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Samuele Dalla Bona, è stato uno dei centrocampisti italiani più promettenti tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Un giocatore, per certi versi, precursore del ruolo moderno, capace di unire corsa, inserimenti e qualità tecnica: un vero box-to-box in un’epoca in cui quel tipo di centrocampista era ancora raro.
MILAN, ITALY - MARCH 11: Dejan Stankovic of Inter tussles with Samuele Dalla Bona of Sampdoria during the Serie A game between Inter Milan and Sampdoria at the San Siro on March 11, 2006 in Milan, Italy. (Photo by New Press/Getty Images)
Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, a soli 17 anni si trasferisce in Inghilterra al Chelsea, dove debutta nel 1999. Con la maglia dei Blues si mette in mostra per visione di gioco, dinamismo e capacità realizzative, qualità che attirano l’interesse del Milan di Carlo Ancelotti, che lo porta in rossonero nell’estate del 2002.
In rossonero resta una sola stagione, ma il contributo di Samuele Dalla Bona è comunque prezioso: vince la Champions League e la Coppa Italia, entrando così nell’albo d’oro di uno dei Milan più forti della storia recente.
Nel prosieguo della carriera veste le maglie di Bologna, Lecce, Sampdoria, Napoli, passa poi ai greci dell’Iraklis, prima di tornare in Italia con Verona, Atalanta e infine Mantova, dove chiude la sua carriera da calciatore professionista.
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Di seguito il terzo estratto della lunga intervista concessa in esclusvia ai microfoni di Milanisti Channel.
C’è un giocatore del calcio attuale che le piace particolarmente o che le ricorda un po’ il suo modo di giocare?
"Non lo so. Un tempo mi dicevano che assomigliavo a Bernhard Schuster nel modo di giocare e io rispondevo sempre: ‘Magari!’. Oggi non saprei indicare un calciatore con le mie stesse caratteristiche, ma posso dire che mi piace molto Scott McTominay, anche se credo sia senza dubbio più forte di me. Claudio Ranieri in passato mi ha sempre definito un centrocampista box-to-box e infatti ho sempre avuto un debole per questo tipo di calciatori. McTominay lo scorso anno ha fatto una stagione davvero straordinaria".
Riguardo i giovani centrocampisti italiani, tra i meno noti c’è qualcuno che l’ha colpita in particolare?
"Partiamo dal presupposto che non sono polemico su questa narrazione, ma piuttosto dubbioso sull’idea che i giovani italiani non vengano fatti giocare. Mi spiego meglio: se fossero davvero così talentuosi, sarebbero sicuramente impiegati con continuità nei rispettivi club di appartenenza. Quindi non vedo tutto questo ostracismo. Eccetto quelli già conosciuti e nel giro della nazionale, non saprei indicare un giovane promettente tra i meno noti. Questo è un tema che ho vissuto sulla mia pelle, da ragazzo, prima al Chelsea e poi al Milan, quindi molto sensibile per me".
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Intervista esclusiva a cura della redazione di Milanisti Channel. Ogni riproduzione, totale o parziale, è vietata senza autorizzazione scritta. © Milanisti Channel - Tutti i diritti riservati.
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