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Da Gullit a Kakà, passando per Shevchenko e Weah, parla Areido Braida: "Prima di dormire, chiudevo gli occhi e li immaginavo a San Siro". Autentiche folgorazioni, come per Vieira, portato a Milanello a 18 anni. Patrick il francese che domenica guiderà il Genoa contro il Milan.
Per Braida è sfida "spaccacuore"
Qual è il suo primo ricordo di Vieira? "Nel Cannes, centrocampista centrale, fisico importante e sapeva giocare a calcio, sveglio ma riflessivo. Gli dissi: "Patrick, sei un campione, non deludermi". Non era facile imporsi al Milan da giovane ma la sua carriera strepitosa ha confermato il mio pronostico".
Avete mantenuto un bel rapporto, chiede ad Ariedo Il Secolo XIX? "Molto. Mi è rimasto affezionato, mi chiama "papà", anche se non è l'unico di quel Milan. Mi aveva invitato in Inghilterra quando era al Crystal Palace. L'ho sentito una settimana fa, è pronto, preparato, carico per fare bene in un club così importante. Ha allenato in Premier, in Francia, ora in Italia: lavorare in nazioni diverse eleva la tua cultura sportiva, la capacità di capire le situazioni". "Vieira è un gentleman. In campo era un duro, tosto, fuori è tenerissimo, dolcissimo, intelligentissimo. Ancelotti ha vinto ovunque, senza aver bisogno di urlare. Patrick me lo ricorda: gli capita di arrabbiarsi ma non è il loro stile. Ci sono molti modi per guidare un gruppo, c'è chi usa il pugno di ferro, chi come loro si fa seguire con le carezze".
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