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È un tema molto delicato quello che accomuna tante squadre di calcio che hanno vinto negli anni, ma che poi sono crollate all'improvviso. L'esempio più grande per molti può essere il Manchester City di Guardiola, ma in realtà le difficoltà che sta avendo la squadra di Pep sono circoscritte in soli 3 mesi di una sola stagione. Inoltre il City con la vittoria contro il Bruges in Champions League è riuscito a ottenere anche l'accesso ai playoff, quindi calma... Nulla è ancora finito.
L'esempio invece da fare, anche se forse fa molto male, è quello del Milan. I rossoneri dopo lo scudetto arrivato a maggio del 2022, si sono infilati in un tunnel senza via d'uscita. Alti, bassi, discontinuità perenne e problemi a non finire.
Il quadro si complica ancor di più nel momento in cui questi problemi non riguardano una sola area di lavoro, un solo reparto di squadra, un solo modo e metodo di allenamento. Il Milan da più di due anni è attanagliato da:
Insomma i temi principali sul tavolo da risolvere sono tanti e tutti troppo diversi fra loro. È ovvio che internamente la squadra e l'allenatore, in questo caso Conceicao, non riescano a emergere dalla cenere...
Chiunque arrivi di nuovo, come calciatore o componente dello staff, rischia di venir fagocitato da questo clima non sereno e dove l'unica cosa che emerge è l'impotenza. Un 'impotenza insita nei giocatori veterani di questo Milan.
L'unica finta fortuna è che questi problemi avuti nel corso del tempo, essendo molto diversi tra loro, non danno la percezione perenne di un Milan non vincente, non forte, non competitivo. Il Milan dalla stagione 22-23 a oggi lo si può definire come un Milan con l'effetto yo-yo. Alcune volte ci sono dei successi, altre volte delle sconfitte. E per questo non si parla mai di costanza, ma il paradosso è che il Milan stia dimostrando costanza nell'essere proprio a yo-yo.
Ora arriviamo al titolo scelto. Perché ciclo finito? Il ciclo è quello di alcuni calciatori. In questi 2 anni e mezzo hanno lasciato la squadra 5 giocatori chiave. Nessuno di questi contemporaneamente, ma a ogni addio la squadra ne ha risentito nel lungo periodo. Parlo di Kessie, Ibrahimovic, Tonali, Kjaer e Giroud. A ogni pezzo del puzzle tolto dal Milan campione d'Italia, la squadra ne ha risentito e non in perdita di qualità e competitività, ma ne ha risentito in perdita di autostima, di leadership, di grinta. Adesso sembra un Milan quasi scollato e frastagliato. Non che lo sia internamente, ma agli occhi di tutti, tifosi e opinionisti questo è...
Il Milan giovane di Pioli è ormai cresciuto. Leao, Theo, Tomori, Bennacer, Maingnan, Calabria. Sono tutti calciatori che hanno superato i 25 anni e se dopo aver vinto lo scudetto e dopo aver condiviso lo spogliatoio con altri calciatori temperamentali, come quelli citati prima, non sono maturati nel percepire cosa serve mettere in campo con costanza in tutte le partite, oltre alla tecnica, possiamo dire che c'è un problema?
Qui non si sta parlando di Leader. Personalmente dei veterani del Milan mai ho pensato e mai credo che possano diventare dei leader Leao, Theo, Bennacer, Tomori. Maignan si, Calabria essendo stato capitano lo deve essere. La questione non è la leadership individuale, ma è la crescita mentale nel doversi applicare con il giusto atteggiamento in gara. Sono due cose diverse.
Bisogna prendere atto che negli ultimi due anni e mezzo questa crescita non è mai avvenuta ed è difficile pensare che possa avvenire dopo tre allenatori diversi e alcuni nuovi giocatori arrivati. Adesso bisogna ricominciare.
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