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Cristian Brocchi, che storia: da Buccinasco alle due Champions

Cristian Brocchi
Buccinasco, cintura sud milanese, ai confini con Assago e Buccinasco, Cortili, spazi verdi. Da lì Cristian Brocchi è partito...
Redazione Milanistichannel

La storia di Cristian Brocchi è fatta di passione e sudore: "Sono partito da Buccinasco senza una lira e ho vinto due Champions. Mi sentii giocatore vero solo dopo la prima stagione in A con il Verona. Andai all'Inter dove vissi la stagione peggiore della carriera a causa di un problema alla schiena che mi fermò per tanti mesi, volevo giocarmela lì. Ma non mi fu data la possibilità di scegliere: arrivai una mattina alla Pinetina ed era tutto fatto. Però era una rivincita perché il Milan, dopo tanti anni nel settore giovanile, non aveva creduto in me. E poi invece mi acquistò".

L'avventura di sempre

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Ancora Brocchi alla Gazzetta dello Sport: "Ho giocato sempre titolare prima e dopo il Milan, ma li dovevo trovarmi uno spazio diverso e nobilitarlo. Ci riuscii e lo dimostrano le presenze. Io sono stato bene dappertutto, però lo spogliatoio di Milanello era un sogno: clima unico, amici veri. L'emozione più grande è stata l'euroderby: atmosfera incredibile a San Siro. Ma contro l'Ajax segnai un gol non visto: palla dentro di mezzo metro. Non lo ricorda nessuno perché poi vincemmo 3-2, ma se fosse finita 2-2 Galliani avrebbe mostrato l'immagine di quel gol insieme a quello di Muntari. La Champions è l'unica manifestazione in cui non ho segnato, a causa di quell'errore arbitrale".

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Berlusconi? Mi ha fatto male...

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Brocchi: "Se c'è una cosa che mi ha fatto male, è sentirmi definire come il lecchino di Berlusconi. Credo che il presidente apprezzasse di me l'esatto contrario: non ho mai cercato di sfruttare la stima che aveva nei miei confronti. Berlusconi vedeva in me quello che avrebbe voluto vedere in ogni ragazzo del settore giovanile: umiltà e voglia di raggiungere gli obiettivi. Io sono stato formato dal Milan: se ho questa mentalità vincente, lo devo al club. Fui il primo acquisto di Tare alla Lazio proprio per questo motivo: "Ti voglio perché devi portare nel club la mentalità che hai maturato nel Milan", mi disse. E il primo anno conquistammo la Coppa Italia".

Cristian Brocchi

Nel futuro di Brocchi cosa c'è? "Ho tanto da trasmettere, da insegnare. Ma non in panchina: non allenerò più. Questo è un mondo in cui umanamente do troppo di più rispetto a quello che ricevo. Io ho dimostrato di essere bravo e me lo dico da solo proprio perché ho voltato pagina. Non ho più voglia di buttarmi in situazioni disperate. Pochi mesi fa c'era stata una possibilità in A e ho sentito un fuoco dentro incredibile. Ma non si è concretizzata. E mi sono concentrato sui ragazzi: io li amo, mi piace stare a contatto con i giovani. Faccio masterclass con il gruppo Pegaso. L'ultima era rivolta a studenti di Scienze motorie che vorrebbero entrare nello staff di una squadra di calcio".