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di Franco Ordine -
Se Gerry Cardinale e Fabio Paratici avessero letto il retroscena pubblicato dal Corriere dello Sport (venerdì 11 aprile) dopo aver consultato fonti molto accreditate, avrebbero capito l’antifona. E non ci sarebbe stato bisogno di nessun altro incontro, sia pure non confermato. Antifona d’altra parte che era stata preannunciata, in modo palese, durante un colloquio telefonico avvenuto tra il presidente della Figc Gabriele Gravina (si trovava a Belgrado per il congresso Uefa) e quello del Milan Paolo Scaroni.
Il numero uno del calcio italiano aveva fatto intendere al dirigente rossonero che Figc e Procura federale avevano già gli elementi per un eventuale deferimento dopo il famoso blitz, ripreso da Telelombardia, avvenuto tra Paratici e un agente (procuratore di De Zerbi e del difensore del Parma Leoni; ndr), Edoardo Crnjar, avvenuto a Milano.
Per la giustizia sportiva l’episodio conclamava l’indebita ripresa dell’attività da parte dell’ex dirigente della Juve sottoposto a squalifica in scadenza il 20 luglio prossimo venturo. E a rischiare una squalifica sarebbe stato anche il legale rappresentante del club, cioè l’amministratore delegato Giorgio Furlani.
La morale è dunque la seguente: chi non vuole rogne…. Capisco l’obiezione: ma così la danno vinta all’ex amico di Paratici, Beppe Marotta. Se Paratici non fosse incorso nella squalifica c’era forse qualcuno in grado di impedirne l’arrivo al Milan? No. E allora…
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