Ignazio Abate: “Leonardo mi ha lanciato al Milan, Allegri mi ha fatto esplodere”
TURIN, ITALY - MAY 19: Head coach AC Milan Ignazio Abate celebrates at the end of the Primavera 1 match between Torino FC U19 and AC Milan U19 on May 19, 2024 in Turin, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)
Dalla sua prima esperienza a Napoli alla crescita al Milan, dai ricordi di campo al ruolo di allenatore: un viaggio sincero tra passioni, famiglia e calcio. Oggi Ignazio allena la Juve Stabia e si è raccontato al canale YouTube de "Il Mattino".
Ignazio Abate, ex colonna rossonera e oggi allenatore della Juve Stabia, si è raccontato in una lunga intervista disponibile integralmente sul canale YouTube de Il Mattino. Dalla sua prima esperienza a Napoli alla crescita al Milan, dai ricordi di campo al ruolo di allenatore: un viaggio sincero tra passioni, famiglia e calcio. E ovviamente, tanti retroscena inediti sul suo rapporto con Leonardo, Massimiliano Allegri e l’ambiente milanista.
Abate: "Leonardo si oppose alla mia cessione, Allegri mi ha lanciato"
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“Quando giocavo ero un ragazzo molto riflessivo, nel senso che anche quando mi prendevo una sgridata oppure c'erano dei discorsi di allenatori profondi, cercavo sempre di capire il perché di determinate parole, di determinati argomenti. E devo dire che tutti alla fine ti lasciano sempre qualcosa.
Però poi mi sono sempre trovato bene con gli uomini leali che trattavano tutti allo stesso modo, con gente diretta, senza troppi peli sulla lingua. Tanti allenatori mi hanno lasciato il segno. Farei un torto a dire un nome o l'altro, però poi c'è qualcuno che ti resta più dentro.
Io ricordo a Empoli Malesani e per me è stato un maestro. Al Milan Leonardo, e ho avuto un grandissimo rapporto. E lo stesso Allegri. E non posso non citare Mihajlovic, Rino, che è mio caro amico. Ce ne sono stati tantissimi, quindi me li porto dentro tutti con grande rispetto, con ricordi bellissimi, e porto dietro i loro insegnamenti.
Ci sono state tante persone che poi ti aiutano in determinati momenti. Ad essere sinceri, gli allenatori e le persone che mi hanno aiutato tantissimo… Leonardo, quando io sono arrivato al Milan, ero un ragazzino in procinto di lasciare il Milan per andare a fare ancora esperienza.
Lui si oppose e feci un precampionato da mezzala. Poi debuttai da terzino alla terza o quarta giornata e da lì iniziai a giocare. Mi diede la convinzione che ci potevo stare in quel gruppo. E questo non potrò mai dimenticarlo.
Così come l’anno dopo con Allegri. Ripartii da mezzala, perché non mi vedeva terzino. Poi, se non sbaglio, a ottobre in una partita di Champions contro il Real Madrid mi mise dentro dal niente. E da lì non uscii più.
Sono persone che sono state cruciali per la mia carriera.
Poi ce ne sono tantissime: Pierpaolo Marino a Napoli, quando arrivai che ero un minorenne, mi dava tanti consigli preziosi. Mino (Raiola, ndr), il mio ex procuratore. Galliani, Berlusconi... tanti. Però alla fine, sopra tutti, c’è sempre la famiglia. È il perno portante di tutto. Perché quando torni a casa la sera, con chi ti sfoghi? Sono i familiari, tua moglie. Molte volte ti fanno ragionare, ti aprono la testa. Credo che la famiglia sia il bene più prezioso in assoluto.”
Parole dirette, piene di gratitudine e riconoscenza. Abate non dimentica chi ha avuto fiducia in lui nel momento più delicato. Due nomi su tutti: Leonardo e Massimiliano Allegri. Entrambi, in modi diversi, hanno plasmato il futuro rossonero del giovane Ignazio.
Abate: “L’anima del Milan? La famiglia e il gruppo”
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“Anche i miei compagni erano una famiglia. Pippo Inzaghi, per esempio, era quello che teneva il gruppo unito. Dove va va, crea squadra, affiatamento. Questo fa la differenza, sempre.”
Una dichiarazione che risuona profondamente nella cultura milanista. Abate mette al centro valori umani e spirito di gruppo: due elementi che sono stati il cuore pulsante delle grandi squadre rossonere del passato.
Il Napoli, gli esordi, e il ricordo del nonno
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“Il mio debutto a Napoli fu formativo. Stadio pieno, 55.000 spettatori. Il mio nonno era un tifoso sfegatato del Napoli: avrebbe fatto il tifo per me ogni weekend, qui al Menti.”
Una parte di cuore al Sud per Abate. Napoli come inizio, non come fine. Una piazza difficile, ma autentica, che lo ha formato come calciatore e come uomo. Toccanti anche le parole dedicate al nonno Pasquale, tifoso vero e punto fermo nella sua vita.
La svolta da allenatore: “Paolo Maldini e Angelo Carbone mi hanno dato fiducia”
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“Avevo nella testa l’idea di iniziare nel mondo dirigenziale, seguendo i giovani, facendo esperienza. Mi iscrissi al corso da direttore sportivo.
Poi, dopo un paio di mesi, sentii De Rossi per un corso speciale UEFA B, e mi iscrissi giusto per. Dopo un mese di lezioni capii che quella era la mia strada.
Ho avuto la fortuna di iniziare grazie ad Angelo Carbone e Paolo Maldini nel settore giovanile. Iniziai con gli Allievi Under 16, poi fui promosso in Primavera.
Il primo anno molto complicato, giocavamo con due annate sotto età, ci siamo salvati, siamo arrivati in semifinale della Youth League. L’anno dopo siamo tornati a giocarci lo scudetto dopo 10 anni, raggiungemmo la finale purtroppo persa contro l’Olympiacos.”
Dal settore giovanile del Milan, al campo della Juve Stabia. Abate ha scelto un percorso di crescita passo dopo passo. Nessun salto nel vuoto, solo lavoro e dedizione. Uno stile tutto rossonero.
Su Gattuso: “Sa entrare nella testa e nel cuore”
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“Rino è un amico. È bravo a entrare nella testa e nel cuore dei ragazzi. E questo in Nazionale può fare la differenza.”
Il legame con Gattuso è forte. Due caratteri diretti, veri, senza maschere. Per Abate, Gattuso ha tutte le carte per essere un ct di successo, anche in un ruolo complicato come quello in Nazionale.
Balotelli, Cassano e quell’Europeo che poteva essere
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“Mario era tra i migliori cinque attaccanti d’Europa. Ma per essere top serve continuità. A quell’Europeo dimostrò il suo potenziale. Purtroppo poi non ha trovato equilibrio.”
Abate non giudica, ma osserva. Parla di Mario Balotelli con affetto e stima, ma anche con la lucidità di chi conosce le dinamiche del calcio ad alti livelli. Quell’Europeo del 2012 resta un ricordo agrodolce.
La Juve Stabia e il nuovo capitolo
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“Ho scelto la Juve Stabia per crescere. Qui c’è fame, voglia di emergere. Col direttore c’è sintonia vera. In questa categoria serve gruppo, fame, umiltà.”
Oggi Ignazio Abate allena in Serie B, ma con la stessa serietà con cui affrontava i big match a San Siro. Niente proclami, solo campo. E quel “fuoco dentro” che non si spegne mai.
Un calcio che sta cambiando: “Si è perso lo spogliatoio”
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“Ora si è perso qualcosa. Si sta sempre al telefono, manca il contatto vero. Noi passavamo ore insieme nei ritiri. Quelle cose non si dimenticano.”
Un monito anche per i giovani. Il calcio, per Abate, non è solo tecnica o tattica, ma relazioni, valori, vita vissuta insieme. E su questo, non c’è algoritmo che tenga.
Abate sulla Serie A: “Equilibrata, ma divisa in due”
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“Ci sono 7-8 squadre forti, il resto lotta per salvarsi. Campionato complicato. Lo guardo, ma la mia testa è alla Juve Stabia.”
Lo dice senza giri di parole. Il focus è altrove. Ma da attento osservatore, Abate nota un campionato sempre più spaccato, con pochi margini per le sorprese.
Ignazio Abate non ha mai cercato scorciatoie. Dal Milan alla Juve Stabia, passando per Napoli, ha costruito il suo percorso con serietà, umiltà e passione. Un profilo che oggi rappresenta, fuori dal campo, quei valori milanisti che non andrebbero mai dimenticati.
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