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La comunicazione nel mondo del calcio è diventata una vera e propria arma. E quando una società, come il Milan, sceglie di non "comprare consenso" o forzare la mano su certe narrazioni, rischia di diventare bersaglio facile. In questi mesi, al centro delle polemiche ci sono accuse che, seppur gravi, sembrano non trovare alcun fondamento reale. Proviamo a fare chiarezza.
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Le voci su presunti “ritorni economici” per alcuni dirigenti, legati a commissioni o favori a procuratori, sono tra le più pericolose. Si tratta di insinuazioni gravissime, che andrebbero provate - o smentite - nelle sedi opportune.
Il fatto che circolino senza che nessuno le quereli è sintomo di un ambiente informativo fuori controllo, dove anche una bugia ripetuta abbastanza volte inizia a sembrare verosimile.
Un’altra accusa pesantissima è quella secondo cui RedBird o i suoi vertici starebbero “intascando” denaro dal Milan sotto forma di beni e servizi. Anche in questo caso, ci troviamo davanti a una teoria del complotto, senza riscontri.
Dire che una società di gestione degli investimenti come RedBird fa “shopping” con i soldi del club è non solo falso, ma potenzialmente diffamatorio. In qualsiasi contesto aziendale serio, queste insinuazioni porterebbero a una reazione legale. E invece…
Il denominatore comune di tutte queste situazioni è uno solo: la debolezza comunicativa del club che per scelta non vuole entrare in quei meccanismi, delle volte ostili, bambineschi e non proprio da libertà di stampa al 100%.
C'è stato un periodo anche in cui si è parlato di una stampa a favore del Milan di Elliott e RedBird. Ora, vi sembra realmente che il Milan abbia la stampa a favore?
Il Milan, oggi, sempre per scelta, non vuole optare per una strategia mediatica aggressiva, a differenza di altre realtà che riescono a “pilotare” l’opinione pubblica e silenziare le critiche.
Scegliere il silenzio è una forma di stile, certo. Ma quando le menzogne si moltiplicano e intaccano la reputazione della società, forse è arrivato il momento di alzare la voce, o almeno di farsi sentire. Anche perché la vicenda Boniface, l'ha risolta lo stesso Victor che ha dimostrato di essere un gran professionista.
Il Milan non può permettersi di lasciare campo libero alla disinformazione. Non si tratta di rispondere a ogni voce, ma di imparare a tutelarsi e a prevenire determinate informazioni che non vuol dire veicolare la stampa, anzi fare l'esatto opposto. Il Milan deve diventare una macchina di stampa per proteggere il brand e la reputazione. Le critiche, se fondate, sono ben accette. Ma le falsità vanno denunciate, smontate, respinte. Altrimenti si continuerà a parlare del Milan, ma quasi mai con verità.
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