SE POI VINCESSE IL MILAN...

George Weah: “Ebbene sì, sono più contento se vince la Juve”

Redazione Milanistichannel
Non è riuscito a liberarsi per questo weekend. Weah resta in Liberia, tanto lavoro da fare. "Sono entrato in politica per mettermi al servizio del mio paese, anche adesso che non sono più il presidente. Sono il leader di un partito importante".
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George Weah non sarà a San Siro per la "sua" partita, tra il Milan, il club più importante della sua vita, e la Juventus, la squadra dove gioca suo figlio Timothy.

Il piccolo George Weah era uno juventino incallito?

Le risposte di Big George nell'intervista a Repubblica: "Assolutamente sì. Erano gli anni in cui Platini giocava nella Juve e tanti bambini africani stravedevano per lui, me compreso. Adoravo come tirava le punizioni, i rigori e noi piccoli che giocavamo per strada cercavamo di imitare il suo modo di calciare. Ma quando partiva dal suo piede la palla girava, noi invece non ci riuscivamo mai. Platini è stato un modello, una leggenda e io non ho mai smesso di essere juventino". Poi, il Milan: "In rossonero ho vissuto cinque stagioni fantastiche. Da avversario lo guardavo, lo ammiravo, ricordo bene quella finale di Champions persa con l'Ajax. Nel Milan c'era ancora Van Basten, che poi mi fece l'onore di lasciarmi la sua maglia numero 9. L'Italia era la nazione di riferimento, tutti volevano venire da voi e fui io a scegliere, anche se sarei potuto andare altrove. Sognavo mi chiamasse la Juve, ma come avrei potuto dire di no al Milan, che in quegli anni era uno spettacolo? È andata così e non si può dire che mi sia andata male".

Com'erano i suoi Milan-Juve? "Strani, perché giocavo contro la squadra per cui tifavo. Ma non mi sono mai tirato indietro e alla Juve ho fatto tanti gol Ricordo il primo, eravamo a San Siro e vincemmo 2-1 con una mia rete: ero contento ma anche un pochino triste. Di sicuro posso dire che Juve e Milan sono le squadre del mio cuore. Oggi vorrei che fosse una bella partita. Se vince la Juve sono contento, se vince il Milan non sono contento al cento per cento ma un po' sì, perché il Milan ha fatto tantissimo per me".

Su suo figlio Timothy: "L'unica cosa che gli ripeto sempre è di giocare per la squadra, che se anche entra in campo per un solo minuto deve dare il massimo e che non importa se ha fatto gol oppure no, purché i compagni siano contenti del suo lavoro. L'anno scorso era un po' deluso, non aveva fatto bene e non era nel suo ruolo ideale, ma adesso è molto contento".

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