Nel gennaio del 2013, il Milan di Massimiliano Allegri doveva rincorrere in classifica. Tanti i passi falsi in campionato e la qualificazione Champions che al giro di boa sembrava una chimera. Gli addii di Ibra e Thiago Silva l'estate precedente avevano influito enormemente, così come la scarsa vena realizzativa di Kevin Prince Boateng e Robinho, lontani dai livelli delle due annate precedenti. Il solo El Shaarawy, chiuderà l'anno in doppia cifra, non poteva bastare. Niang era ancora troppo acerbo, Pazzini garantiva sacrificio ma non killer instinct.
COSA MANCA VOCE PER VOCE...
Milan, mancano gol: ecco “gli ottani” che ti servono…
Adriano Galliani, allora, decise di aggiungere ottani, testuali parole, al motore rossonero. Arrivò dal City Mario Balotelli, cinque centri nelle prime cinque da titolare, e la rincorsa al terzo posto ai danni della Fiorentina di Montella poteva così iniziare.
Oggi come allora, il Milan si ritrova a dover cercare del carburante più performante in grado di far salire al meglio i giri del motore. Non è detto, però, che il mercato possa essere la sola soluzione.
In attesa di capire se ci saranno ulteriori novità fronte trattative, occorre, però, fare una considerazione: molti dei protagonisti che avevano accresciuto il bottino di reti dell'annata precedente, quasi cento tra tutte le competizioni, quest'anno non stanno dando l'apporto sperato.
I gol dei difensori...
—Sono solo tre le reti realizzate dai centrali rossoneri ed equamente distribuite tra Pavlovic, Thiaw e Gabbia. Tomori, grande protagonista lo scorso anno con quattro centri, è al momento ancora a zero. Nessuna rete da parte di Emerson Royal. Theo Hernandez, cinque reti la scorsa stagione, è al momento a quota tre, quattro se contiamo il gol in Supercoppa all'Inter. Pesa, però, sul groppone del francese il rigore cestinato a Firenze...
Il fantasma di Lewisham
—No, non è un romanzo di Oscar Wilde del quale ignoravate l'esistenza. Si tratta del ritratto della stagione di Ruben Loftus-Cheek. L'inglese quest'anno non è mai realmente entrato in condizione, funestato da problemi fisici e da una collocazione tattica indecifrabile, ingarbugliata ancor di più dall'esplosione di Reijnders nel ruolo di incursore dietro al tridente d'attacco.
L'anno scorso erano stati solo in serie A ben sei i centri, memorabile la doppietta a San Siro contro il Bologna o gli assoli in campo europeo contro Rennes e Slavia Praga. Quest'anno la casella "gol fatti" piange miseria.
A riequilibrare la situazione ci ha pensato Tijji Reijnders che ha già superato le soli tre reti in campionato dell'anno precedente ed è uno dei pochi giocatori rossoneri ad essersi migliorato rispetto alla passata stagione, le parole di Pioli in visita al ritiro arabo del Milan rivolte all'olandese sono in questo senso emblematiche.
Zero i gol messi a segno anche da Musah: sull'italoamericano sembra aleggiare qualche cornacchia, però. Dopo il legno colto contro la Roma a San Siro la scorsa stagione, ecco il secondo contro il Girona nell'ultima partita di Champions League. Il Milan spera anche in qualche lampo di un Bennacer sempre più in palla, l'algerino è anche ottimo rigorista, e in più cattiveria in area da parte di Fofana, gol fortunoso col Venezia a parte, l'occasione a Como dove calcia flebilmente tra le braccia del portiere grida vendetta.
Abraham-Morata serve più freddezza. E Jovic?
—In attacco la situazione è complessa. Vero, il Milan è orfano di Giroud, quindici reti la scorsa stagione. Il reparto avanzato, però, ha indubbiamente guadagnato dal punto di vista quantitativo: a Leao, Pulisic, Jovic, Okafor e Chukwueze si sono aggiunti Alvaro Morata e Tammy Abraham.
Partiamo dai nuovi innesti: per l'ex Atletico sono sei i centri stagionali, cinque in serie A e uno in Champions contro il suo Real Madrid. Potevano e dovevano essere di più: l'errore contro il Genoa a dicembre è da non credere. A Morata sta mancando da alcune partite la lucidità, nonostante siano molti i gol "di rapina" realizzati dallo spagnolo ad oggi. Lucidità di scelta che pare essere tallone d'Achille anche e soprattutto per Abraham, generoso e spesso geniale negli assist ai compagni, alle volte inconcludente davanti allo specchio della porta: le due occasioni a stretto giro di posta avute a San Siro contro il Cagliari ne sono testimonianza. Il dato degli expected goals dell'inglese, 5,92, vale più di mille altre disamine.
All'appello, però, mancano anche i preziosissimi gol in mischia e di pura cattiveria agonistica di Luka Jovic, desaparecido in quel di Milanello, e che, qualora non si concretizzasse un passaggio ad altra squadra nell'attuale finestra di mercato, sarebbe utile recuperare mentalmente e fisicamente. L'anno scorso erano stati sei i gol solo in A, tutti pesantissimi, a cui sommare reti anche in Coppa Italia e in Europa League.
Mettere le ali ai gol!
—Stesso discorso anche per Noah Okafor: il mancato trasferimento al Lipsia pare essere stato metabolizzato dallo svizzero che è tornato ad allenarsi con grinta a Milanello come testimoniato sui social. Quest'anno un solo gol alla prima giornata nella rimonta parziale ai danni del Torino. Poi il nulla e qualche ingresso in campo dalla panchina con addosso poca "temperatura". Anche il collega dell'altra fascia, Sammy Chukwueze, non va meglio: una sola rete in serie A contro l'Udinese e doppietta nella grande abbuffata contro il Sassuolo in Coppa Italia. Urge essere più presenti.
Ora come ora, la produzione offensiva del Milan sembra gravitare attorno a Leao, l'evoluzione tattica del portoghese verso le zolle più centrali del campo iniziata da Fonseca e proseguita da Conceicao sembra dare i suoi frutti in termini di imprevedibilità, e soprattutto Chris Pulisic, già otto reti in tutte le competizioni, e vero faro della manovra milanista quest'anno. L'aridità offensiva e di gioco in sua assenza è sotto gli occhi di tutti.
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