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UNA DINASTIA YANKEES DI 52 ANNI

La dinastia della famiglia Steinbrenner, i legami con Cardinale, le quote in RedBird

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Gli Steinbrenner hanno fondato la dinastia degli Yankees nel 1973 e nel 2022 sono entrati con alcune quote nel fondo di investimenti Red Bird
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

C’è una foto che racconta più di mille parole. È il 1973, New York trema tra le luci fulminate nel quartiere di Broadway e le ombre della crisi economica. In un ufficio, al piano alto di un grattacielo, c'è un uomo con il portamento da comandante di marina che decise di firmare un contratto. Da allora cambierà per sempre la sua vita e la storia dello sport americano. Si chiama George Michael Steinbrenner III, nasce nel 1930, viene dall’Ohio e quella firma sul contratto servii per acquisire i New York Yankees. La cifra spesa? Meno di dieci milioni di dollari. È un gesto quasi visionario, visto il valore attuale. La squadra, allora in declino, diventerà presto un impero a 360º, non solo nello sport. I New York Yankees sono diventati anche firma di cultura e moda in questi decenni. Da quel giorno George Michale Steinbrenner verrà soprannominato da ogni tifoso di baseball: "The Boss."

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La storia di George, il comandante degli Yankees: "Io odio perdere, odio odio odio perdere"

La famiglia Steinbrenner non è stata una qualunque e la storia non inizia direttamente con George, ma con il suo bisnonno, dal quale ha ereditato proprio il nome. Sua madre era un'immigrata irlandese che aveva cambiato denominazione da "O'Haley a Haley". Suo padre era di origine tedesca e mentre studiava ingegneria navale al Massachussetts Institute, era un atleta nella corsa a ostacoli. Il padre di George Steinbrenner divenne in seguito un ricco magnate nelle spedizioni, grazie anche all'azienda di famiglia (ereditata dalla sua bisnonna Sophia) che gestiva navi cargo di minerali e grano. 

George e la vendita di polli come affari di famiglia all'età dio 9 anni

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All'età di nove anni, il papà Steinbrenner affidò a George un paio di centinaia di polli da vendere, insieme alle uova di gallina, porta a porta. "Ho imparato molto sugli affari allevando polli",disse George a Sports Illustrated . "Metà dei miei clienti ha iniziato ad acquistare perché avevano paura di me." 

La vita universitaria di George Steinbrenner

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George si laurea in letteratura nel 1948, mentre fu membro della Delta Kappa Epsilon e della squadra di atletica leggera, specializzata nella corsa a ostacoli (come il papà) sempre dell'Università, la Culver Military Academy, nel Nord dell'Indiana.

Da laureando George divenne un giornalista per un breve periodo. Iniziò a scrivere come redattore sportivo di The Williams Record e la passione per lo sport continuò. George divenne anche mediano nella squadra universitaria di football. Insomma sport pratico a 360º. George però interruppe tutto. Dopo la laurea iniziò la carriera nella marina, conclusa con congedo nel 1954. George voleva ritornare nello sport, ma per farlo doveva ricominciare ancora dai banchi universitari. Steinbrenner III tornò nella sua città, in Ohio, e alla State University, conseguì un Master in Educazione fisica. 

Mentre studiava all'Ohio State, prestò servizio come assistente laureato dell'allenatore di football dei Buckeyes Woody Hayes . I Buckeyes furono campioni nazionali imbattuti quell'anno e vinsero il Rose Bowl

Qualche anno più tardi, incontrò l'amore, la sua futura moglie, Elizabeth Joan Zieg , a Columbus, e la sposò il 12 maggio 1956.  La coppia ebbe due figli, Hank e Hal , e due figlie, Jessica Steinbrenner e Jennifer Steinbrenner-Swindal.

George sa che lo sport fa al caso suo, ma il lavoro della sua famiglia è lontano, lontanissimo dal mondo sportivo. Infatti  il suo primo passo importante fu nell’industria navale, con l’American Shipbuilding Company.

George Steinbrenner contro la volontà del papà: inizia l'avventura nei Cleveland Pipers

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Nel 1960, contro la volontà del padre, Steinbrenner entrò per la prima volta nel franchising sportivo con i Cleveland Pipers , della National Industrial Basketball League (NIBL). Steinbrenner aveva assunto John McClendon , che divenne il primo allenatore afroamericano nel basket professionistico e convinse Jerry Lucas a unirsi alla sua squadra invece della rivale National Basketball Association . I Pipers cambiarono campionato, passando alla nuova ABL professionistica nel 1961; il nuovo circuito fu fondato da Abe Saperstein , proprietario degli Harlem Globetrotters . Il campionato e le sue squadre attraversarono problemi finanziari e McClendon si dimise per protesta a metà stagione. Tuttavia, i Pipers avevano vinto la prima metà di una stagione divisa. Steinbrenner sostituì McClendon con l'ex stella dei Boston Celtics Bill Sharman , e i Pipers vinsero il campionato ABL nel 1961-62. L'ABL si sciolse nel dicembre 1962, pochi mesi dopo l'inizio della sua seconda stagione. Steinbrenner e i suoi soci persero una notevole somma di denaro nell'impresa, ma Steinbrenner pagò tutti i suoi creditori e soci nel corso degli anni successivi.

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Arriva l'impero Steinbrenner: benvenuti Yankees

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L'acquisizione degli Yankees fu ufficializzata il 3 gennaio del 1973. L'ex proprietà fu la CBS (la rete televisiva). Per la famiglia Steinbrenner fu una scommessa non solo vinta, ma che la fece entrare nella storia degli Yankees, in quanto George divenne il proprietario più longevo del club.

Prima di acquisire gli Yankees, la famiglia Steinbrenner provò a diventare proprietaria dei Cleveland Indians, senza però riuscirci. Nel 1969 George volle investire anche nella Major League Baseball di Buffallo, ma non concretizzò mai la sua intenzione.

Con gli Yankees, invece, in pochi anni trasformò una franchigia stanca e svogliata, nella squadra più vincente d’America. Infatti tra il 1977 e il 2009 gli Yankees conquistarono 7 World Series, e 11 gagliardetti dell'American League  costruendo un mito che travalicava lo sport.

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Le scuse pubbliche alla città di New York per la sconfitta nelle World Series del 1981

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Dopo le sette gare (playoff della Major League) degli Yankees contro i Dodgers di Los Angeles, George Steinbrenner rilasciò delle scuse pubbliche alla città di New York per la prestazione della sua squadra, assicurando allo stesso tempo ai tifosi che i piani per mettere insieme la squadra per il 1982 sarebbero iniziati immediatamente. Steinbrenner dopo quelle dichiarazioni fu criticato duramente dai giocatori e dalla stampa per averlo fatto, poiché la maggior parte delle persone riteneva che perdere nelle World Series non fosse qualcosa che richiedesse delle scuse. 

Baffi, barba, capelli e la politica intransigente di George Steinbrenner che trasformò gli Yankees

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Dalla lunghissima e intrigante storia della famiglia Steinbrenner iniziamo a conoscere vari aspetti importanti, soprattutto comunicativi. Non sono tutti però. Mancava quel vedere fuori dagli schemi, quella perversione verso le regole ferree che caratterizza un ''Boss'' e infatti l'aspetto più particolare e grottesco (in questo caso) di George Steinbrenner riguarda la politica interna agli Yankees su Barba e capelli. 

Steinbrenner impose un codice di igiene in stile militare: a tutti i giocatori, allenatori e dirigenti maschi era vietato mostrare peli sul viso diversi dai baffi (tranne che per motivi religiosi) e i capelli non potevano essere lasciati crescere sotto il colletto. (Le basette lunghe e i "basettoni" non erano specificamente vietati).

Nel 1983, su richiesta di Steinbrenner, l'allenatore degli Yankee Yogi Berra ordinò a Goose Gossage di tagliarsi la barba che si stava facendo crescere. Gossage rispose radendola, ma lasciando dei folti baffi esagerati che si estendevano dal labbro superiore fino alla mascella, un look che Gossage sfoggia ancora oggi.

Nel 1991, lo stesso ordine arrivò per Don Mattingly che in quel periodo sfoggiò un particolare mullet. Il giocatore degli Yankees si rifiutò e venne relegato in panchina. 

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La morte di George Streinbenner, l'erede Hal: la dinastia continua

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Dal 2007 il controllo della dinastia degli Yankees, passò gradualmente in mano ai figli. George Steinbrenner poi morì per un infarto nella sua casa di Tampa la mattina del 13 luglio 2010, giorno dell'81 ° All-Star Game .

Hal Steinbrenner, il più giovane,  fu eletto presidente del consiglio di amministrazione di Yankee Global Enterprises il 28 settembre 2007. Il 20 novembre 2008, i proprietari della Major League Baseball approvarono il passaggio 

Hal così divenne il volto istituzionale e oggi guida il club con uno stile più pacato rispetto al padre, ma con la stessa convinzione: gli Yankees non si vendono.

Hank Steinbrenner il fratello di Hal, scomparve nel 2020. Fino a 5 anni fa con Hank la famiglia Steinbrenner investì anche nelle corse automobilistiche.

Jennifer e Jessica, le due sorelle di Hal invece hanno tuttora ruoli da partner e continuano a mantenere saldo il legame familiare con l’impero sportivo.

I figli al comando, cosa è cambiato per gli Yankees?

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Da quando hanno preso in mano la gestione dell'organizzazione, gli Yankees hanno vinto le World Series del 2009 , due titoli dell'American League , hanno raggiunto i playoff undici volte e hanno inaugurato un nuovo stadio nel 2009.

Gli Yankees, inoltre, sono diventati un colosso finanziario: il valore della franchigia ha superato i 6 miliardi di dollari (stime di Forbes del 2022).

La famiglia Steinbrenner, attualmente, possiede inoltre collettivamente oltre il 25% di YES Network, il 20% del New York City FC della MLS, una quota di Legends Hospitality.

Gli investimenti degli Steinbrenner, l'idea con Cardinale del Milan di fondare la Yes Network

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Piccolo ritorno al passato e inizio del collegamento tra Gerry Cardinale, attuale proprietario del Milan e la famiglia proprietaria degli Yankees. Nel 1997 Gerry Cardinale trasferì nella sede di New York per lavorare nel gruppo telecomunicazioni, media e tecnologia. Successivamente passò alla divisione investimenti principali, dove si fece notare convincendo il proprietario degli Yankees, George Steinbrenner, a lanciare il canale tematico della franchigia Yes Network nel 2001. Il progetto fu concluso il 10 settembre 2001. Ventiquattro ore prima che il mondo cambiasse per sempre. L’affare, seppur rischioso, si rivelò un successo e nel 2004 Cardinale fu nominato partner. Qualche anno dopo, nel 2008, convinse il proprietario dei Dallas Cowboys, Jerry Jones, ad allearsi con Steinbrenner per fondare Legends Hospitality, società di ristorazione per stadi sportivi. Schemi ben rintracciabili anche nei propositi di Cardinale per il Milan.

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Il legame con il Milan di Gerry Cardinale 

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Della famiglia Steinbrenner c'è anche un capitolo che riguarda l'Italia e, da più vicino, i tifosi rossoneri. Attraverso la società Yankees Global Enterprises, la famiglia Steinbrenner, nonostante si legga in giro che possieda quote all'interno dell'Ac Milan, in realtà ha quote solamente nel fondo di investimento di Gerry Cardinale, ovvero Red Bird. Non c'è una partecipazione diretta nel club rossonero, ma il 10% di quote riguarda Red Bird.

È un legame discreto, indiretto, lontano dai riflettori, ma che porta comunque, dentro Casa Milan un pezzo dell’impero Yankees. E anche per questo legame, la passata stagione il Milan ha realizzato una partnership con gli Yankees sul vestiario e i capellini rossoneri. 

Il presente e il futuro della dinastia Steinbrenner 

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Oggi Hal Steinbrenner continua a gestire gli Yankees. Nel 2025 ha persino cancellato il divieto di barba introdotto dal padre quasi cinquant’anni prima, segno di una gestione più attenta alle sensibilità dei giocatori e alla cultura/società moderna. Jennifer, invece, ha consolidato il proprio patrimonio personale fino a entrare nelle classifiche di Forbes.