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Santiago Giménez, centravanti messicano approdato al Milan nell’ultimo mercato di gennaio, dopo la vittoria della Concacaf Nations League si è concesso ai microfoni del Corriere della Sera per una lunga chiacchierata.
Ha parlato ovviamente molto del Milan, ma anche della sua vita privata. In particolare, si è soffermato sulla vittoria con il Messico, sul suo rapporto con i social e sulla sua fede in Dio. Tematiche particolari, proprio come lui: Santiago è un unicum, nel vero senso della parola.
Di seguito un estratto con le dichiarazioni più significative rilasciate all'importante quotidiano milanese.
Santiago, innanzi tutto la caviglia: in nazionale ha preso una brutta botta.
«Tutto a posto. Sto bene. A Napoli ci sarò».
Lei è nato a Buenos Aires, a tre anni ha seguito in Messico suo padre Christian, calciatore come lei, ex Boca. Giocare al Maradona sarà speciale?
«Maradona non è solo degli argentini, è un patrimonio mondiale, di tutti quelli che amano il fùtbol. Sarà un’emozione pazzesca giocare nello stadio che ha il suo nome».
La Selecciòn argentina è campione del mondo. Lei avrebbe potuto giocare anche con loro, accanto a Messi. Invece ha scelto il Messico.
«Hanno una squadra fortissima, la più forte. Quando vado in Argentina, sono sincero, nessuno mi riconosce. Per ora. Spero che fra un po’ mi riconosceranno…».
Com’è la sua Milano?
«Cammino tanto, tantissimo. Non ci ero mai stato prima. E mi incanta. Quando torno a casa dall’allenamento faccio la siesta, d’altronde sono messicano, poi io e mia moglie Fer usciamo. Giriamo ogni giorno una zona diversa, per conoscerla meglio. Beviamo un caffè, mangiamo un gelato italiano, unico. Siamo stati a fare un giro sul lago di Como. Abbiamo scelto una casa in Brera. Poi Milano è piccola, puoi andare ovunque. È piccola. Io vengo da Città del Messico, dieci milioni di abitanti…».
LECCE, ITALY - MARCH 08: Santiago Gimenez of AC Milan celebrates the goal but it gets canceled during the Serie A match between Lecce and AC Milan at Stadio Via del Mare on March 08, 2025 in Lecce, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)
Lei è molto credente, cita spesso la Bibbia. Il suo rapporto con la religione?
«Quando avevo 17 anni mi hanno diagnosticato una trombosi al braccio. Ho subito tre operazioni, sono stato fermo sei mesi. A un certo punto i medici mi hanno detto chiaramente che se l'ultimo esame non fosse andato bene avrei dovuto smettere con il calcio. È stato lì che ho incontrato Dios nella mia vita. Ho pregato perché non facesse finire il mio sogno di diventare calciatore. Tutto è andato bene».
Su Instagram ha 2 milioni di follower.
«I social sono preziosi, se si usano bene. So di avere una responsabilità forte, soprattutto verso i ragazzini. I messaggi sono importanti, nella vita reale ma anche sul web».
La prima fotografia della sua pagina è un cartello stradale con una scritta: God has a plan for you. Quale è il suo piano?
«Essere un esempio, dimostrare con la mia storia che, con Diòs accanto, tutto è possibile».
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