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Francesco Camarda non è un giovane qualunque: sin da quando aveva 15 anni è stato "il più giovane di sempre" a esordire, segnare, sorprendere. Cresciuto nel settore giovanile del Milan e oggi in prestito al Lecce, vive il calcio con una naturalezza che contrasta con la pressione che lo circonda. Nell’intervista esclusiva rilasciata a Vivo Azzurro TV, il bomber dell’Under 21 (in gol anche ieri pomeriggio in Montenegro), si racconta a cuore aperto, tra sacrifici familiari, modelli e passioni sorprendenti.
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Camarda parte dagli inizi del suo percorso calcistico: "Ho iniziato a giocare a quattro anni, in una squadra vicina al mio quartiere, la Forese. Quando ci ripenso e guardo a dove sono ora, questo mi dà motivazione e orgoglio. Devo e dovrò tutto alla mia famiglia, hanno fatto grandi sacrifici per me, come il trasferirsi quest’anno a Lecce.
Quando ho esordito a San Siro con il Milan contro la Fiorentina mia mamma si è messa a piangere, perché era come se fosse in campo con me e il mio sogno l’avesse esaudito anche lei" .
La sua storia è legata a doppio filo alle Nazionali giovanili. Camarda lo racconta così: "Ho iniziato in Under 15, la prima convocazione fu con la Slovenia e segnai anche. Capii subito l’importanza della maglia azzurra, fu una bellissima emozione. Sono passato dall’Under 16 con Zoratto, per poi salire quasi subito in Under 17 con mister Favo. Fra noi si è creato un bel rapporto e ancora adesso ci sentiamo. Abbiamo vinto quel bellissimo Europeo: si era creato un clima fantastico di fiducia fra noi e lo staff e non poteva andare diversamente".
Poi l’Europeo U19 con Bernardo Corradi, che ora è nello staff di Massimiliano Allegri: "Poco dopo ho giocato anche l’Europeo Under 19 con mister Corradi e uscimmo in semifinale con la Spagna, un vero peccato perché anche lì potevamo andare in fondo".
Il presente è l’Under 21 del Ct Silvio Baldini, dove segna con una continuità impressionante: "Siamo un gruppo molto forte e unito. Ci troviamo proprio bene insieme e in campo si vede: quando c’è da essere seri siamo seri, ma fuori dal campo siamo come una famiglia. I gol arrivano per merito della squadra e del mister: nessun attaccante può segnare se i compagni non lo mettono nelle condizioni di farlo".
E il sogno finale è scolpito: "La Nazionale A spero un giorno possa arrivare, è il sogno di ognuno di noi".
Nella sua carriera, giocare contro avversari più grandi non è mai stato un’eccezione, ma la normalità. Francesco lo spiega con grande lucidità: "Quando ti trovi in campo con quelli più grandi devi aumentare forza fisica e mentale. Fin qui sono riuscito sempre ad adattarmi abbastanza bene ai ritmi, ma un conto è farlo quando hai 13 anni e giochi con quelli di 15, un conto è farlo ora a 17 in Serie A con uomini di 30 anni. Serve uno sforzo importante per adeguarsi ai tempi di gioco".
Parole che descrivono la dimensione mentale di un ragazzo già "adulto" nel modo di interpretare il calcio.
Per un ragazzo cresciuto nel Milan, il nome di Zlatan Ibrahimovic è inevitabile. E Camarda non lo nasconde: "Mi ispiro tanto a lui, a ciò che ha vissuto, alla carriera che ha avuto. È stato uno dei più forti al mondo, ha fatto la storia del calcio".
E aggiunge un dettaglio che rivela quanto lo ammiri: "Almeno una volta l’anno mi rivedo il film di Ibrahimovic". Il modello perfetto per chi sogna di diventare un grande numero 9.
Il ritratto del classe 2008 si completa con le sue passioni fuori dal campo: "Mi piacciono la boxe, così come le arti marziali tipo MMA e Kick Boxing", svaghi che lo aiutano ad affrontare la vita - come dice lui - prendendola "a cazzotti".
Ma c’è anche un lato dolce, sorprendente: "La cucina posso dire sia un mio hobby, in particolare la preparazione dei dolci e la pasticceria".
Un mix inatteso: aggressività agonistica e delicatezza da laboratorio di pasticcere.
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