuna squadra di Serie A ha concesso più expected goals su contropiede del Milan".
Davide Capano
Davide Capano Redattore 

dalla Newsletter di "Calcio Datato" di lunedì 10 marzo 2025 -

Il limite strutturale del Milan di Conceição

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Quando vinci, te la raccontano come vogliono: atteggiamento giusto, “i ragazzi ci hanno creduto”, è venuta fuori la “voglia di vincere”. Tutte cose che, ok, contano, ma che si erano viste anche una settimana fa a San Siro nel Milan che quasi la ribalta in dieci con la Lazio, o qualche giorno prima in quello che schiaccia il Feyenoord per sessanta minuti.

I risultati spostano il percepito, ci sta. Gli eventi pesano e il Milan non è in quella fase storica in cui riesce a controllarli bene, ma come mai? Cosa c’è dietro?

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Perché deve fare così fatica anche a Empoli e a Lecce? Perché deve produrre così tanto per compensare la sua vulnerabilità?

Un primo motivo potrebbe essere la mancanza di equilibrio.

La scorsa settimana ti avevo mostrato l’eccezionale facilità con cui la Lazio era riuscita a entrare in area di rigore e oggi allargo il focus.

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Il dato

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Da quando è arrivato Conceição, nessuna squadra di Serie A ha concesso più expected goals su contropiede del Milan. Un primato assurdo, se pensi alla vulnerabilità delle altre squadre del campionato. Così assurdo da portarmi a indagare.

Quale allenatore ha sofferto di più i contropiedi negli ultimi due campionati?

Eccoti la risposta.

Milan, sei ancora troppo vulnerabile alle ripartenze avversarie…- immagine 3

È una questione di uomini, penserai tu. Due punte e due esterni offensivi sono difficili da sostenere per una squadra in mezzo a una stagione così poco equilibrata.

Ma a Lecce le vulnerabilità in transizione sono venute fuori anche con Joao Felix e Leao in panchina. Anche senza i due uomini che generano più transizioni negative. Quelli che si prendono più rischi e che si rendono meno utili quando c’è da mettersi compatti e attenti a negare opzioni agli avversari.

Sono ancora troppe le situazioni in cui il Milan si mostra aperto, spaccato. Attacca con tanti uomini e poco ordine. Le coperture preventive saltano spesso e a centrocampo non ha quell’uomo d’ordine capace di gestire tempi e spazi per evitare transizioni pericolose.

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Pensavi che Bondo risolvesse tutto?

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Da una parte il Milan riempie la trequarti di giocatori che sanno creare pericolo, ma dall’altra non sembra potersi proteggere dai loro errori. Gli chiede di prendersi rischi, ma non sa gestirne le conseguenze.

Basta un Gimenez poco preciso lontano dall’area, un Pulisic che non riesce a far passare la palla negli spazi stretti quando pressato e il Milan torna a essere estremamente vulnerabile alle ripartenze avversarie.

Lo si nota anche poco prima del primo gol di Krstovic: il Milan ha cinque uomini sopra la linea della palla quando Jimenez decide di andare a fare il sesto anziché offrire una soluzione sicura al centro.

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C’era una partita da ribaltare, ok, ma il Milan è messo male anche pochi secondi prima del secondo gol di Krstovic: quando Pierret imbuca per Tete Morente, il Milan ha otto giocatori sopra la linea della palla.

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Da lì in poi è tutta una questione di metri da recuperare, di corse all’indietro disperate. Di scivolate laterali per tracciare il Lecce che passa da sinistra a destra e poi sfrutta l’inerzia per trovare il gol con un cutback.

Cambiano gli uomini ma non i limiti strutturali: questo Milan continua a mostrarsi vulnerabile alle ripartenze avversarie.