LA LETTERA A CONCEICAO

Mister Conceicao… grazie: è stato voluto bene gliel’assicuro

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Una lettera per l'addio di Sergio Conceicao. Un uomo con dei valori e sani principi che aveva un sogno, ma non finisce qui
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

Mister Conceicao… non si può dire che tu non c’abbia messo tutto. Il tuo arrivo prima di Capodanno aveva lanciato un grido di speranza, come i buoni propositi, i fioretti che tutti facciamo per l’anno nuovo. I tifosi del Milan con la tua presentazione a Milanello speravano in una rinascita. E neanche avevi conosciuto i tuoi nuovi colleghi, la stampa, gli stessi tifosi ed eri riuscito a capirlo prima di tutti che qualcosa di sbagliato in quest’anno c’era

"In questo momento se sono qua non è un buon segno. Qualcosa non è andata bene".

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Gli inizi di Sergio Conceicao: le parole in conferenza, il volo per Ryadh

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Quelle tue prime parole da condottiero d’anime e di sogni… Ti sei seduto in conferenza stampa e già arrivavano i primi paragoni: A Milanello è atterrato il Conte Portoghese si diceva di te, ma tu hai saputo spiazzare tutti subito, “Il calcio è semplice: una porta da difendere, una da conquistare. Il mio tiki-taka è metterla dentro.” Una frase quasi più di stampo allegriano, ma che ha fatto capire come nessuno ci aveva preso, ti conoscesse davvero.

Ti hanno disegnato duro, aspro, spigoloso, eppure questo è un racconto dei tuoi mesi al Milan, ma personalmente non riesco ad andare oltre il primo giorno perché quel 31 dicembre del 2024 avevi utilizzato un altro termine che ciclicamente è tornato in questi mesi. “Voglio vedere il brillio negli occhi…"

Sergio, quel brillio è arrivato subito: allenamenti quasi in aereo direzione Ryadh e quel fioretto di Capodanno iniziava a formarsi. Hai conquistato il tuo primo trofeo da allenatore del Milan. Sei stato intitolato il vincente precoce anche più di Herbert Kilpin, il fondatore del Diavolo.

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Dalla Supercoppa vinta, alla Champions League: la seconda fase per il Milan di Conceicao

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La Supercoppa Italiana, strappata con un’epica rimonta contro la Juventus, poi contro l’Inter, in un derby che ha fatto tremare tutti e c’è chi giustamente non si sentiva bene al gol di Tammy.

E poi sono arrivate.. quelle lacrime al fischio finale, quel brillio di cui parlavi solo 7 giorni prima.  Mister, erano fiumi di passione, specchi di un uomo che non conosce mezze misure, che vive ogni istante con il cuore in gola, che dipinge quadri con il coraggio e che fuma un sigaro in ricordo di sua mamma e sua papà per dire hey vedete che ce l’ho fatta.

Quel fioretto però lungo il percorso è diventato più un fiore che giorno dopo giorno, momento dopo momento perdeva energia e iniziavano a cadere i primi petali.

La Champions League, quel sogno che brilla come un faro lontano, si è trasformata in un mare tempestoso e la nave ha iniziato a barcollare. La tua voce, dopo la disfatta di Zagabria, era un grido ferito: “Manca la base, l’aggressività, la fame.”- dicevi nella conferenza stampa post.

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La scossa, il carattere di un sergente

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Eppure, anche in quel buio, hai cercato di accendere una scintilla, di ridestare un Milan instabile, di ridare forza, di insegnare spronando tutti, ma Rotterdam prima e San Siro poi hanno chiuso la porta al tuo Milan e qualcuno non ti ha voluto ascoltare...

È stato un Milan che volevi solo proteggere, ma che giorno dopo giorno finiva in pasto al mondo. Chi sarà il prossimo allenatore? - Dicevano.

Eppure era febbraio, eri arrivato da un mese e hai utilizzato una frase per provare a far aprire gli occhi a tutti: ‘’Siamo al Milan, ma togliete Supercoppa e Scudetto, qui non si vince dal 2011 . Sono 14 ANNI, può mai essere questo il Milan?”

Qualcuno dall’interno ti voleva fuori prima ancora che il tempo dicesse basta,  quel ‘’portavoce’’ che ha osato parlare a tuo nome, seminando ombre su Milanello. Ma tu hai saputo dare una riposta da saggio quasi senechiano “Possiamo controllare solo quel che facciamo noi”.

Ogni tua dichiarazione era una spada sguainata, un urlo di verità: “Non sono un bambino che ha bisogno di rassicurazioni. Dipendo dai risultati.” Sergio hai vissuto ogni giorno come una battaglio, senza mai piegarti, senza mai abbassare lo sguardo. Non ti sei mai nascosto di fronte ai demeriti forse non solo tuoi. 

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La festa della mamma

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E poi, quel gesto tenero, inatteso, come un raggio di sole in una giornata di pioggia: il video per la festa della mamma, un omaggio alle radici, alla famiglia, al cuore pulsante di ogni guerriero che deve lottare senza più chi lo protegge. Hai mostrato al mondo che il tuo animo, non è solo ferro e fuoco, ma anche poesia, un canto d’amore per ciò che dà e toglie senso alla vita.

Ma il destino, a volte troppo crudele, ha tessuto trame amare per te, come per il Milan. La Coppa Italia, quel trofeo che sembrava un’ancora di salvezza, è svanito nella notte dell’Olimpico, contro un Bologna che danzava con più fame. La tua figura, al termine della finale, era quella di un uomo diventato un titano ferito, con il viso stretto tra le mani, gli occhi chiusi, come a voler fermare il tempo, a voler riscrivere il fato e tornare a quel 31 dicembre.

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Arrivederci Sergio Conceicao

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E ora, mentre il sipario cala sulla tua avventura rossonera, meriti comunque un grazie. Sei stato un guerriero che ha combattuto per un Milan non tuo. Anche se il tuo viaggio si ferma qui, il tuo nome resterà scolpito nella storia del club, con quel trofeo a soli 7 giorni dal tuo arrivo.

Poi nel calcio si sà, dirsi addio è sempre sbagliato e quindi… arrivederci, Sergio Conceicao

Ah Mister un ultima cosa, le mostro questo nostro post, riguarda lei e la sofferenza che purtroppo prova tutti i giorni, l’abbiamo pubblicato nel giorno della festa della mamma. Guardi... sono 25mila i like, 292 condivisioni e oltre 500 commenti d’amore per come è riuscito a far commuovere tutti. C’è chi l’ha voluta bene gliel’assicuro, adesso sì arrivederci.