L'ANIMA ROSSONERA E' FATTA COSI'...

Il gusto del bello: ecco il “marchio a fuoco” del Milan

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Ogni tifoseria ha un'anima e i Milanisti hanno la loro...
Redazione Milanistichannel

analisi di Franco Arturi per la Gazzetta dello Sport -

Ho rivisto con molta nostalgia nella tribuna di San Siro tanti grandi ex del mio amato Milan, invitati per il 125° anniversario della nascita del nostro club. Che differenza con le altalene di oggi. E soprattutto quanta distanza dalla cifra stilistica che ci ha sempre contraddistinto. Confronti con il passato non comincio nemmeno a farne: non ha molto senso e sarebbe inutilmente impietoso. Stimolante, invece, il suo riferimento al lato estetico che esce in modo prepotente dalla storia di questo club, risultandone un lato distintivo. Più in generale c'è da chiedersi se esista un'"anima" per ogni squadra, più o meno blasonata, che si distacchi per somma di caratterizzazioni dalle altre. Penso di sì, e ci tornerò, non prima di identificare quella del Milan. Sul lungo filo rosso che parte dal "figlio di dio" Renzo De Vecchi e, con un notevole salto temporale, viene ripreso e molto allungato dalla serie di incantatori del calcio come Liedholm-Schiaffino-Rivera-Van Basten, il percorso del Milan si sviluppa all'insegna dell'estetica, in misura più marcata rispetto ai suoi concorrenti. Inseguendo il gusto del bello, si sono anche persi per strada traguardi importanti, prontamente raccolti da squadre più concrete, per esempio dall'Inter, club che ha sempre coltivato la forza. Allo stesso tempo, il "mood" storico del tifoso milanista, da una generazione all'altra, si determina in lunghe traversate del deserto (come quarant'anni senza scudetto) o in improvvise, e talvolta vergognose carestie, come le cadute in Serie B, fra presidenti inetti, giocatori e dirigenti corrotti, disgrazie a catena. E queste malinconie si saldano in qualche modo al bello trionfante simboleggiato dai nomi dei fenomeni d'epoca che ho proposto.

Questo è il marchio a fuoco del Milan: insegnare la bellezza del calcio al mondo e inabissarsi all'improvviso

Mi muovo su un terreno friabile, fatto di sentimenti e generalizzazioni. Ma chi potrebbe negare che il cuoreToro è tutt'ora l'identità di un club storico, forgiata dallo shock della grande tragedia di Superga, e mai più abbandonata dal suo popolo? E non parliamo della Juve, l'aristocratica, plasmata dalla "famiglia reale", gli Agnelli, in un Paese non più monarchico.

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E all'estero? È lo stesso, se guardiamo, per esempio la differenza fra i tifosi delle due squadre di Manchester, il City e lo United, o alla nobiltà perenne dei madridisti o dei sostenitori del Bayern, in grande differenza con l'anima "rustica" di chi supporta l'Atletico o il Borussia Dortmund. Eh, sì: i tifosi sono tutti uguali, ma anche profondamente diversi e custodiscono tradizioni a denominazione di origine protetta.

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