milanistichannel editoriale milan Troppe partite? La diatriba infinita tra calcio moderno e calcio di una volta

Confronto tra epoche

Troppe partite? La diatriba infinita tra calcio moderno e calcio di una volta

Calcio
Calendario saturo e giocatori al limite: la nuova Champions e il Mondiale per Club scatenano proteste globali.
Gaetano de Santis
Gaetano de Santis Redattore 

Un tema che riaffiora continuamente nel calcio moderno è quello del numero di partite disputate in una stagione, considerate da molti addetti ai lavori eccessive e tali da compromettere lo spettacolo a causa della stanchezza dei protagonisti. È la classica contrapposizione tra il calcio di un tempo e il calcio di oggi.

Calcio, FIFPRO e i club contro la FIFA: il reclamo

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Lo scorso novembre il sindacato mondiale dei calciatori, FIFPRO, insieme a varie leghe e club europei, hanno presentato un formale reclamo alla Commissione Europea contro la FIFA. Nel mirino l’eccessivo carico di partite imposto dall’organizzazione, ritenuto nocivo per la salute e il benessere degli atleti.

A far esplodere la protesta è stata soprattutto l’introduzione della nuova Coppa del Mondo per Club, giocata tra giugno e luglio, che si aggiunge a un calendario già saturo. Secondo i promotori, la FIFA avrebbe ignorato per anni le richieste e le preoccupazioni dei calciatori, costretti a ritmi giudicati ormai insostenibili.

Nel successivo dialogo tra FIFPRO, club e FIFA si è arrivati a un primo punto d’incontro: fissare un intervallo minimo di 72 ore tra una gara e l’altra e uno stop di almeno tre settimane tra la fine di una stagione e l’inizio della successiva (il sindacato ne chiedeva quattro). Nonostante questo primo punto d'incontro, FIFPRO ha mantenuto una linea dura.

Emblematiche le parole del Presidente Sergio Marchi in un comunicato:

"Infantino si comporta come un uomo che si crede Dio. Questa competizione (il Mondiale per Club) nasconde una pericolosa disconnessione dalla realtà quotidiana dei calciatori. Si è giocato con temperature inaccettabili, mettendo a rischio la salute dei giocatori. È un fatto grave che non può ripetersi ai Mondiali del prossimo anno".

L’evoluzione della Champions League: dal 1955 alla Super Champions

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Negli anni Cinquanta-Novanta un top club europeo disputava in media tra le 40 e le 55 partite stagionali, a seconda delle competizioni (campionato, coppe nazionali, Coppa Campioni/Champions League, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale).

La Coppa dei Campioni, nata nel 1955, era a eliminazione diretta e riservata ai campioni nazionali (più i detentori). La formula cambiò nel 1991 con l’introduzione della fase a gironi e nel 1998 con l’ammissione di più squadre per nazione. Oggi, con la Super Champions League, il percorso è ancora più lungo.

1955/56 – 1957/58: massimo 7 partite per raggiungere la finale

1958/59 – 1991/92: fino a 10 partite

1991/92 – 2023/24: massimo 13 partite (senza preliminari)

2024/25 in poi: almeno 15 partite per conquistare la coppa

Serie A, Coppa Italia e Supercoppa: il cambiamento delle competizioni nazionali

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La Serie A, dalla nascita del girone unico (1929), ha alternato formati: 16, 18 e 20 squadre. Dal 2004/05 è stabilmente a 20. Il caso del campionato a 21 squadre nella stagione 1947/1948 è forse il più singolare della storia della Serie A. In quell’anno la Triestina venne ripescata per motivi politici: Trieste era infatti ancora minacciata dall’invasione jugoslava e l’inclusione del club triestino rappresentò un segnale simbolico di appartenenza all’Italia. Per questo motivo il torneo si disputò con un numero dispari di partecipanti, soluzione unica nel suo genere.

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La Coppa Italia, nata nel 1922, ha conosciuto diverse interruzioni e numerose riorganizzazioni, con formule e partecipanti variati nel tempo, fino ad arrivare alla struttura attuale, riservata alle squadre professionistiche. Oggi il regolamento prevede un percorso differenziato: per le prime otto classificate in Serie A sono necessarie 5 partite per sollevare il trofeo, mentre per tutte le altre il cammino è più lungo e richiede almeno 7 partite.

La Supercoppa Italiana è nata come una sfida secca tra la vincitrice della Serie A e quella della Coppa Italia. Negli ultimi anni, però, il format si è evoluto fino ad arrivare all’attuale Final Four: per sollevare il trofeo servono due partite. A contenderselo partecipano infatti la prima e la seconda classificata in campionato insieme alle due finaliste di Coppa Italia.

Il confronto tra calcio del passato e del presente: si gioca davvero di più?

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Un tempo, una squadra vincitrice della Coppa dei Campioni o della Champions League - come il Milan del 1988/1989, 1989/1990 o 1993/1994 - poteva disputare al massimo 53-54 partite stagionali.

Oggi, invece, una squadra che arrivi in fondo a tutte le competizioni nazionali ed europee può arrivare a 60 gare, numero che sale addirittura a 67 con l’inclusione del nuovo Mondiale per Club. Non troppo distante, in realtà, dal record stabilito dal Milan 2002/2003 con 61 partite in una singola stagione. Il Milan, che partendo dai preliminari di Champions disputò una stagione interminabile, chiusa con il trionfo europeo dopo la semifinale contro l’Inter e la finale vinta ai rigori contro la Juventus di Marcello Lippi.

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Ma quindi, si gioca davvero molto di più rispetto al passato? Forse sì, ma con delle precisazioni. Gli stipendi dei calciatori e l’indotto del calcio sono cambiati radicalmente. Aggiungere una decina di partite stagionali non rappresenta un danno così insostenibile, soprattutto se paragoniamo con altri sport.

Basti pensare alla NBA, dove le squadre affrontano 82 partite di regular season prima di iniziare i playoff, spesso con match disputati in back to back.

unque sì, forse oggi si gioca troppo. Tuttavia è un "troppo" proporzionato a un calcio che è diventato un’industria globale, in cui i giocatori sono vere e proprie star planetarie.

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