di Luigi Furini per la Provincia Pavese -
TUTTI SCONTENTI
Uno stadio, due nomi: San Siro per i rossoneri, Meazza per i nerazzurri

Vogliono abbattere lo stadio “Giuseppe Meazza“ di Milano. Ce la faranno? Forse sì, ma prevedo tempi lunghi. Va detto che soltanto gli interisti lo chiamano Meazza. Quelli del Milan preferiscono chiamarlo San Siro, dal nome del quartiere dove è stato costruito. Perché? Perchè Meazza è stato, soprattutto, un giocatore dell’Inter (367 partite e 214 gol solo in campionato) mentre nel Milan ha giocato 41 partite e segnato 9 gol. Che poi, va spiegato, l’Inter lo aveva regalato al Milan. C’è un comunicato ufficiale, del 29 novembre 1940, che spiega il passaggio del giocatore in rossonero. “L’accordo è stato raggiunto visto il desiderio dell’Ambrosiana Inter di giovare alle migliori affermazioni calcistiche cittadine”. E, finisce il comunicato, “la cessione è stata fatta a titolo completamente gratuito”.
Molti avevano gridato al tradimento
—Il più grande giocatore che l’Inter aveva potuto schierare dalla sua nascita (1908) al 1940, il trascinatore della squadra, il centravanti che ha segnato più gol di tutti, viene “regatato” al Milan? Esatto.
Una qualche giustificazione l’Inter l’aveva trovata
Intanto Meazza aveva stipendi altissimi per l’epoca. Era anche abbastanza viziato. Aveva auto di lusso, vestiti di gran moda, popolarità alle stelle e qualche donna che gli correva dietro. Per questo, già l’anno prima, il 1939, i nerazzurri avevano intrapreso una trattativa con la Roma, non andata a buon fine. Poi i guai al piede: Meazza salta tutta la preparazione estiva nel luglio ’39. Comincia il campionato e lui non gioca. I giornali si interrogano. Lo scoop lo fa il Corriere il 1 febbraio 1940. Secondo i medici della Federcalcio – scrive il giornale - Meazza non sarebbe più in grado di scendere in campo perché il suo piede sinistro non è in condizione di muoversi”.
Ed ecco spiegato il motivo. A causa di un infortunio, ha subito una lesione all’arteria del piede, il sangue ha difficoltà a muoversi e non arriva alle dita. Si parla di “piede gelato”, un infortunio forse unico per un calciatore. Da una parte l’alto stipendio, dall’altra il piede gelato. Ecco l’idea del regalo al Milan. I tifosi interisti non riescono ad accettate la vicenda e quelli del Milan non si fidano. Poi, seppur Meazza non ha mai ripreso del tutto, eccolo in rossonero debuttare contro la Juve il 12 gennaio 1940 (finisce 2-2). Ed eccolo portare il Milan dal terzultimo posto al secondo (a un punto dall’Inter). Poi il passaggio alla Juve, e quindi al Varese, all’Atalanta e il ritorno a casa, all’Inter. Diceva di lui Gianni Brera: “Grandi giocatori esistevano già al mondo, magari più tosti e più continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andare oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori, le fughe solitarie verso la sua vittima di sempre, il portiere avversario”. “I giocatori avversari lo affrontavano rassegnati”, aggiungeva lo scrittore Giovanni Arpino. Altri hanno fatto un riassunto: assomigliava un po’ a Roberto Baggio, un po’ a Maradona, un po’ a Pelè”.
Quando faranno il nuovo stadio e lo vorranno intitolare a un calciatore, faranno fatica a trovare il successore di Meazza. Dovrà andare bene a Inter e Milan, al centro-destra e al centro-sinistra, al sindaco e al capo del governo. Però, ecco, non abbiamo fretta. Ci vorranno anni. Per ora resiste Peppino Meazza, anche se aveva il “piede gelato”.
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