Lo storico procuratore sportivo Andrea D'Amico ha rilasciato un'intervista all'Arena in cui ha parlato di tanti temi tra cui della nuova avventura del suo storico assistito, Gennaro Gattuso, neo CT dell'Italia
Andrea D’Amico, storico procuratore sportivo, ha toccato tanti temi in una lunga intervista al quotidiano L'Arena di Verona. Dal suo incontro con Sean Connery al suo rapporto con uno storico assistito come Gennaro Gattuso, fino alle prospettive dell'ex giocatore e allenatore del Milan nella sua nuova avventura da CT della Nazionale italiana.
D'Amico: "Gattuso può fare bene ma da solo..."
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«Rino può portare senso di appartenenza ad una Nazionale che si è smarrita - le parole di Andrea D'Amico su Gattuso - Conosciamo bene le sue peculiarità. Un lottatore, un ragazzo che non ha paura di nulla. Uno che ci mette il cuore e che chiederà a tutti di dare l’anima. La chiamata dell’Italia non è un dovere, non è un obbligo ma è una responsabilità. Rino da solo, però, non può cambiare questa situazione».
«Va cambiato il sistema calcio. Vanno create nuove regole per arrivare poi alla Nazionale. Oggi il serie A gli italiani che giocano rappresentano il venti per cento del parco giocatori. Pochi. Un CT deve scegliere in un bacino limitatissimo, spesso costretto a guardare anche fuori dall’Italia. E il margine di errore è limitato».
La scelta di unire altri Campioni del 2006 nello staff di Gattuso:
«La scelta dei pretoriani del Mondiale 2006, al fianco di Gattuso, nasconde le debolezze di una Federazione che vive da tempo un periodo di profonda crisi. Manchiamo da due Mondiali. La corsa per il prossimo appuntamento si è fatta subito in salita. L’uscita di Spalletti è stata discutibile. Con un allenatore esonerato in campo nella partita con la Moldova. Le amarezze sono arrivate anche dall’ultimo Europeo. La riflessione, anche da parte del presidente Gabriele Gravina, deve essere profonda. Da parte di chi comanda deve esserci un’assunzione di responsabilità maggiore. Perché oggi il sistema calcio italiano è in tilt. Va ripensato tutto. Il passato insegna che l’orgoglio italiano esce sempre al momento giusto. Faccio riferimento agli ultimi Mondiali vinti dall’Italia nel 1982 e nel 2006. Era momento critico e delicatissimo, legato anche al Calcioscommesse. L’Italia di Bearzot prima e di Lippi dopo, seppe isolarsi. E vincere».
Gattuso e il senso d'appartenenza da ricreare
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Sulla Nazionale che si è "sgretolata"...
«A Gattuso si chiede di ricreare il senso di nazionale. Responsabilizzando chi arriva. Ritrovando orgoglio e piacere per la maglia azzurra. Far seguire i fatti alle parole non sarà semplice. Oggi l’Italia, nel suo percorso di qualificazione al Mondiale, sa di non dover sbagliare più nulla. Ma le probabilità che debba passare da uno spareggio per ottenere il pass sono elevatissime».
«Ama le sfide. Non ha paura. Non è uno che si tira indietro. Ma andrà aiutato. Nel senso: lui può scuotere l’Italia. Ma dietro di lui deve trovare supporto, collaborazione. Per ritrovare l’Italia serve iniziare a muovere il sistema. E spero, poi, che il suo messaggio di condivisione arrivi diretto anche ai ragazzi che chiamerà. L’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di risvegliarsi».