NUMERO E NOME GIÀ SCRITTI

Gimenez racconta del suo arrivo al Milan e dell’incontro con Ibrahimovic

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Santiago Gimenez nell'intervista rilasciata a GQ Mexico racconta del suo primo incontro con Ibrahimovic. "Zlatan è entrato con la maglia e..."
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

Santiago Gimenez, mese dopo mese, si fa conoscere sempre più dai tifosi del Milan e non solo sul campo da gioco, ma anche fuori dal campo. L'attaccante messicano ha vissuto 4 mesi di alti e bassi con la maglia rossonera, complice anche la stagione negativa del club. L'esser stati catapultati da un campionato, non di primissima fascia, come l'Eredivisie, a un campionato tosto per gli attaccanti, come la Serie A, ha impattato sul rendimento e sulla pressione che Gimenez ha sofferto in alcuni momenti della sua stagione. I numeri però sono dalla sua parte. Segnare 6 gol e realizzare 3 assist, in un Milan che ha fallito gli obiettivi stagionali, non è da sottovalutare, anzi. L'adattamento è completato e la prossima stagione con Allegri ha l'obiettivo di completarsi a pieno, diventando il punto fermo del prossimo Milan.

Nel frattempo Gimenez ha rilasciato un'intervista a GQ Mexico in cui ha parlato proprio della pressione che si sente nel club

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Gimenez su Ibrahimovic e sulle critiche ricevute

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“Ovviamente io non mi pongo limiti e non ho limiti. L’ho sempre detto e lo sostengo: credo che non ci sia un tetto per nessuno. Se vuoi continuare a crescere, continuerai a crescere fino alla morte. E anche quando muori, vai nella vita eterna e continui a crescere. Semplicemente non bisogna guardare indietro. E se guardi indietro è solo per prendere la rincorsa, perché in questa vita non ci sono limiti. L'incontro con Ibra? Sì, è entrato con la maglia del Milan e me l’ha data. C’era scritto ‘Giménez’, con il numero 7. È stata un’esperienza bellissima".

Vedo le critiche perché mi arrivano, sono umano e vedo i social, ma non mi toccano. Non mi rendono triste, né felice, né mi fanno ridere. Semplicemente continuo per la mia strada. Se hai chiaro il tuo obiettivo e la tua missione a lungo termine, quello che succede attorno a te non conta. Se sai che il cammino è già tracciato per diventare ciò che vuoi –ovviamente con lavoro, impegno e sacrifici–, allora il resto non ha importanza. Credo che lo stesso valga per uno come Vinícius, ad esempio. Lui riceve tante critiche, ma è focalizzato sul suo obiettivo. Oggi le persone non giudicano i comportamenti, ma in base alla squadra per cui tifano. Tutto l’odio verso Vinícius arriva dai tifosi del Barça, e tutto l’odio verso Lamine Yamal dai tifosi del Real Madrid”.