COSTACURTA, LE ITALIANE E LE CATEGORIE

Parla Costacurta: “Theo, due pirlate – Ibra ultimo mercato buon segnale ma…”

Costacurta Theo Ibra
Alessandro Costacurta senza mezzi termini su Theo Hernandez, e poi l'analisi sulla formazione di Ibra...
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"Un anno fa noi italiani sembravamo i padroni d'Europa, ora ci lecchiamo le ferite.  L'eliminazione di Milan, Atalanta e Juve è stato solo un infortunio collettivo", è il pensiero di Alessandro Costacurta nell'intervista rilasciata a Franco Vanni di Repubblica. Billy continua: "Non credo che Bruges, Feyenoord e Psv, la migliore del trio, arriveranno ai quarti. Nel calcio ci sono le categorie, per citare Max Allegri. Ad arrivare in fondo saranno le squadre davvero forti, a partire dal Real Madrid di Carlo Ancelotti, che fino all'altro ieri molti in Spagna avrebbero voluto vedere in corrida al posto del toro, ma che stracciando il City ci ha ricordato qual è il suo posto".

Atalanta, Milan e Juve hanno commesso errori?

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Costacurta a Repubblica: "A tutte e tre sono mancate umiltà e intensità, per citare Sacchi e Capello. Ma ogni eliminazione ha la sua storia. L'Atalanta, che per prestazioni nel girone è stata seconda solo al Liverpool, non ha avuto la solita prepotenza fisica. Il Milan ha giocato bene per 51 minuti, ma ha pagato un'andata disastrosa, oltre alla follia di Theo. La Juve ha giocato bene tre tempi su quattro, ma non ha ancora qualità sufficiente nei singoli. La vittoria in campionato con l'Inter è stata esaltante, ma è stato un episodio".

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Da compagno di squadra, cosa avrebbe detto a Theo Hernandez per il doppio giallo? "Mi sarei incazzato come una bestia. Due pirlate così non si giustificano. O si rimette in riga o deve cambiare aria. Da uno dei migliori terzini al mondo, un atteggiamento simile è inaccettabile. Corre sulla fascia che è stata di Paolo Maldini". A proposito, nel passaggio da Maldini a Ibra, cosa è cambiato al Milan? "Paolo ha il giusto distacco dalle cose e un'intelligenza analitica. Per questo è stato il miglior difensore della storia e un grande manager. Il suo scudetto resta un miracolo. Zlatan ha carisma ma deve allenarsi nel giudizio. L'ultimo mercato è un buon segnale, ma è in formazione. Così come lo è Leao. Può diventare un campione, ma non lo è. Oggi la parola è abusata. Io non sono stato un campione, ma riuscivo a giocare con i fuoriclasse, la storia l'abbiamo fatta insieme. Servono impegno, atteggiamento, voglia di imparare".