Riflettendo sull’eredità del modello Berlusconi, Mondellini riconosce i meriti di quell’epoca, ma sottolinea come oggi serva un approccio più razionale e strutturale. “Abbiamo vissuto un’epoca affascinante, ma non sostenibile,” spiega.
Luciano Mondellini: “Giochiamo partite promozionali in Australia, che è un Paese calcisticamente secondario, solo per farci vedere. Ma non sfruttiamo il potenziale concreto che abbiamo già qui, in casa, con un settore regolato e che può generare valore".
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Mondellini richiama l’esempio del modello patronale, ricordando che “presidenti come Berlusconi o Moratti hanno dato tantissimo al calcio, ma non guardavano ai bilanci. Era un’altra epoca: più romantica, certo, ma poco sostenibile.” La Premier League, nello stesso periodo, ha trasformato i ricavi televisivi in impianti e strutture moderne; l’Italia, invece, ha investito in calciatori, perdendo terreno nel lungo periodo.
Nell’intervista completa, clicca qui, il direttore di Calcio e Finanza collega questa mancanza di progettualità anche al futuro: senza un piano infrastrutturale concreto, il rischio è di arrivare impreparati a Euro 2032. Il nuovo regime ADM, che introduce regole più severe e maggiore trasparenza, viene citato come un esempio virtuoso di riforma che il calcio italiano dovrebbe imitare: meno dispersione, più responsabilità e investimenti di lungo periodo.
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