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Nonostante i riflettori fossero puntati sull’erede, mai arrivato, di Olivier Giroud, il Milan potrebbe aver trovato una propria soluzione interna nel silenzio più totale.
Il suo nome? Adrien Rabiot.Nel sistema ideato da Massimiliano Allegri, il centrocampista francese si candida a interpretare non solo il ruolo di mezzala classica, ma anche quello di un ruolo inedito, quasi da “nuovo numero nove”. Le sue caratteristiche non cambieranno, ma la posizione in campo sì.
Un’azione emblematica del Rabiot allenato da Roberto De Zerbi al Marsiglia mostra bene il suo potenziale anche da finto numero 9.
La costruzione parte da un classico 3+2, con i terzini alti e i centrocampisti a sostegno. In quel contesto, Rabiot non rimane statico in mezzo al campo: sfrutta gli spazi lasciati liberi, si proietta in avanti, in mezzo alle due punte del club francese, diventando così un fattore offensivo determinante per la conclusione dell'azione.
Al Milan, l'azione può essere replicata con Tomori che si alza da braccetto di destra, Rabiot ed Estupiñán alti a presidiare il centro e gli esterni – come Saelemaekers – pronti a supportare Leão e Pulisic. I primi due centrocampisti in fase di costruzione, invece, possono essere Modric e Fofana.
Nell’azione analizzata, la catena di destra del Marsiglia funziona perfettamente: l’esterno si abbassa, una delle punte allarga il gioco e Rabiot si inserisce nel mezzo spazio libero. È qui che emerge la sua capacità di trasformarsi in un’arma aggiuntiva, generando superiorità numerica e servendo assist decisivi.
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Per Allegri, il mezzo spazio è un concetto fondamentale, lo si è già visto nelle prime tre gare ufficiali. Sfruttarlo con un centrocampista come Rabiot significa moltiplicare le opzioni offensive, specialmente con attaccanti mobili e tecnici come Leão, Pulisic o Nkunku.
Dall'azione specifica, passiamo ai numeri, che confermano questa interpretazione tattica. Nella scorsa stagione in Ligue 1, Rabiot si è distinto tra i migliori per progressione palla al piede, mentre i dati sui passaggi chiave restano molto contenuti e questo perché non è lui a spaccare le linee con la rifinitura, ma con il movimento stesso tra i reparti di centrocampo e attacco.
Le mappe di calore mostrano inoltre un’evoluzione interessante: con Allegri alla Juventus, Rabiot agiva prevalentemente da mezzala sinistra, con presenza costante sulla fascia.
Mentre con De Zerbi è stato utilizzato come un quasi-trequartista, a destra e a sinistra. Insomma si è visto un Adrien più libero di tagliare negli half-spaces e muoversi vicino all’area avversaria.
Ecco perché Rabiot può essere visto come il nuovo Giroud. Non tanto per la presenza fissa in area, quanto per le qualità che lo rendono una sorta di centravanti mascherato: fisicità, altezza, capacità di proteggere palla spalle alla porta e un’ottima tecnica nelle giocate di sponda.
Altri dati confermano le sue qualità nella gestione del pallone. Rabiot è nella 94ª percentile dei passaggi tentati, nella 98ª di quelli completati. Inoltre è nella 90ª per intercetti e duelli aerei vinti. Numeri che raccontano di un centrocampista solido, dinamico e in grado di dare imprevedibilità offensiva.
Il Milan, oggi schierato in un 3-4-2-1 che si differenzia dal 3-5-2 più tradizionale, potrebbe valorizzare Rabiot proprio in un ruolo ibrido: mezzala di inserimento e, all’occorrenza, punta aggiuntiva. Non il “nuovo Giroud” per caratteristiche pure, ma un giocatore capace di riempire l’area, verticalizzare l’azione e sorprendere le difese avversarie.
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Il suo impatto, insomma, potrebbe andare ben oltre il semplice rinforzo a centrocampo: Allegri può trovare in Rabiot una chiave tattica alternativa, capace di trasformare il volto offensivo del Milan.
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