Otto giorni. Il tempo di una vacanza corta, di una febbre passeggera, di un amore estivo. Per Cheveyo Balentien invece sono bastati per passare da promessa dell’ADO Den Haag a debuttante in Serie A con il Milan.
L'IDENTIKIT
Milan e la storia di Balentien: l’esordio e il Suriname nel DNA come Seedorf, Gullit e Rijkaard

Arriva in Italia in silenzio, come uno che non vuole disturbare. Destinazione: Milan Futuro, la squadra B, Serie D. Lì dovrebbe imparare l’italiano, assaggiare la provincia, crescere lontano dai riflettori. Sulla carta, la sua storia è scritta così. Ma il calcio – si sa – è un romanzo che non rispetta mai la scaletta.
Neanche il tempo di appendere la maglia nell’armadietto e Balentien è già in campo contro la Trevigliese, Coppa Italia di Serie D. Pochi minuti, qualche accelerazione, assist, l’impressione di uno che non c’entra molto con quei campi stretti e con le panchine in legno. Lo nota Allegri, che lo convoca per Lecce–Milan.
E lì, al Via del Mare, quando il cronometro segna l’88’, il tabellone luminoso si accende: fuori Giménez, dentro un diciottenne alto 1,89 che corre come se avesse i razzi ai piedi. In quel momento, il futuro diventa presente.
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Balentien le origini: la Città di nascita, il DNA del Suriname
—Nato ad Almere, città di soli 43 anni, giovane, proprio come lui, situata a pochi chilometri da Amsterdam. Almere è nata negli anni 70, sulle terre emerse dal mare, specificamente nel polder di Flevoland, come soluzione al problema del sovraffollamento di Amsterdam. Un po' come nascono le seconde squadre dei grandi club, ma con lo scopo di lanciare nuovi progetti, di creare futuro.
Cheveyo, anche se nato in terra olandese, porta con sé il DNA del Suriname, terra di calcio, terra di Milan, terra di Seedorf, Gullit e Rijkaard. Tre campioni rossoneri, tre leggende del calcio.
Balentien cresce nell’Utrecht, poi si sposta all’ADO Den Haag, dove segna, assiste, strappa difese come fossero carta velina: 24 gol e 13 assist in una stagione nel campionato Primavera.
Cheveyo ha mostrato subito il suo talento puro: alto, veloce e con un fisico imponente. 1.89m di corsa e cavalli, come piacciono a Max.
Perfino il Paris Saint-Germain si era interessato, qualche provino a inizio estate, poi nulla di fatto. E quando il treno sembra passare, arriva il Milan. Una firma, un biglietto per l’Italia e una scalata che ha dell’incredibile.

Tra paragoni e suggestioni: Isak o Ekitike?
—Fisico da Isak, per quel modo di essere leggero pur essendo gigante. Suggestione da Ekitike, per la rapidità con cui si è ritrovato tra i grandi. Sono paragoni ingombranti, certo, ma inevitabili quando la carriera ti esplode in mano in meno di dieci giorni.
Balentien ha qualcosa di speciale. Non è solo un ragazzino lanciato nella mischia: è un asset, un investimento tecnico per il futuro. Un jolly, che in 8-10 minuti ha mostrato protezione palla e sponde, chiesto da Allegri per tutta l'estate proponendo l'identikit di Giroud.
Il Milan lo sa bene. Non è un caso che il progetto Milan Futuro nasca anche per intercettare profili così, capaci di esplodere quando meno te lo aspetti. Perché oggi la sostenibilità non passa solo dalle plusvalenze, ma dalla capacità di trovare valore dove altri non guardano.
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Il silenzio, banale direte, ma quando si è giovani...
—Eppure Cheveyo resta silenzioso. Non parla, non cerca riflettori, non rilascia frasi da poster. È un ragazzo che preferisce correre piuttosto che raccontare di correre. Il linguaggio lo scrive con gli scatti sulla fascia, con il corpo che sembra troppo grande per i suoi 18 anni e invece è già pronto.
Tra presente e futuro: a Balentien ci pensa Allegri
—Cheveyo Balentien è il simbolo di un Milan che non ha paura di rischiare, di bruciare le tappe quando il talento lo chiede. Il Milan, difatti, lo aveva preso per domani. Allegri lo ha portato dentro per oggi. E questo cambia tutto. Perché a volte il calcio non aspetta: ti chiama, ti lancia, ti obbliga a giocare la tua parte anche se il copione diceva che dovevi stare dietro le quinte.
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