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IL DIO DEL CALCIO ESISTE DAVVERO

Pioli e la sfida al Milan: il tecnico della Fiorentina ha invocato un’altra volta il Dio del calcio

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Pioli e il Dio del calcio hanno un rapporto quasi intimo. Tutto nacque a San Siro, quando il tecnico di Parma sedeva sulla panchina del Milan
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

Appellarsi a un Dio del calcio per molti può essere segno di debolezza. Non si ha nessun tipo di possibilità e si prega. Per altri, invece, è un semplice credere nel destino. Questo non vuol essere un commento a un dilemma religioso, ma un'analisi su quanto detto da Stefano Pioli durante la conferenza stampa di Milan-Fiorentina al Viola Park, venerdì 17 ottobre.L'ex tecnico del Milan tra le tante cose dette, ha voluto fare un vero e proprio appello pubblico. "Domenica è la mia 500ª gara in panchina e lunedì festeggerò i 60 anni. Se ci fosse un Dio del calcio..."

Come dire: 'ora o mai più'. Infatti la Fiorentina in questo inizio di Serie A è terzultima in campionato e non ha ancora vinto una partita. Tre pareggi e tre sconfitte. Pioli rischia l'esonero in caso di insuccesso contro il Milan e quindi ecco che l'appello a un Dio del calcio diventa quasi essenziale.

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Pioli

Dall'uomo dello scudetto, all'uomo della retrocessione: un appello necessario

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Certo è un po' ironico appellarsi per vincere contro la tua ex squadra che ti ha dato un nome e ti farà ricordare per tutta la vita, da tutti, come l'uomo del 19º scudetto. Però è anche comprensibile che retrocedere con la Fiorentina potrebbe essere un record maggiore rispetto a quello dello Scudetto vinto e allora forse è meglio evitarlo con tutti i mezzi a disposizione.

E questo famoso 'Dio del calcio' per Pioli è letteralmente un mezzo, perché anche se non ne ha mai parlato pubblicamente quando era al Milan, un Dio c'è sempre stato e lo ha sempre protetto nei momenti più difficili e complicati da gestire.

Pioli

Pioli al Milan e il primo esonero scampato nella stagione 2019-20

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Il “Dio del calcio” si presentò per la prima volta nel 2020, durante il lockdown. Pioli era arrivato da pochi mesi al Milan (ottobre 2019), chiamato a raddrizzare la stagione dopo il fallimento di Marco Giampaolo. In estate, quando il campionato era ripreso, quella squadra volava, ma Pioli era a un passo dall'addio. 

All’interno del club si consumava una frattura silenziosa: Paolo Maldini e Frederic Massara lo sostenevano, mentre l'AD Ivan Gadzidis,, immaginava un nuovo corso con Ralf Rangnick. Il destino di Pioli sembrava già scritto: sarebbe stato esonerato a fine stagione.

Poi accadde qualcosa di inatteso. Il Milan cominciò a vincere contro le grandi, trascinato da Ibrahimović, Rebić e una nuova consapevolezza. La squadra batté Lazio e poi Juventus, chiudendo il campionato con una lunga serie positiva. Il “Dio del calcio”, se davvero esiste, quel giorno cambiò sceneggiatura: 'Rangnick puff' e Pioli saldo sulla panchina dei rossoneri.

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Il primo Dio del Calcio e Pioli diventa l'uomo del 19º Scudetto

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Da lì nacque un progetto. Due anni dopo, nel maggio 2022, il Milan diventò campione d’Italia. Pioli era diventato l’artefice di una rinascita, l’uomo calmo capace di restituire orgoglio a un club ferito. “Pioli is on fire”, è ormai l'inno iconico dell'ultimo grande Milan. La stagione successiva però il Dio del calcio dovette tornare ancora. 

Il gennaio nero di Stefano Pioli e del Milan: serviva un altro Dio

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Il gennaio-febbraio 2023 fu un periodo nero: un pareggio anonimo contro la Roma (2-2) in pieno recupero, poi la sconfitta in Supercoppa con l’Inter (3-0 a Riad), seguita dal tonfo di Lazio–Milan 4-0, e infine il crollo casalingo contro il Sassuolo, 2-5 a San Siro.

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In quelle settimane Pioli camminava su un filo. Le voci di esonero si moltiplicavano, la squadra sembrava svuotata, il pubblico fischiava.  proprio Quando tutto pareva perduto, però, il Milan rialzò la testa: perse nel derby contro l'Inter solo 1-0 (era quasi un successo per Pioli), vinse contro il Torino, e poi fece la scalata in Champions League contro Tottenham e arrivando fino alla semifinale.

Ancora una volta, il “Dio del calcio” sembrò voltarsi dalla sua parte: nessun esonero, ma un’altra resurrezione.

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La stagione 2023-2024: non uno, non due, ben 3 Dio del Calcio

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La stagione successiva fu quella della verità, e il “Dio del calcio” cominciò a rispondere con più insistenza.

Il 16 settembre 2023, nel derby di San Siro, il Milan fu travolto dall’Inter 5-1. Una sconfitta umiliante, la più pesante del ciclo Pioli.

L'ex tecnico rossonero a fine gara non si scusò per l'umiliazione e i tifosi furono infuriati. La squadra però, a suon di allenamenti e grigliate, rimase serena e concentrata. Filotto di vittorie e pareggi, successo clamoroso in Champions League contro il Psg, ma poi altro momento nero. 

Infortuni, sconfitta contro la Juventus, in Champions League contro il Dortmund a novembre e pareggio a dicembre contro la Salernitana compromisero, un'altra volta, l'avventura di Pioli al Milan. L'esonero era imminente, ma il Dio del Calcio si presentò un'altra volta e Pioli fu salvo.

Il colpo di grazie giunse in primavera: aprile 2024, Roma-Milan 2-1 nel ritorno dei quarti di Europa League, eliminazione e contestazione. Fu l’ultimo atto del ciclo, ma anche in quel caso, dopo la sconfitta all'Olimpico, Pioli non venne esonerato. Il Dio del calcio lo aiutò ancora. A fine maggio 2024, il club fece una festa a San Siro per l'addio finale. Insomma, seppur piccola consolazione, meglio una festa, che un addio dopo l'ennesima figuraccia della stagione. 

Fiorentina, Stefano Pioli: 'Kean parzialmente in gruppo, siamo fiduciosi'

Milan-Fiorentina, Pioli a San Siro 17 mesi dopo

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Oggi, a distanza di 17 mesi, Pioli ritrova San Siro da avversario. La sua Fiorentina, smarrita e senza vittorie dopo sei giornate, gli chiede un miracolo. E lui, con quella frase – “Se esistesse un Dio del calcio…” – ha evocato lo stesso spirito che lo salvò tante volte in rossonero.

Pioli conosce bene il copione, lo ha già vissuto tante volte ed è questo che fa più paura ai tifosi del Milan. 

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L'appello al Dio del calcio non è una preghiera, ma un avvertimento

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Forse il “Dio del calcio” non esiste davvero. Forse è soltanto il nome che diamo alla fortuna, alla resilienza, o alla capacità di rimettere insieme i pezzi nel momento giusto. 

Tuttavia nel caso di Stefano Pioli, la sua traiettoria sembra suggerire il contrario: ogni volta che il baratro lo chiamava, qualcosa – o qualcuno – lo ha trattenuto.  

E così, alla vigilia di Milan-Fiorentina, con il suo passato e il suo futuro che si intrecciano in un’unica partita, l’invocazione di Pioli non suona più come una preghiera, ma quasi come un avvertimento.