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The Devil Inside, il dazio Musah

Devil Inside
The Devil Inside, torna il campionato e Milan di nuovo punto e a capo. Contro la Viola si ripete il ritornello del non gioco, del maledetto avvio e della formazione da correggere precipitosamente.
Redazione Milanistichannel

di Marta Baudo per The devilinside.it -

Un film già visto, un nome a caso, Musah! Il Milan non ha né una formazione tipo, né una coppia di difensori centrali fissa. Questo la dice lunga sulla carenza di certezze. Ormai anziché chiedersi quando si segna il primo gol, ci si domanda quanto durerà la nostra resistenza al marcatore avversario di turno. Corsie libere per le scorribande nemiche, niente pressing, troppa svagatezza.  Non abbiamo equilibrio e siamo più propensi all’attacco che alla difesa. Diventa difficile trovare attributi per questa squadra: siamo bravi maestri nel fare e disfare. Aspettiamo sempre le invenzioni dei singoli ma se i Pulisic e i Reijnders di turno non sono al top, allora fatichiamo il triplo. Theo ormai incide quasi più in negativo che in positivo. Non abbiamo proprio la testa e non riusciamo a concentrarci per novantacinque minuti di fila: è inquietante.

In questa stagione, solo contro l’Inter il meglio: troppo poco

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Sembra un controsenso sentire Conceicao dire che le partite vengono preparate con cura e attenzione in settimana. Allora come mai l’approccio sul terreno di gioco è spesso passivo? Chi, se giocasse con continuità, avrebbe modo di dimostrare le sue belle qualità è Gimenez. Ma se le chance in campo sono minime allora non riuscirà mai a mostrare il suo potenziale. Siamo diventati una squadra che non sa più vincere: un gruppo privo di carattere e idee. Non si può provare a vincere sempre in rimonta: il punto portato a casa con la forza della disperazione contro la Fiorentina serve a poco. La nostra classifica lo spiega bene: non siamo riusciti a smuoverci da quell’amaro posto. Anche vincendo però non avremmo migliorato l’attuale posizione, restando comunque fuori da tutte le competizioni europee.

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Siamo ancora sotto quota 50 punti: che pena! Il copione non cambia neanche con le settimane senza Champions e con l’allenatore che inizia a conoscere il gruppo. Sembra assurdo, ma non si stava peggio con il bistrattato Fonseca. Con il senno di poi, lasciarlo lavorare non sarebbe stata un’idea così malvagia. Al Lione Fonsie sta raccogliendo punti su punti. Dato che la classifica non conta più niente, le partite che mancano in serie A dovranno servire almeno a valutare quali giocatori possano far parte in modo utile del progetto del nuovo Milan. Oltre alla Coppa Italia, mancano sette sfide di questa agonia in campionato, prima di voltare pagina. Sono prove di amore infinito per la fede rossonera. Al cuor non si comanda!