Circa dieci anni fa, i toni dei discorsi erano simili, ma completamente opposti nei contenuti.“Vendi, vendi a chiunque basta che te ne vai”. Questo era una delle frasi meno offensive rivolte a Silvio Berlusconi, storico proprietario del club. Il suo amore per il Milan, addirittura, veniva messo in discussione.
Impensabile un altro presidente tifoso
L’amore per il Milan deve andare oltre il proprietario del club
La cessione del Milan non è stata facile per Berlusconi. Fu, anzi, un evento molto triste per lui. Dal 2017 in poi, quando il cordone ombelicale fra il Milan e la sua famiglia era stato interrotto, al Presidente rossonero è sempre mancata qualcosa.

Berlusconi però, nei suoi ultimi anni milanisti, era stato molto chiaro. Aveva spiegato che, per i costi del calcio, l’impegno di un club importante non era più sostenibile da una singola famiglia, per quanto facoltosa e munifica.
Il 13 aprile 2017 non è finita soltanto l’epoca berlusconiana nel Milan; è terminata altresì l’epoca dei presidenti tifosi, dei proprietari dei club che erano i primi fan di una squadra.
Chiedere oggi un proprietario alla Berlusconi non è soltanto una contraddizione rispetto a dieci anni fa. Significa altresì non aver compreso che il calcio è cambiato. Ed i cambiamenti si devono accettare, anche se non ci piacciono. Anche perché è impossibile pensare di tornare indietro.
I fondi hanno approcci diversi e sensibilità meno scolpite. Falso che siano disinteressati ai risultati sportivi e che pensino solo a quelli economici. Nel calcio infatti i risultati sono il miglior volano per la crescita finanziaria di un club.
L'importanza dell'amore per il Milan
—Le stagioni sbagliate sono capitate con Berlusconi e sono capitate coi fondi. Fa parte del calcio. Il Milan ha però il dovere di andare avanti. Sempre.
Non ci sarà più, quasi certamente, un proprietario tifoso. Questo però deve responsabilizzare i tifosi a proteggere ancora di più la propria squadra. L'amore per il Milan deve venire prima di tutto.
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