Nevio Scala, centrocampista del Milan per quattro stagioni tra fine anni Sessanta e metà Settanta, ha rilasciato un' intervista ai colleghi de "Il Foglio Sportivo". L'ex allenatore di Parma, Perugia e Borussia Dortmund, tra le altre, ha ricordato romanticamente i suoi trascorsi rossoneri.
RACCONTI DI UN'ALTRA EPOCA
Nevio Scala: “A 7 anni mia madre mi fece indossare la maglia del Milan”
Scala e il Milan
—"Avevo sette anni - racconta ad Antonello Sette - quando mia madre mi fece indossare per la prima volta la maglia del Milan che sarebbe rimasta la squadra del cuore".
Poi accade l’imprevedibile. Dalla vigna e dal campetto di famiglia il viaggio verso una carriera luminosa e senza fine... "Qualcuno mi vide in giro per i paesi, fino a quando Nils Liedholm, dopo un provino a Milanello, suonò alla porta di casa mia (a Lozzo Atesino, nel padovano ndr) per convincere i miei genitori. Avevo quindici anni e solo sogni per riempire la borsa. L’impatto non fu semplice. Venivo da un paesino dove non c’era quasi niente e mi ritrovavo catapultato in una realtà stracolma di cose sconosciute. Tre anni nel settore giovanile, sino a quando il Milan acquistò dalla Roma Sormani e Schnellinger e io rientrai, a pieno titolo nell’operazione. Il Presidente Franco Evangelisti e l’allenatore Oronzo Pugliese, che mi avevano visto giocare in un torneo, avrebbero voluto acquistare il mio cartellino, ma il Milan accettò solo di prestarmi per un anno. Con l’allenatore più vulcanico della storia bruciai le tappe, arrivando in fretta e furia a esordire in serie A. Era il 18 settembre 1966. Ricordo, come se fosse ieri, lo stadio straripante di entusiasmo. Roma batte Brescia 1 a 0. Ero un ragazzo neppure diciannovenne che entrava ufficialmente nel mondo dei sogni".
Il ritorno al Milan
—Dalla Roma torna a Milanello… "Sì e sono stati i due anni, in cui il Milan ha vinto scudetto e Coppa dei Campioni. Ho giocato poco, perché in quella squadra la concorrenza era sleale. C’era Giovanni Trapattoni e l’inarrivabile Gianni Rivera. Lo vedevo in allenamento fare delle cose quasi disumane, che in pochi hanno avuto la fortuna di ammirare dal vivo".
Poi, la dirottano a Vicenza… "Avevo conosciuto Janny a Sottomarina, dove era arrivata come turista dalla Germania. Ci siamo sposati negli unici tre giorni di ferie fra la Roma, il Milan e i Giochi del Mediterraneo, dove abbiamo vinto la medaglia d’oro. Rocco borbottò: 'Il ragazzo è fresco di nozze e, quindi mandiamolo in prestito al Vicenza'. Janny è stata la mia vita. Abbiamo festeggiato 55 anni di matrimonio. E oggi la amo anche più di quando, vinti dalla passione, abbiamo deciso di unire i nostri destini".
Dal Vicenza alla Fiorentina dove ritrova Liedholm e poi, a gentile richiesta di Helenio Herera, è stato sul punto di passare all’Inter… "Sì, ma il Mago si ammalò e non se ne fece niente".
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