Vinta la seconda Coppa dei Campioni nel 1969 con un perentorio 4-1 sull'Ajax, il Milan gira la pagina del calendario e accoglie gli anni Settanta con il cuore pieno di speranza per un futuro prossimo foriero di successi.
La Fatal Verona e il decimo scudetto...
Gli anni d’oro del grande Milan! – 1970/1979 o una nuova stella nel firmamento rossonero
E, invece, la sfortuna e qualche decisione arbitrale quantomeno sui generis (per informazioni citofonare a Gianni Rivera) portano il Diavolo a inanellare tre secondi posti consecutivi. Tre piazze d'onore, tre gradini mezzani del podio; due volte dietro la Juventus e una dietro i cuginastri nerazzurri. Un calice amarissimo da trangugiare per la società di via Turati, che accusa tremendamente il colpo.
Milan e Verona: l'inizio dello psicodramma
In tutte e tre le sfortunate circostanze il tecnico è Nereo Rocco. Fatale è per la sua permanenza il 5-3 subito in casa del Verona il 20 maggio del 1973, giorno del suo compleanno. Nella città scaligera il Milan vive un delle giornate più amare della sua storia, con una clamorosa Caporetto mista a Teutoburgo rossonera: la squadra, reduce dalla vittoriosa finale di Coppa delle Coppe con il Leeds (rete di Cavallo pazzo Chiarugi), giunge all'appuntamento decisivo per lo scudetto completamente scarica mentalmente e psicologicamente.
Una stella dal firmamento si adagia sulle maglie del Milan di fine anni Settanta
—Il Milan, sui campi d'Italia, si trasforma in un gambero, cadendo in una sorta di crisi psicologica dalla quale si riprenderà solo nel 1979, arrivando al decimo scudetto e dunque alla tanto agognata stella da appuntarsi al petto. In una meravigliosa domenica di maggio il popolo rossonero tornerà a gioire riempiendo San Siro in tutti gli ordini di posto. Tanto da indurre l'arbitro della gara, il signor Gino Menicucci della sezione di Firenze, a chiedere a Rivera di parlare al microfono per placare i tifosi già proiettati alla festa post-partita. Un trionfo a colori nel senso stretto del termine: è il primo scudetto che i milanisti si gustano con i nuovi TV color.
Negli anni Settanta, ad ogni modo, il Diavolo colleziona come sempre trofei, solo non di primissimo piano: tre Coppe Italia (1971/72, 1972/73 e 1976/1977) e una Coppe delle Coppe (1972/73). La maglia rossonera è indossata da calciatori d'elite come "Mister 400 milioni" Chiarugi, il portiere Albertosi, i difensori Maldera III e Anquilletti, i centrocampisti Buriani, De Vecchi, Benetti e l'attaccante Bigon. La complessiva crisi sul campo deriva, però, dai marosi societaria.
Gli anni Settanta: che confusione!
—Carraro lascia il Milan a Duina nel 1976, imprenditore istrionico dai modi un poco ortodossi. Dà lui il

benestare a uno scambio tra Benetti e Capello che lascia non poche perplessità : il primo va alla Juventus, il secondo percorre l'autostrada A4 in senso contrario. Poi la presidenza finisce a Sordillo, che ha l'ardire di voler vendere Rivera. Una decisione che non sta bene in primis allo stesso numero 10, prima che ai tifosi. I sostenitori del Milan, sobillati dal calciatore, costringeranno alla fine Sordillo a lasciare la massima carica societaria, rilevata successivamente da Farina.
La schizofrenia milanista pare seguire l'andamento della nostra Storia, la storia del Belpaese. L'Italia è in ebollizione e vede una serie di fenomeni carsici in grado di deflagrare a breve distanza l'uno dall'altro. Gli italiani fanno così la conoscenza del fenomeno delle Brigate rosse, dello stragismo nero a Brescia e sul treno Italicus tra gli altri, della crisi petrolifera del '73 e del '79, le domeniche in bicicletta, con l'auto lasciata a casa per risparmiare sul carburante. Quel carburante che anche il Milan pare aver esaurito alla fine di un decennio agrodolce, tribolato.
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