- Calciomercato
- Squadra
- Coppe Europee
- Coppa italia
- Social
- Milan partite e risultati live
- Redazione
Difficile, ostico, intricato dover parlare di un sentimento romantico e al tempo stesso delicato come il ''milanismo''. Possiamo dirlo, non si può... Chi sente dentro questa emozione, quest'essenza, porta con sé aspetti personali di vita vissuta. Frammenti e ricordi, da quando si è piccolini, fino all'ultima partita vista a San Siro; fino l'ultimo festeggiamento fatto in piazza.
Nessuno può giudicare e commentare il "milanismo", non se ne ha il diritto. Ognuno lo associa a un suo momento, alla gloria simbolo della propria infanzia, alla vittoria di uno Scudetto, di una Champions League. E c'è anche chi ricorda più i momenti difficili, di quelli belli. Quei momenti che, ripensandoci, non ti fanno digerire, quelli che fanno attorcigliare lo stomaco e ti rovinano le giornate.
Il Milanismo, anche se è una passione alla quale tutti aggiungono il proprio particolare, ha una base comune che viene riconosciuta in chi entra a far parte della storia del Milan.
La qualità, l'essere il campione, il potenziale top player, non c'entra nulla in questo discorso. Il Milanismo inizia ad ardere in tutti quei calciatori che nel diventare rossonero, utilizzano solitamente 4 concetti.
Non sono concetti presi per sentito dire, alcuni possono anche sembrare ovvi e scontati, ma qui entra in gioco un altro aspetto. Le modalità che si scelgono per comunicare messaggi così. Messaggi non dovuti, di cui non si è costretti a dire nulla in più di un semplice 'grazie'. Il modo di porsi, l'eleganza, l'umiltà, la sicurezza, sono la chiave di accesso a quel sentimento. Il Milanismo o ce l'hai o non ce l'hai, ma non sempre basta questo concetto. Bisogna saperlo dimostrare. Contano i fatti, ma prima dei fatti, ci sono le parole. E quando in ogni frase si ha la percezione che non c'è nulla al di sopra al Milan, la partenza è quella giusta.
E le frasi citate precedentemente sono state pronunciate da tre nuovi giocatori del Milan. Ognuno a modo proprio ha saputo comunicare di aver compreso come il club sia una grande famiglia. Ognuno ha ribadito come intenderà ripagare tutta la fiducia che gli è stata data. Modric ha parlato di gratitudine e di fortuna nell'essere al Milan.
Ricci di ambizione che il club deve avere e che ciascun giocatore ha, perché testuali parole: "remiamo tutti nella stessa direzione".
Jashari nella conferenza stampa di oggi ha raccontato di tutta la calma e la pazienza avuta nell'attendere il momento giusto per arrivare al Milan. Ardon ha sempre ringraziato per le belle parole ricevute da tutto il club a partire dal Direttore Sportivo Igli Tare e dal Senior Advisor di Red Bird Ibrahimovic. "Qualsiasi club avesse bussato alla porta avrei risposto no. Volevo solo il Milan".
Ecco forse alla fine di tutto questo discorso per capire qualcosa in più sulla base comune del Milanismo, possiamo dire che , dai concetti espressi, dalle modalità con cui si è scelto di comunicare, dall'onore di Ricci, Modric e Jashari, di esser al Milan, quel che più deve risaltare è quella voglia di voler indossare solo due colori, il rosso e il nero.
Il destino ha poi voluto che per tutti e tre i giocatori si fosse affacciata l'Inter. Con Ricci nel concreto a gennaio 2025. Con Modric anni fa, con Jashari non c'è stata una trattativa e neppure l'intenzione di portarlo dall'altra sponda del Naviglio, ma le parole di Ausilio di qualche giorno fa su Ardon fanno capire come ci fosse del gradimento per il calciatore svizzero.
Oggi Jashari ha potuto rispondere a quella frase. "Ringrazio Ausilio per le belle parole, ma avrei scelto sempre e solo il Milan"
D'altronde Modric tifava Milan da piccolino, Jashari lo è andato a vedere allo stadio con la sua famiglia (che ingloba sempre nei discorsi quando parla di sogno realizzato). Mentre Ricci da ragazzino ha sempre ammirato e guardato chi, da calciatore, ha fatto parte del club.
Il Milan (tutto) ha capito che sarebbe servito per questa stagione riportare al centro il Milanismo presente nelle persone, negli uomini, prima ancora che nei calciatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA