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Ci sono l’operato di Allegri e il peso specifico della sua mano nel processo di evoluzione dell’attuale Milan: l’opinione condivisa è che, nonostante le dichiarazioni sull’obiettivo Champions, la squadra possa ambire anche allo scudetto.
Allegri ha qualità che sono quasi diventate un "brand", basta vedere la squadra in campo per capire quanto si sia imbevuta nel dna allegriano, Max ha vinto tanto, lo ha fatto pure al Milan, per giunta nella prima stagione in cui era arrivato dal Cagliari grazie all'intuizione di Adriano Galliani. L'allenatore ha fatto comprendere alla proprietà quanto conti l'esperienza e come per vincere, generando guadagni e aumentando il valore dei giocatori, serva avere in rosa gente abituata a giocare a certi livelli.
In estate Max ha voluto a tutti i costi Modric, convinto fin dall'inizio che i quarant'anni non avrebbero rappresentato un problema. Non tutti la pensavano così. Aveva ragione il tecnico livornese. Gimenez, l’unico centravanti di ruolo, continua a non convincere: Leao è in rodaggio prenderà il suo posto, ma i risultati hanno dimostrato che il Milan sa vincere anche senza di lui. Poi, soprattutto, ad Allegri non è piaciuto l’atteggiamento del Diavolo con il Napoli nella mezz’ora tra il 2-0 e il rigore di De Bruyne.
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