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Evoluzione dei rapporti giocatori/club

Contratti club/giocatori: dalla Bosman all’ultimo Decreto Legge del Governo

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Come son mutati i rapporti fra club e giocatori negli ultimi 30 anni. L'ultimo D.L. del Governo è un tentativo per riequilibrare le cose
mbambara
mbambara Vice direttore 

Partiamo da una data fondamentale: 15 dicembre 1995, ossia il giorno in cui la Corte di Giustizia della Comunità Europea emise la famosa sentenza Bosman. Si tratta di una sentenza che ha cambiato il calcio squilibrando in maniera sempre più determinante i rapporti fra società e giocatori. Con la Bosman si è stabilita l’illegittimità dell’attribuzione di compensi alle società sportive in occasione del passaggio dei giocatori da una società ad un’altra nel caso in cui il contratto dello stesso fosse giunto a scadenza. In sostanza, sul piano del diritto, si è sancito che l’indennizzo al club non fosse compatibile con la normativa dell’Unione Europea sulla libera circolazione dei lavoratori, prevista nell’art. 39 del Trattato di Roma.

Che cosa significa in termini pratici?

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Fino alla fine del 1995, tutti i club calcistici erano legittimi proprietari dei cartellini dei loro giocatori. In forza di ciò tutti i club avevano così diritto ad un indennizzo per la cessione di un giocatore ad un altro club. L'indennizzo era previsto anche nel caso di contratto scaduto e non rinnovato. Con la sentenza Bosma il cartellino non era più di proprietà del club, bensì dei giocatori che, dal 1996 in poi, possono cambiare squadra alla scadenza del contratto senza che alla vecchia società sia corrisposta alcuna indennità.

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Altra innovazione della Bosman

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La sentenza in questione enuncia il principio secondo il quale un calciatore è un lavoratore come gli altri; può circolare liberamente in tutta Europa, senza restrizioni relative alla nazionalità se appartenente a Paesi dell’Unione Europea. In virtù di ciò, dal 1996, le Federazioni calcistiche non hanno più potuto porre limiti al numero di giocatori stranieri comunitari in campo; da quel momento le limitazioni hanno inerito soltanto calciatori extracomunitari.

Effetti della Bosman

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Gli effetti principali sono stati due. Il primo è quello di portata più ampia perché ha riguardato la corsa al rialzo del costo degli emolumenti dei giocatori. I club infatti, pur di non rischiare di perdere a parametro zero degli asset fondamentali, hanno riconosciuto ingaggi altissimi ai propri giocatori. Da 30 anni a questa parte il costo degli emolumenti dei calciatori è sempre salito, in alcuni casi anche in maniera vertiginosa. In questo modo si è giunti a mettere in grave difficoltà i bilanci di tante società sportive che, nel tempo, hanno fatto fatica a sostenere voci di costo così gravose. C’è poi un secondo effetto, di portata minore. Riguarda l’utilizzo di metodi fraudolenti per naturalizzare calciatori nati in paesi extraeuropei. In sostanza un modo per eludere la normativa vigente.

Riequilibrare il rapporto club/giocatori: l’importanza dell’ultimo Decreto Legge del Governo

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Con il passare degli anni comunque il tema principale, nonché quasi totalizzante, è rimasto l’aumento spropositato del potere contrattuale dei giocatori in sede di trattative per il rinnovo di contratto. Ad esso si sovrapponeva il seguente rilievo: un giocatore pagato X milioni che andava via a zero a fine contratto, non rappresentava un danno contabile per i club, bensì un innegabile danno patrimoniale. Tutto questo, nel tempo, ha disincentivato gli investimenti – fatta eccezione per i primi 10 top club europei – sui cartellini dei giocatori perché troppo condizionati dagli umori del professionista di turno. Infatti la normativa nazionale ha sinora consentito ai club di siglare un contratto per un massimo 5 anni.

Orbene, con l'ultimo Decreto legge licenziato dal governo tre giorni fa, si è estesa la possibilità alle società di calcio di poter siglare contratti fino a 8 anni. Questa modifica normativa sarà efficace non appena verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Subito dopo ci saranno 60 giorni di tempo per convertire in legge il Decreto.

Qualora ciò avvenisse – ed è giusto parlarne sempre in termini prudenziali – i club verrebbero finalmente messi nella condizione di poter tutelare al massimo i propri investimenti. Oggi se un giocatore firma un contratto quinquennale, nel caso dovesse far bene si inizia a parlare di rinnovo già dal secondo/terzo anno. Dovesse passare l’attuale normativa invece, si inizierebbe a parlare di rinnovo dal quinto/sesto anno in poi.

Tale normativa avrebbe un impatto notevole sul patrimonio dei club, non sulla contabilità. Importante precisare infatti che, ai fini UEFA, gli ammortamenti dovranno sempre essere spalmati su 5 anni, in quanto l’eventuale modifica legislativa avrebbe meramente valenza interna. Ad ogni buon conto, l'eventuale conversione in legge dell'ultimo Decreto Legge del Governo potrebbe segnare una novità di grande rilievo per i club italiani.