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PICCOLO CABOTAGGIO

San Siro ai club, a guadagnarci è anche la città

Redazione Milanistichannel
Non è facile sapere come finirà la saga di San Siro, se prevarranno i contrari o se i due club potranno mettere mano a un investimento gigantesco che riqualificherebbe un intero quartiere.

di Alessandro Giudice per il Corriere dello Sport -

Il dibattito del consiglio comunale di Milano sulla vendita di San Siro ha avuto toccato livelli francamente penosi. Sono state scatenate le argomentazioni più fantasiose, per sabotare un’operazione di cui i due club milanesi hanno estremo bisogno, ma da cui la città di Milano trarrebbe benefici non chiari solo a chi non voglia vederli.

Una delle obiezioni più singolari...

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E' quella secondo cui si venderebbe un bene pubblico a due fondi stranieri "di cui non si conoscono i proprietari". Altri evocano rischi di riciclaggio e infiltrazioni mafiose. In realtà, come ha dimostrato ieri con documenti inoppugnabili su X e sul suo blog l’avvocato Felice Raimondo, la catena di controllo di Inter e Milan è chiarissima a chiunque voglia e sappia leggere carte di pubblico dominio. Beneficiari effettivi dell’Inter sono i rispettabilissimi signori Bruce A. Karsh, Howard S. Marks e Sheldon M. Stone cioè i vertici di Oaktree. Beneficiario effettivo del Milan è Gerald “Gerry” Cardinale. Entrambi i fondi sono sottoposti ai rigidissimi poteri di controllo della SEC che sovrintende al funzionamento dei mercati finanziari e a qualsiasi attività di raccolta di capitali. Naturalmente è impossibile conoscere l’identità di tutti gli investitori (chi si appella a questa circostanza lo fa per ignoranza, oppure per sollevare argomenti speciosi) ma è noto che qualsiasi investitore è sottoposto a uno screening accurato – il cosiddetto “know your customer” (KYC) – mirante ad accertare la provenienza lecita dei capitali.

I signori del No e la Borsa di Milano

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Ovviamente è possibile che nelle maglie del sistema si inseriscano soggetti poco chiari, sempre che riescano a superare i filtri all’entrata, ma questo vale negli USA come (a maggior ragione) in Italia dove il potere di controllo della Consob è accurato ma notoriamente meno incisivo. La SEC dispone infatti di poteri inquirenti come ben pochi organi di controllo al mondo. Sul tema occorre poi osservare come in Italia, secondo uno studio recente del Politecnico di Milano, il 60% delle blue chips quotate in piazza Affari sia controllato da fondi, per il 92% stranieri. Per coerenza, allora, i signori del no dovrebbero chiedere la chiusura della Borsa di Milano o che a gran parte delle società quotate sia impedito di ricevere appalti o di acquistare beni pubblici. È evidente l’assurdità di tale posizione.

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Già a monte, l’operazione in discussione nel consiglio comunale milanese non ha per oggetto l’acquisizione di San Siro da parte di Oaktree e RedBird, su cui già non ci sarebbe nulla di sbagliato dato che fondi stranieri comprano titoli del debito pubblico, crediti della pubblica amministrazione e immobili. Gli acquirenti sarebbero Milan e Inter, società ultracentenarie che rappresentano un pezzo fondamentale della storia di Milano e dello sport nazionale. Saltare questo passaggio significa fare intenzionalmente disinformazione.

La levatura delle argomentazioni contrarie è bassa

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L’impressione è che alcuni scommettano che alla fine Milan e Inter non abbandoneranno Milano, accettando un progetto di ristrutturazione già da tempo scartato. Un azzardo mortale, in cui la posta in gioco è il rischio di lasciare Milano col cerino di un rudere inservibile e costoso in mano. Non sarebbe una fine gloriosa – anzi sicuramente lo sfregio definitivo – per uno stadio che tutti dicono di volere difendere ad ogni costo.