DUE SQUADRE

Una doppia identità da trovare: come Fonseca può sfruttare la rosa del Milan

Mattia Giangaspero
I rossoneri contro l'Udinese possono aver trovato una nuova chiave tattica che può svoltare la stagione, adesso Fonseca...

I rossoneri sono spaccati a metà, come se all'interno ci fosse quasi una doppia identità. E non sto parlando dal punto di vista caratteriale, ma dal punto di vista tattico. 

Sembra che Fonseca abbia trovato una quadra con il sistema di gioco, la compattezza, la costruzione a 3+1 e il pressing feroce, ma non tutta la rosa del Milan può giocare così. 

E lo si è visto anche contro l’Udinese. È vero per un'ora i rossoneri erano in dieci, ma anche nei primi 30 minuti, quando c'era ancora Reijnders in campo, la squadra era più lunga, sfruttava molto di più le corsie laterali con poi gli inserimenti interni, rispetto che costruire la manovra centralmente come di recente era solita fare.

Questo significa che potenzialmente all'interno del Milan nonostante le idee di gioco siano quelle prima citate, si possa creare una doppia identità e non è una cosa negativa. 

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Ovviamente non sto parlando di uno stravolgimento tattico ma qualcosa nel modo di giocare del Milan cambia a seconda dei titolari.

Alcuni calciatori, infatti, non sono adatti a svolgere i dettami tattici principali di Fonseca e non sto parlando solo di 2-3 giocatori, ma sto di quasi 11.

  • Jovic,
  • Okafor,
  • Chuckwueze,
  • Loftus Cheek,
  • Musah,
  • Thiaw,
  • Calabria,
  • Terracciano
  • Bennacer 
  • Si tratta di 9 giocatori di movimento, praticamente un blocco intero che non può giocare sempre come è solito fare questo Milan allenato da Paulo Fonseca. 

    Quindi l'allenatore portoghese deve essere bravo a capire come sfruttare al massimo l’intera rosa che ha a disposizione e a questo punto creare questa doppia identità. 

    Il Milan non deve avere il limite di poter giocare con un solo sistema tattico, ma deve far diventare un pregio il fatto di avere tante e diverse caratteristiche nei propri giocatori. 

    E forse la vittoria dí sacrificio contro l’Udinese potrebbe dare questo nuovo impulso all’allenatore portoghese

    Cambiare, quando cambiano gli uomini in campo non deve essere sinonimo di paura, ma di saggezza.