Santi Gimenez, era Dublino ma assomigliava a Venezia…

Quando lo scorso 27 aprile Santi Gimenez era entrato in campo a Venezia, a metà secondo tempo, al posto di Abraham, non segnava da due mesi. Per l'attaccante non segnare è come giocare in altura, aria rarefatta, debito d'ossigeno. Ma nel finale di gara di Venezia, il gol arriva. Non bellissimo, ma la cosa che conta è che arriva. Aria pura. Iniezione di fiducia, da cui poi deriva l'assist per il gol di Leão a Genova e la doppietta a San Siro contro il Bologna.

Scatti, scintille, guizzi, che contano e che pesano

La partita di Dublino contro il Leeds assomigliava un po' a quella di Venezia, senza contare che fosse una amichevole rispetto a una partita ufficiale.

Ma all'inizio di Leeds-Milan, Gimenez veniva da un periodo in cui non aveva giocato per squalifica l'ultima di campionato a San Siro con il Monza, era stato via con la Nazionale messicana vincendo la Gold Cup negli USA e non era presente per questo motivo al giorno del Raduno di inizio stagione a Milanello. Il tutto, in un vortice mediatico di voci di mercato, anche se non lo riguardavano direttamente. Insomma, c'era bisogno del classico segnale, di giocarsi le proprie carte. Anzi, una carta. Quella del gol. Arrivato come a Venezia, al momento giusto. Che sia una rampa di lancio, di coraggio e di continuità. Le sue parole, subito dopo la partita di Dublino, vanno in questa direzione: "Io sono tornato di recente dalle vacanze e per un attaccante il miglior modo per ricominciare è quello di segnare un gol. È stato un buon  test, non solo per me, ma anche per la squadra". (fonte App ACMilan).