Pulisic a cuore aperto con Dan Peterson: “Al Milan ho ritrovato fiducia”
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Intervista inedita tra Christian Pulisic e Dan Peterson: si parla di Milan, Allegri, cultura italiana, tattica, fiducia, basket, idoli e... carbonara. Il numero 11 rossonero si racconta con sincerità, leggerezza e passione.
Dan Peterson ha visitato il centro sportivo di Milanello, ha parlato con Allegri e Max ha raccontato, nella conferenza stampa della vigilia di Juve-Milan, quanto Dan nonostante i 91 anni d'età abbia ancora una carica incredibile. Dan Peterson non è stato un semplice tecnico di Basket, ma un maestro di vita. Commentatore televisivo e giornalista, nel far visita a tutto il Milan ha parlato a lungo con il suo connazionale, Christian Pulisic. Capitan America e Dan hanno deciso allora di raccontarsi in un'intervista, pubblicata dalla Serie A e da DAZN, dove Pulisic fa Pulisic e Peterson fa il giornalista.
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Dan Peterson: Conosco Allegri, attenzione. Quindi stai attento a ciò che dirai. Come dicevi è un uomo calmo e mite, ma ogni tanto si arrabbia a tal punto da lanciare via la giacca. Hai visto come lancia la giacca? Sì. Che impatto ha questo su di voi? Quando si arrabbia così che effetto vi fa?
Pulisic: È molto passionale. È una qualità molto italiana. Mi piace molto. Ti viene voglia di giocare per un allenatore così, qualcuno che correrebbe contro un muro pur di vincere. Questo è ciò che lo rende un ottimo allenatore. Ci dà energia.
Dan Peterson: Christian, benvenuto allo show. Prima di cominciare, specifichiamo: Pulisic o Pulisić? Va bene entrambe, credo. No?
Pulisic: Sì, vanno bene entrambe.
Dan Peterson: Qual è la differenza più grande del gioco in Italia rispetto a qualsiasi altro paese?
Pulisic: Penso sia difficile da dire. Penso di aver imparato molto dal punto di vista tattico, ho imparato molto qui. Ho affrontato diverse squadre, si difendono tutte molto bene, è un sistema diverso, e lo è anche il modo di giocare. Penso di aver imparato tanto rispetto a quando sono arrivato.
Dan Peterson: Io sono americano come te, per lo più di origine nordeuropea. Quando vivi in Italia per un po', diventi automaticamente italiano. È quello che è successo anche a te? Ti senti più italiano ora di quando sei arrivato qui?
Pulisic: Sì, un po’ credo che sia così. Penso che sicuramente ti adatti un po' allo stile di vita. Ed è molto divertente. Io ho tra l’altro la nonna italiana. Mi sono sempre sentito un po’ italiano, ora chiaramente di più. Certo, incidono sempre le origini e quando noi americani ci troviamo in Italia, finiamo sempre a parlare di cibo.
Dan Peterson: McKennie per esempio mi disse che il suo piatto di pasta preferito è quello con il pesto. Conoscerai bene, il sugo genovese e il 'chicken fillet', che non esiste qui in Italia. E invece il tuo, qual è il tuo piatto preferito?
Pulisic: È divertente, se me lo avessi chiesto tempo fa ti avrei risposto pollo alla parmigiana o spaghetti con polpette, ma quando sono venuto ho provato tutto e ci sono tantissime cose, è una scelta davvero difficile, scegliere un solo piatto. Mi piace tantissimo la carbonara.
Dan Peterson: Quindi, spaghetti alla carbonara?
Pulisic: Sì, è difficile batterli. Capisco, difficile trovare un piatto più buono. E come saprai: c'è una ricetta rigorosa. Se ci pensi ci sono tanti modi per farla, ma qui sono molto rigorosi su quella ufficiale.
Dan Peterson: Passando invece ai soprannomi. Ci piace molto trovare soprannomi. Ti chiamano Captain America. Sarà per le tue origini, sei americano. Sei anche un bravissimo ragazzo. Magari un giorno potrai anche essere capitano della squadra. Cosa ne pensi?
Pulisic: È divertente, è un bel soprannome, agli europei piace dirlo per cui essendo l’unico americano, mi chiamano così. Captain America. Sì, lo trovo molto divertente. Capitano del Milan? Per il momento va bene Capitan America. Vedremo cosa succederà.
Dan Peterson: Parlando di te da piccolo, dei tuoi inizi avevi un idolo calcistico o qualcuno che nel calcio era un modello per te? Che sia negli Stati Uniti, in Europa, vale ovunque.
Pulisic: Ne avevo diversi, parlando di Stati Uniti, quando sei piccolo segui la nazionale, uno di loro era sicuramente Clint Dempsey, che era uno dei miei giocatori preferiti. Lo seguivo sempre, specie durante i Mondiali, con la nazionale. Volevo essere come lui. Mi piaceva il suo modo di giocare, la sua attitudine, il suo modo di stare in campo, mi piaceva molto. E invece in Europa, c’erano tanti che guardavo con ammirazione. Wayne Rooney per esempio, mi piaceva tantissimo Luis Figo e poi ovviamente, Messi, l’ho seguito fin dai suoi inizi. Ed era semplicemente fantastico. Tutti questi sono stati dei geni, ovviamente.
Dan Peterson: E invece i tuoi interessi, io sono stato un allenatore di basket, qui a Milano, ho cominciato a Bologna, e poi sono arrivato a Milano. Tu, sei fan del basket?
Pulisic: Sì, molto. Da piccolo giocavo tanto a basket.
Dan Peterson: Davvero?
Pulisic: Sì, anche adesso con i miei amici.
Dan Peterson: Perfetto, ti porterò a vedere l’Olimpia, la mia ex squadra qui, quest’anno hanno una gran bella squadra, bravi come te.
Pulisic: Mi piace, andata.
Dan Peterson: In un certo senso è come il Milan, tanti giocatori validi, tanti giovani, un grande allenatore, un bellissimo ambiente. Quando hai tempo e vuoi, andiamo a vederli. Parlami un po’ della tua esperienza al Milan. Ne hai avuta una altrettanto positiva con il Chelsea, forse hai sempre avuto bisogno di qualche gol in più, essere più efficace sotto porta. Hai già superato il tuo score personale qui al Milan, e nella metà del tempo. Com'è successo, hai fatto un grandissimo miglioramento. Voglio dire, eri già un grandissimo giocatore. Ma ora hai fatto uno step in più ed è un grandissimo salto in avanti. Com'è stato possibile?
Pulisic: Penso di essermi sempre fidato di me stesso, anche quando avevo qualche dubbio. Ci sono stati dei periodi complicati a Londra, e lì devi sempre credere in te stesso. Sapevo che queste occasioni, questi momenti sarebbero arrivati. Sono anche, fortunatamente, arrivato in un club che mi ha dato l'opportunità, ha creduto tanto in me. A partire dagli allenatori, i tifosi, i compagni. Mi sono sentito bene fin dal principio. Penso che quando sei messo nelle condizioni di giocare un po' più liberamente, hai quella fiducia. Questo significa moltissimo.
Dan Peterson: Hai detto due parole molto importanti: fiducia e sicurezza. Che quando le hai, credi in te stesso, quando senti la fiducia anche dei tuoi compagni, è tutto più facile. E quindi stai facendo progressi. Hai avuto quattro allenatori diversi qui a Milano. Sei stato bravo a rendere con ognuno di loro, a mantenere alto il tuo livello. Questo non è facile. Alcuni giocatori migliorano con il nuovo allenatore, altri peggiorano. Tu sei stato capace di mantenere alto il tuo livello. Qui si tratta di mentalità. Qual è il tuo segreto a riguardo?
Pulisic: Anche questo è difficile da spiegare. Io penso... Di non aver mai cambiato la mia attitudine, il mio modo di lavorare. A prescindere dall'allenatore sono sempre stato costante. Penso di aver avuto costanza e una buona routine da questo punto di vista. Il modo in cui mi alleno, mi prendo cura di me. Questo per me è l'aspetto più importante. Mi chiedo ogni giorno cosa devo fare per mantenere questo livello, e questo è quello che provo a fare ogni giorno. Penso che sia proprio questo che mi porta a mantenermi costante. Poi certo, ho imparato anche molto. Cerco di carpire qualcosa da ogni allenatore. Prendere il positivo e l'utile da ognuno.
Dan Peterson: Io sono di Evanston, Illinois, a nord di Chicago, una delle cose che ho sempre cercato di fare, come allenatore, prendere qualcosa dal calcio, ovviamente anche dal basket. Ma quello che ho sempre appurato è che la perseveranza, è ciò che ti dà l'opportunità. Quando ho cominciato ad allenare, ho sempre cercato di dare opportunità a tutti, e non solo una. Per far sì che non si fermassero al primo fallimento. Far capire loro che anche se sbagliano, continuerò a credere in loro, comunque. È molto importante questa sensazione, per il giocatore, come hai detto tu, che l'allenatore abbia fiducia in loro, sempre, che creda in loro. Se un giocatore percepisce questo atteggiamento dal proprio allenatore, è meglio. È più facile per loro poi rendere sul campo. Cosa pensi ora... Conosco Allegri, attenzione. Quindi stai attento a ciò che dirai.
Pulisic: È un grande allenatore. Ha vinto diversi titoli qui a Milano, con il Milan. Ne ha vinti diversi anche con la Juventus, un allenatore davvero intelligente tatticamente. Questo è qualcosa che dico io, è un mio pensiero. Ma penso ad Allegri come ad un allenatore che ripone molta attenzione a tutto. Non si perde nessun dettaglio e dà importanza ai grandi giocatori.
Dan Peterson: Come ti dicevo, ti ascolterà, per cui ti chiedo: com'è per te essere allenato da lui?
Pulisic: Sì, penso abbia detto tutto tu. È qualcosa che puoi avvertire, la grande esperienza che ha, il suo modo di lavorare, a partire dalla squadra. Penso che... lui sa bene come tirare fuori il meglio dai suoi giocatori, come ottenere il meglio dalla sua squadra. E questo è un valore aggiunto da allenatore. Lui è già stato qui, conosce l'ambiente. Penso che non si faccia influenzare dalla situazione. Ed è qualcosa che ho subito notato in lui.
Tanti allenatori, tanti allenatori, per esempio, avendo perso la prima partita, avrebbe perso un po' il controllo, tanti di noi erano arrabbiati per com'è andata, ma lui è stato molto calmo, continuando a dirci le stesse cose di sempre. Continuare a lavorare, perché era solo la prima partita. Era convinto che ci saremmo rimessi in carreggiata e così è stato.
Dan Peterson: Non ho visto la sua intervista post partita, ho letto le dichiarazioni. Dopo il match contro la Cremonese ha detto che comunque avevate giocato bene. E seppur perdendo, dovevate continuare così. E penso che sia stato positivo per voi.
Ancora Dan Peterson: Se non avesse detto questo, sareste andati in difficoltà. Lui questo lo sa. Parlo a me stesso, come allenatore, e penso che questo sia l'aspetto più difficile per noi. Due cose sono difficili per noi allenatori: una è mantenere il gioco di squadra e l’altra cosa è fare in modo che tutti ci credano sempre. Non puoi pensare: "Vinceremo la settimana prossima", dobbiamo vincere oggi. Non si parla della partita successiva o precedente, se si è vinto o perso, ci si concentra sul presente. E penso che anche tu abbia questa mentalità lo capisco dal modo in cui ti comporti, solo parlando con te, ascoltandoti, sei un ragazzo ponderato e con un certo equilibrio. Non hai alti e bassi, sei costante. E questo è molto importante in una squadra. Se tutti voi avrete questo, come squadra, allora sarete pronti.
Parliamo del tuo "killer instinct". In campo hai un'atteggiamento del tipo 'datemi il pallone'. Io ho allenato Bob McAdoo, è nella Hall of Fame del basket. E ogni volta McAdoo mi diceva, riferendosi alla mia guardia, Mike D'Antoni, di dargli la palla. Si lamentava perché non gliela davano. Questo potevano dirlo anche altri ma lui era il classico che voleva il pallone. Diceva che voleva il pallone, se lo prendeva e andava. Tu cosa dici. Qual è il tuo segreto? Cosa fai? Indietreggi, poi vai avanti. Da destra vai a sinistra e viceversa. Qual è il tuo obiettivo, la tua tattica? È più un segreto o una tattica, che approccio hai?
Pulisic: Penso che il calcio, sia anche se è leggermente diverso dal basket, per farti un esempio. È molto meno improntato alle giocate singole, c’è molto più gioco di squadra. Certo, il campo è anche molto più grande. Penso che sia così, rispetto al basket, il calcio ancora è più una questione di istinto. Bisogna sapere dove posizionarsi in area, perché è lì che alla fine vengono segnati i gol. Capire come occupare lo spazio. È una questione di sensazione e credere in te stesso quando ti trovi davanti alla porta. Per me, se vogliamo, è questo il segreto. Non penso che sia solo un movimento specifico, penso che sia un insieme di fattori. Cercare di causare problemi alla difesa avversaria.
Dan Peterson: Una delle cose che ho notato, riguardanti i grandi giocatori, che tutti conosciamo. Prima hai nominato Messi, che non l'ho mai visto forzare l'azione. Se la difesa è ben posizionata. Non è un problema, fa girare il pallone e si prende tempo. È un esempio per te Messi in questo? Visto che è uno dei giocatori da cui dici di aver preso ispirazione? Quell'altruismo, quel modo di non forzare la giocata, per non cedere il possesso agli avversari. Quel modo di voler sempre la palla nei piedi e tenerla. Cosa ne pensi?
Pulisic: Penso che sia molto importante capire quando prendersi dei rischi, il momento giusto per prenderseli. Penso che lui lo sappia fare come nessuno. Ci sono dei momenti in cui ti senti più in fiducia rispetto ad altri. In questo momento è anche facile parlare di segnare gol, perché ci sto riuscendo, sto segnando, sta andando bene. Ma ci saranno momenti in cui non sarà così facile. E bisogna essere pronti per quei momenti.
Questo non significa che devi smettere di provarci. Perché ci saranno dei momenti dove girerà bene. Ti riuscirà tutto ciò che provi, altri momenti in cui non sarà così ma comunque la squadra ha bisogno di te, momenti in cui prenderai sempre il pallone ma avrai bisogno dei compagni per generare occasioni. E penso che anche questo sia molto importante. E in questo Messi, per esempio, è un maestro. Sa quando agire da solo, sa quando dover aiutare la sua squadra, in questo è il migliore.
Dan Peterson: Cosa ne pensi dei nuovi arrivi. Ci sono nuovi compagni, penso a Saelemaekers, Rabiot, hanno molta esperienza esperienza, hanno giocato in diverse squadre. Hanno la giusta esperienza, sanno cosa fare per vincere. Che impatto hanno avuto sul gruppo?
Pulisic: Sì, l'impatto più che positivo. Voglio dire, giocatori di questa caratura, quelli che hai citato tu, Luka Modric pure.
Dan Peterson: Non l'ho citato perché ci torneremo dopo.
Pulisic: Ah ok, pensavo te ne fossi dimenticato. Scherzi a parte, Alexis, Rabiot, sono tutti giocatori che conosciamo. Ne conoscevamo le qualità, ma vederli tutti i giorni è qualcosa di diverso. Vedere cosa possono apportare, la mentalità che possiedono. Basta vedere la voglia di correre che hanno, la fame con cui scendono in campo. Arrivare in una nuova squadra. Il modo in cui si sacrificano, difendono, è un insieme di tante cose. E ovviamente Alexis, è tornato con più consapevolezza. Ed è grandioso. È utile e bello avere un gruppo così disciplinato, che si mette a disposizione. Lo hai accennato prima, rubandomelo.
Dan Peterson: Torniamo su Modric. Sono un suo grande fan, l'ho sempre seguito con interesse, sia con la maglia della nazionale che con quella del Real Madrid. Lo considero un genio di questo sport. Conosci anche tu le sue qualità, quando accende la luce è incredibile. E questo credo abbia un impatto anche su di voi. Com'è giocare con lui?
Pulisic: Prima di tutto, ci tengo a dire che tutti in famiglia siamo suoi fan, perché abbiamo origini croate. Mio cugino ha chiamato il suo cane Luka per lui. Modric non lo sa. Capisci e avverti subito quanto sia importante. Anche per nonno era un idolo. È un onore per me anche solo allenarmi con lui ogni giorno, e tutte quelle cose che immagini, che sogni, e che poi diventano realtà. Non sto facendo nient'altro che cercare di imparare.
Dan Peterson: Ti sta aiutando?
Pulisic: Parlo molto con lui e si impara un po' ogni giorno, lui forse nemmeno se ne rende conto ma cerco di guardarlo il più possibile, cosa fa, come lo fa. Penso che quando si incontrano persone così, si cerchi solo di imparare. Si cerca di imparare il più possibile. È come un corso gratuito. Ha avuto una carriera incredibile, ad altissimo livello. Che è dove io punto a stare.
Dan Peterson: Ho parlato con Allegri e gli ho detto: 'Guardalo, osservalo'. Lui è in campo, accende la luce. Quando avevo Mike D'Antoni come giocatore provavo la stessa cosa. Sono stato eletto alla FIBA, la federazione internazionale del basket, la Hall of Fame. Un giorno l'ho chiamato e l'ho ringraziato, per aver reso possibile tutto. perché alla fine sono questi giocatori a rendere gli allenatori tali. Penso che tu e Luka abbiate lo stesso talento. Tornando a parlare di Milan. Oggi vi guardavo durante l’allenamento, così come gli highlights, non ho ancora visto una partita, non sono ancora stato a San Siro. Conosci lo slang 'swagger'? (Spavalderia) Avete un'attitudine diversa quest'anno. Trasudate fiducia. Senti che sia così?
Pulisic: Sì, stiamo bene, ci sono delle buonissime sensazioni. Assolutamente. So anche che è troppo presto. Siamo solo ad ottobre. È anche normale sentire commenti affrettati quando in realtà abbiamo vinto solo qualche partita. Penso che le stagioni siano sempre lunghissime, non è sempre tutto rose e fiori. Saremo messi alla prova tra poco. E penso che sarà proprio questo a definirci quest'anno. Ma assolutamente, penso che sia importante affrontare le partite con fiducia. Si vive in un bell'ambiente e c'è fiducia all'interno del gruppo. Mi piace questa filosofia, ragazzi. Anche il tuo atteggiamento mi piace molto. E vi auguro di continuare così.
Dan Peterson: Tornando ad Allegri, che come dici è un uomo calmo e mite, ma ogni tanto si arrabbia a tal punto da lanciare via la giacca. Hai visto come lancia la giacca? Sì. Che impatto ha questo su di voi? Quando si arrabbia così che effetto vi fa? Vedere che il nostro allenatore vuole vincere a tutti i costi. Penso che sia un gran bel segnale per noi.
Pulisic: Certo, penso anche che vorrà anche evitare di prendere il rosso ogni volta. C'è un limite. Ma è molto passionale e grintoso. È un'arma in più per noi questo. È un vero italiano in questo. Ma è per questo che mi piace. Ti viene voglia di giocare per lui. Certo, e faresti qualsiasi cosa in campo. Penso che sia questo a renderlo un allenatore così bravo. Ci dà quel qualcosa in più. Ci dà energia, ovviamente serve anche quel pizzico di fortuna per vincere. Certo, non vinci sei scudetti per caso.
Dan Peterson: Dicono che ti piace tanto giocare a scacchi. Come mai hai iniziato a giocare a scacchi?
Pulisic: Non mi aspettavo questa domanda. È divertente, mio nonno mi ha insegnato a giocare. In realtà, quando ero piccolo, giocava sempre. Aveva una piccola scacchiera, e io e mio cugino Will cercavamo di giocare contro di lui, due contro uno, ma lui vinceva sempre. Ma è da lì che ho cominciato. E da lì, gioco sempre. Cinque, sei anni fa, c'è stata una specie di boom degli scacchi.
Credo che ci fosse anche una serie tv che è uscita e tutti hanno iniziato a giocare a scacchi, e io mi sono detto: sai una cosa? Ho intenzione di riprendere anche io. Ero un po' indeciso se toccare il tema, però Bobby Fischer, per esempio, giocava tanto tempo fa, e con lui tutti gli altri grandi giocatori russi. Io lo seguivo. Poi ho perso un po' di interesse, fino a quando non sbucò Magnus Carlsen. Lui mi ha fatto riavvicinare, era invincibile. È comparso dal nulla e lasciò tutti a bocca aperta. E nessuno riusciva a capire cosa accadesse. Sì, l'ho conosciuto a Londra.
Dan Peterson: Davvero?
Pulisic: Abbiamo anche giocato. Giocato per modo di dire. È stato un po' imbarazzante giocare contro di lui. Sì, e dopo sette mosse, mi guarda e mi dice: hai perso. E io: 'Cosa?' Cosa intendi dire? Non hai ancora preso nessun pezzo? E lui mi dice: 'No, dal punto di vista della posizione sei chiuso'. Sì e ho pensato: 'Wow, fantastico'.
Dan Peterson: Senti, adesso sei in un club con grande storia, grande tradizione. Io sono qui in Italia dal 1973. Quindi sono già 52 anni. Ho cominciato a Bologna nel '73, e sono arrivato a Milano nel '78. Tu sei in un club che ha avuto grandi allenatori come Nils Liedholm, Nereo Rocco è stato l'allenatore negli anni 60. Poi arrivò Sacchi negli anni 80, che è stata un'assoluta leggenda, ora avete Allegri. Una squadra che ha avuto leggende come Gianni Rivera, che ora ha più o meno la mia età, se non sbaglio.
L'ho visto giocare, più verso la fine della sua carriera, ha vinto tantissimo. Ha giocato con un giovanissimo Baresi, poi è arrivato Paolo Maldini, campioni assoluti. Conoscerai benissimo tutti i nomi. Avrai sentito parlare di loro. Un Milan invincibile. Poi Kaká, Shevchenko, hanno vinto diversi premi come giocatore europeo dell'anno, Golden Foot. Sembri proprio il tipo di persona che potrebbe entrare a far parte di quella tradizione in futuro. Ci hai mai pensato?
Pulisic: Ad essere sincero, no, non ci penso. Penso a questi nomi come gente intoccabile, irraggiungibile. Quando entri qui nel centro sportivo, puoi vedere i loro nomi, puoi vedere le loro foto, vedi le foto di loro che sollevano i trofei. Sono fonte di ispirazione per me... Quindi per quanto mi riguarda, darei qualsiasi cosa per questa squadra. E ovvio, voglio vincere con questa maglia. Voglio vincere e vorrei entrare a far parte della storia del Milan per sempre. Questo è sicuramente qualcosa che mi sprona.
Dan Peterson: Bisogna tornare in Champions League, no?
Pulisic: Certo, è il grande obiettivo per quest'anno.
Dan Peterson: Posso immaginare come vi sentiate. È nella lista delle cose da raggiungere, giusto?
Pulisic: Certo, sicuramente. Penso che questo sia il nostro obiettivo principale quest'anno. Voglio dire: una squadra come noi, il Milan. Non giocare questo tipo di competizioni è qualcosa che fa male. Sicuramente, dobbiamo tornarci assolutamente. Sappiamo di essere una squadra forte da poter competere e ottenere buoni risultati. Quindi questo è il nostro principale obiettivo. Vogliamo essere lì la prossima stagione.
Dan Peterson: Quando sono arrivato a Milano come allenatore dell'Olimpia, non avevamo mai partecipato a nessuna coppa europea. Il proprietario non progettava di andarci. Esisteva certo, ma noi non ne facevamo parte. Non era un periodo felice per la squadra. Non ci giocavamo, ma abbiamo detto: "Per andare in Europa, bisogna vincere il titolo", dovevi per forza vincere il campionato, solo una poteva partecipare alla coppa dell'anno successivo. E quello era diventato il nostro obiettivo.
Così abbiamo cominciato a vincere. E siamo riusciti a qualificarci. Potrebbe non essere una stagione facile, ogni giorno sarà complicato, potresti non avere tanto protagonismo, ma si pensava solo a quella causa comune. Vincere per arrivare all'obiettivo. Ed è da qui che bisogna partire. Quindi, tornando al tuo discorso, prima hai detto: una partita alla volta. Ma la prossima partita in programma è, quella dello Juventus Stadium, in uno stadio bellissimo ma difficile. Come vi avvicinate a questa partita?
Pulisic: Sì, è una delle squadre più importanti d'Italia, come sappiamo. È da sempre una grande rivalità. Per me è sempre una bella sfida andare a giocare a Torino. Ricordo di essere stato lì, di aver giocato lì la scorsa stagione. È sempre una partita difficile. Quindi penso che dobbiamo continuare a giocare come stiamo facendo. Trovare un modo per vincere e portare a casa i tre punti contro una grande squadra. Vogliamo ottenere un buon risultato. Non vediamo l'ora.
Dan Peterson: Sai una cosa? Quando allenavo, quando avevamo una trasferta, un viaggio da affrontare, che fosse in Europa, o in qualsiasi altro posto, dicevo sempre ai miei giocatori di giocare al massimo in ogni azione, di rimanere concentrati in ogni possesso, ogni volta che avevamo la palla. Di non peccare di concentrazione, di fretta. Tieni il possesso e giocate al massimo ogni azione. Sai, un grande allenatore di basket americano, un uomo che ho conosciuto, si chiamava Norm Sloan, è stato allenatore nel North Carolina per tanti anni. Sono andato a trovarlo, era in ospedale quando ci siamo incontrati. Ho detto esattamente questo, bisogna chiedere ai ragazzi di giocare al meglio delle proprie possibilità, anche a costo di commettere degli errori.
Pulisic: Come hai detto anche tu, ci saranno momenti difficili, ma quello su cui non puoi scendere a compromessi è che devi giocare al meglio. Se giochi duro, puoi vincere. come hai detto tu, un brutto momento, una brutta partita, può capitare. Ma se giochi come devi, sei sulla strada giusta.
Dan Peterson: Bene, Christian, grazie per l'intervista. Grazie per essere stato qui. È stato un piacere parlare con te e come tuo connazionale americano, sono molto orgoglioso di te. Sono così felice per il tuo successo, lo sai? Ti auguro davvero il meglio, grazie mille.
Pulisic: L'onore è stato mio, grazie mille, un piacere. È stato molto bello.