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UN CAPOLAVORO SOTTOVALUTATO

Modric al Milan, sottovalutato il Maestro: perché solo ora viene celebrato in Italia?

Davide Capano
Davide Capano Redattore 
L’arrivo di Luka al Milan è passato quasi sotto silenzio. Troppo silenzio. Solo ora, dopo prestazioni magistrali, si riconosce il valore eterno di un quarantenne che detta il tempo come pochi nella storia del calcio.
01:29 min

Il Milan prende Modric, l'Italia storce il naso

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Luka Modric è arrivato al Milan senza conferenze trionfali né hashtag roboanti. Nessuna fanfara, nessun bagno di folla. Un campione da sei Champions League accolto come un colpo romantico, forse mediatico, sicuramente superfluo secondo alcuni. Troppo vecchio, troppo stanco, troppo Real Madrid.

E invece no. Il Milan prende Modric e sembra che abbia preso un calciatore sul Viale del Tramonto. Una provocazione, certo, ma che fotografa perfettamente il senso di disinteresse — se non di scetticismo — che ha accompagnato il suo sbarco in rossonero.

In Italia ancora si fatica ad accettare che l’età non sia un confine biologico ma una condizione mentale. E Modric, a 40 anni compiuti, ha solo aggiunto eleganza al suo calcio, non sottratto intensità.

Il Milan viaggia al battito di Modric

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"Il Milan viaggia al battito di Modric". Non è una frase da editorialista ispirato: è la realtà.

Luka Modric ha l’assist nella manica e l’intelligenza artigianale - per citare il collega Furio Zara. È il sacro custode delle geometrie definitive, colui che tiene insieme i reparti, comanda il tempo, rallenta quando serve e accelera solo se necessario. È il punto di riferimento tecnico, ma anche emozionale.

Ha segnato tre gol di media a stagione nei suoi tredici anni al Real Madrid. Non ha mai avuto bisogno di numeri per raccontarsi, eppure oggi - anche con la maglia rossonera - i numeri sono tornati. Assist, verticalizzazioni, giocate decisive, poche parole e tanti fatti. Ma soprattutto: l’impressione che il Milan sia più sicuro quando la palla è tra i suoi piedi.

L’eleganza di chi non chiede permesso

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Modric non si è presentato con proclami. Si è trasferito a Porta Nuova, prende lezioni di italiano, vive nella camera 45 di Milanello, quella con vista sul campo. Un dettaglio? No: un messaggio. Il calcio resta la sua priorità, come ha recentemente raccontato alla CBS.

In campo ha già conquistato lo spogliatoio. I compagni lo cercano, si affidano a lui. È il loro rifugio tecnico, il porto sicuro. Quella luce sulla fronte, quella grazia nei piedi, quella capacità di trasformare ogni possesso in ordine.

Modric non chiede spazio, se lo prende con naturalezza. Non pretende applausi, li riceve per osmosi. E a chi oggi lo esalta, vien da chiedere: dov’eravate un mese fa?

Lo specchio della superficialità italica

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“Prendiamo Modric e sembra che abbiamo preso l’ultimo dei centrocampisti nella lista degli svincolati”.

Frase ironica, tagliente, ma tremendamente vera. È lo specchio del modo in cui il nostro calcio — non solo quello giocato, ma anche quello raccontato — valuta i giocatori: in base all’età, all'hype, all’ultimo video social.

Modric ha vinto tutto ma ha superato i 40, quindi non può essere considerato un "colpo futuribile". E allora si fa il gioco delle etichette: bollito, nostalgico, sfinito, tappabuchi. Solo che il campo, come sempre, smentisce. Il campo - e non le chiacchiere - racconta che Modric oggi è più utile, più brillante, più decisivo di tanti colleghi che hanno la metà dei suoi anni ma un decimo della sua visione.

La lezione da non dimenticare

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Questo editoriale non è un elogio tardivo: è una correzione di rotta. Una riflessione che ci invita a essere più onesti, più lucidi, meno prigionieri dei pregiudizi.

Il Milan ha fatto un colpo da top club. Ha preso un uomo che vive per il calcio, che non cerca titoli ma sfide. Luka Modric ha messo la prolunga alla sua straordinaria carriera, e lo ha fatto in rossonero.

A noi resta solo una cosa da fare: riconoscerlo adesso, e non quando sarà troppo tardi.

Nel calcio, come nella vita, la classe non ha età. Solo chi ha il coraggio di vederla, anche quando non urla, può davvero capire cosa significa avere un campione in squadra. Luka Modric, oggi, è il cuore silenzioso ma pulsante del Milan. E lo era anche ieri, quando in troppi facevano finta di non vederlo. Lui, intanto, continua a mangiare pesce e a disegnare arabeschi.

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