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Samuele Dalla Bona, è stato uno dei centrocampisti italiani più promettenti tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Un giocatore, per certi versi, precursore del ruolo moderno, capace di unire corsa, inserimenti e qualità tecnica: un vero box-to-box in un’epoca in cui quel tipo di centrocampista era ancora raro.
14 Oct 2000: Samuel Dalla Bona of Chelsea challenges with Darren Williams of Sunderland in the air during the FA Carling Premiership match between Sunderland v Chelsea played at the Stadium of Light, Sunderland. Mandatory Credit: Clive Brunskill/ALLSPORT
Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, a soli 17 anni si trasferisce in Inghilterra al Chelsea, dove debutta nel 1999. Con la maglia dei Blues si mette in mostra per visione di gioco, dinamismo e capacità realizzative, qualità che attirano l’interesse del Milan di Carlo Ancelotti, che lo porta in rossonero nell’estate del 2002.
In rossonero resta una sola stagione, ma il contributo di Samuele Dalla Bona è comunque prezioso: vince la Champions League e la Coppa Italia, entrando così nell’albo d’oro di uno dei Milan più forti della storia recente.
Nel prosieguo della carriera veste le maglie di Bologna, Lecce, Sampdoria, Napoli, passa poi ai greci dell’Iraklis, prima di tornare in Italia con Verona, Atalanta e infine Mantova, dove chiude la sua carriera da calciatore professionista.
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Di seguito il quinto estratto della lunga intervista concessa in esclusvia ai microfoni di Milanisti Channel.
Se potesse rivivere una partita o un giorno con la maglia rossonera, quale sceglierebbe e perché?
"Sicuramente la partita in Coppa Italia contro il Chievo Verona, quando ho segnato. In quel momento la fiducia nei miei confronti era massima. Purtroppo, dopo la partita contro il Real Madrid in Champions League, quella fiducia venne meno, poiché tutti si aspettavano una prestazione diversa. Se devo indicare il ricordo più dolce con la maglia rossonera, rimane senza dubbio quel gol contro il Chievo. Per un ventenne, segnare con il Milan è stato un momento unico".
Cosa significa per lei oggi sentire ancora l’affetto dei tifosi del Milan?
"Ricevo spesso messaggi di affetto dai tifosi del Milan sui social, cosa che apprezzo moltissimo. Inoltre, tutti i miei parenti milanisti continuano a dirmi: “Ti rendi conto che hai giocato per il Milan?”. Essere ricordato con così tanto affetto mi riempie di orgoglio".
Le piacerebbe rientrare nel mondo del calcio come allenatore (patentino UEFA B) o dirigente?
"È una scelta complessa. Sono rimasto lontano dal calcio per motivi personali, nonostante abbia avuto diverse opportunità di rientrare. Ad esempio, il mio grande amico Massimo Donati, quando è diventato allenatore del Legnago, mi ha chiesto di seguirlo, ma ho declinato per scelta personale. Ho avuto anche colloqui con società di Serie A, ma al momento mi trovo bene con la mia vita attuale. Essere calciatore significa vivere in una bolla fatta di allenamenti, trasferte e partite. Dopo la carriera, ho voluto godermi la vita reale. Certamente, se dovesse presentarsi l’opportunità giusta, non mi dispiacerebbe rientrare, ma senza alcuna frenesia".
Intervista esclusiva a cura della redazione di Milanisti Channel. Ogni riproduzione, totale o parziale, è vietata senza autorizzazione scritta. © Milanisti Channel - Tutti i diritti riservati.
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