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Il Club Brugge porta avanti la sua filosofia di mercato. Tra scelte condivisibili o meno, la squadra belga, con cui il Milan aveva avuto una trattativa lunga anche nel 2022 per Charles De Ketelaere, sta mostrando la stessa posizione ferrea per Ardon Jashari. Anche se tre cessioni sono state fatte senza colpo ferire.
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In questa sessione estiva di calciomercato, il Club Brugge ha portato avanti tre operazioni importanti in uscita: Ferran Jutglà, Maxim De Cuyper e Rami Talbi sono stati ceduti senza particolari opposizioni o telenovele mediatiche. De Cuyper, talento belga e titolare fisso, è stato venduto per appena 18 milioni di euro (più 2 di bonus) al Brighton, un prezzo tutt’altro che inaccessibile per i top club europei e quelli di Premier League. Anche Jutglà e Talbi hanno salutato senza troppi clamori, andando rispettivamente a Celta Vigo e Sunderland.
Un comportamento che suggerisce disponibilità a monetizzare, senza trasformare le trattative in bracci di ferro.
Al contrario, la situazione legata ad Ardon Jashari sembra aver preso una piega decisamente diversa. Da settimane il Milan è in trattativa per il giovane centrocampista svizzero, ma si trova davanti a una resistenza continua. Richieste che lievitano, cambi di condizioni, rilanci: una trattativa che ha il sapore del "no" mascherato da attesa.
E qui sorge la domanda spontanea: perché il Brugge si mette di traverso solo con il Milan? Le motivazioni possono essere molteplici: da logiche economiche a rapporti tra dirigenze, passando per strategie di valorizzazione del giocatore. Ma la sensazione è che ci sia anche qualcosa di più sottile e meno dichiarato.
Il Milan va verso la stretta finale. Se da un lato ogni club ha il diritto di fare i propri interessi, dall’altro risulta difficile non notare una certa asimmetria nei comportamenti. Perché vendere De Cuyper per 18 milioni più 2 di bonus senza problemi e chiedere molto di più per Jashari, che non ha ancora dimostrato lo stesso impatto in campo?
C’è da interrogarsi anche sull'immagine del Milan all’estero: è ancora percepita come una società forte, solida, affidabile? Oppure c’è la tentazione, da parte dei club venditori, di alzare il prezzo solo quando a bussare è una big storica, approfittando della pressione mediatica e della necessità di investire?
Il Milan dovrà lavorare non solo sulle strategie di scouting e di negoziazione, ma anche su relazioni internazionali solide e continuative. Oggi il mercato è anche questione di diplomazia, di alleanze, di reputazione.
E se il Brugge tratta con meno rigidità altri club, è forse il caso di capire dove migliorare anche in questo aspetto. Senza polemiche sterili, ma con una visione lucida.
Il caso Jashari va oltre la singola trattativa. È un indicatore delle nuove dinamiche del mercato europeo, dove conta quanto offri ma anche chi sei, come ti poni e come vieni percepito. Il Milan deve prendere atto di questo scenario e usarlo come spunto per crescere anche fuori dal campo.
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