Fonseca da tattico a educatore: il Milan non ha preso uno Yes Man
MILAN, ITALY - DECEMBER 11: Paulo Fonseca, Head Coach of AC Milan, looks on ahead of the UEFA Champions League 2024/25 League Phase MD6 match between AC Milan and FK Crvena Zvezda at Stadio San Siro on December 11, 2024 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
Il commento sulle parole di Fonseca post Stella Rossa: uno squillo, più che uno scontro: L'allenatore si gioca l'ultima carta
Fonseca doveva essere una scelta tattica, ma è finito per fare l'educatore e per giunta a dicembre. L'allenatore portoghese dopo la gara vinta contro la Stella Rossa in Champions League non è per nulla soddisfatto. "È mancato gioco e non mi interessa solo il risultato". Ha iniziato così il suo intervento nel post partita.
Il resto del discorso ce lo conserviamo per dopo, perché quest'analisi va fatta commentando punto per punto.
Quest'estate la dirigenza del Milan ha comunicato la scelta di Paulo Fonseca focalizzandosi sul campo. Niente ''manager'' alla Conte, nessuno che filosofeggia in giro, ma uno che lavoro e cerca di esprimere il suo calcio.
[an error occurred while processing this directive]
Ecco Fonseca rimanendo a queste semplici dichiarazioni, fino a ora, è stato un tecnico di lavoro e che ha portato avanti le sue idee fino alla fine.
I tifosi hanno iniziato a criticarlo per alcuni risultati, per alcune altalene di prestazione, ma sfido chiunque a non confermare come in 4 mesi di calcio Fonseca non abbia portato idee, adeguate o non adeguate a questa squadra.
Non sto qui a elencarle tutte perché non arriveremmo al nocciolo del discorso e ci perderemmo per strada, ma se vi interessano e leggereste persino l'antico vangelo se parlasse di Milan, qui potete approfondire: è tutto scritto nello scorso editoriale.
Tornando a noi adesso... La scelta di Fonseca era per la sua tattica. La tattica c'è stata.
Alcuni tifosi e molti giornalisti però hanno pensato bene di cambiare la narrazione e raccontare di una scelta, ricaduta sull'allenatore portoghese, per evitare di portare all'interno del mondo Milan un allenatore scomodo come Conte. "Fonseca è uno Yes Man".
I primi attributi di Fonseca
—
Questo si raccontava in giro. Poi Fonseca ha iniziato piano piano a uscire gli attributi.
So che risuonano a tutti le dichiarazioni di ieri sera post Stella Rossa e ci arriveremo, ma dobbiamo fare ancora dei passetti indietro.
Fonseca inizia a parlare della squadra, come una rosa che deve avere la concentrazione giusta, che deve scendere in campo con il giusto atteggiamento e che non deve essere passiva.
Siete d'accordo con me o no che utilizzare queste 3 parole, anche se forse un po' troppo auliche rispetto alle ultime, sia stata comunque una scelta non da ''Yes Man'', ma da uno che uno squillo lo avrebbe gradito?
Squillo che però non arriva. E allora: Leão fuori per il suo atteggiamento. Fuori il capitano Calabria, fuori Tomori e a turno fuori anche Loftus e il nuovo arrivato Pavlovic.
Altri messaggi con scelte pratiche: "Non voglio passività o atteggiamenti sbagliati".
Fonseca da Yes Man a educatore
—
Fonseca così dal suo essere quel grande Yes Man è passato dalle parole ai fatti. E siamo a due momenti della sua vita da allenatore del Milan in cui ha preso scelte coraggiose contro la squadra.
Ora aperta e subito chiusa parentesi. (Il suo andare ''contro'' non è per ricercare uno scontro o un conflitto che porti alla rottura con qualche giocatore. Il suo andar contro è sinonimo di sprono, di voler vedere una scintilla, una scossa).
Per un po' questa soluzione ha funzionato. Leão è tornato Leão e alla fine la squadra difensivamente si sente più sicura in campo. Non si sono più viste le imbarcate di Parma, anche se i gol subiti se ne prendono ancora .
Adesso arriviamo al terzo atto di Fonseca al Milan, ovvero le due gare contro Juventus e Atalanta. In queste due partite si è visto l'animo debole del Milan. Una squadra con la paura di attaccare e imporre il proprio gioco come fatto a Madrid.
E allora Fonseca ha preso una pausa di riflessione di 7 giorni, ha aspettato una vittoria storica (4ª di fila, non accadeva dal 2005) in Champions League contro la Stella Rossa, è ha messo in scena l'ultima mossa.
Mossa forse disperata, però potrebbe funzionare. Riprendiamo le parole di ieri sera del Mister portoghese.
"Sono stanco di ripetere la stessa cosa ai miei giocatori. Io lavoro tutti i giorni, altri credo non lo facciano. Se serve chiamerò Primavera e Milan Futuro".
Da queste parole capiamo come non ci siano maschere, Fonseca se vuole parla diretto, senza alcun tipo di paura e senza magari essersi confrontato prima con la società; altro che Yes Man. Un allenatore si deve far rispettare dai proprio giocatori soprattutto se le prova tutte, se lavora e se vuole apportare cambiamenti che ritiene siano positivi per squadra e singoli.
Questo rispetto è venuto a mancare, ma l'intelligenza di un allenatore come Fonseca no. Questo lo dico perché molti allenatori avrebbero potuto lanciare queste provocazioni dopo una sconfitta, invece, lui ha deciso di parlare con questi toni e con questo linguaggio dopo una vittoria, per giunta molto importante per il cammino europeo.
Avrebbe potuto farlo dopo l'Atalanta e invece no. La scelta di parlare ora è figlia proprio del successo. Fonseca non voleva andar contro nessuno, ma semplicemente approfittare di un momento tranquillo, in cui si è tutti contenti dei 3 punti per stimolare la voglia dei suoi giocatori nel dare di più.
Perché il vincere soffrendo o giocando male non deve far pensare alla semplice ''fortuna'', ma deve essere uno sprono per capire che basterebbe mettere in campo le proprie qualità e questa squadra per scudetto, Coppa Italia o Champions ci sarebbe fino alla fine.