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Il VAR era nato come strumento di aiuto agli arbitri che doveva intervenire esclusivamente per evitare i chiari ed evidenti errori. Col tempo, però, la funzione del VAR è cambiata, finendo per divenire uno strumento interpretativo di situazioni sulle quali sarebbe più logico lasciar giocare e non interferire con la decisione di campo.
E così, in quasi 10 anni di utilizzo del VAR in Serie A (dalla stagione 2017-2018), il calcio si è trasformato tanto, forse troppo, perdendo in parte quell’istintività e quell’immediatezza che ne caratterizzano in maniera preponderante il tessuto connettivo.
Non è raro ormai vedere esultanze contenute dopo un gol perché un avversario è rimasto a terra dopo un contatto. Togliere agli spettatori e ai tifosi la gioia per l’emozionalità di un gol significa violentare la parte più bella di questo magnifico sport.
L’attesa della decisione del VAR è diventata una sorta di pausa cinematografica in cui i giocatori, da protagonisti del campo, si trasformano in spettatori tifosi che sperano di influenzare la decisione arbitrale con le proprie proteste. Si assiste così ad uno svilimento del senso del gioco, conseguenza diretta dell’abuso dello strumento del VAR.
A mio parere sarebbe logico utilizzare il VAR solamente per le situazioni oggettive. Le situazioni soggettive dovrebbero essere lasciate alla valutazione di campo. Sarebbe opportuno, pertanto, eliminare l’OFR e, in conseguenza, limitare l’utilizzo della tecnologia ai soli casi in cui non ci può essere discussione o interpretazione.
I casi oggettivi sono soltanto due: una palla che supera la linea di porta oppure un fuorigioco. Al di fuori di queste due situazioni, totalmente scevre da possibili discussioni, l’utilizzo del VAR andrebbe eliminato, perché non risolve le polemiche continue ed è addirittura controproducente.
Il calcio, peraltro, ha bisogno di immediatezza e di certezze. Tutte queste pause in attesa di OFR sempre più dibattute e capziose stanno facendo evolvere questo sport verso una deriva assolutamente dottrinale. Vi è una esasperazione parossistica del gioco che produce effetti negativi sull’intero indotto, nonché sulla credibilità del sistema.
Se il VAR continuerà ad interviene in situazioni soggettive (come per esempio la valutazione di un contatto) lo spazio per le polemiche rimarrà ampio e il ruolo degli arbitri assumerà, sempre più, una smisurata connotazione di protagonismo che porterà loro soltanto nocumento.
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