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di Franco Ordine -
Anche ex colleghi di Gigio, tipo Abbiati, invece di puntare alla luna si fermano a indicare il dito. Serve a qualcosa ripetere che il talento di Donnarumma è fuori discussione e che il suo contributo alla conquista della Champions del Psg è stato determinante?
A Parigi hanno deciso di puntare su un altro portiere, di talento inferiore, non tanto per questioni calcistiche (perché con i piedi è meglio del nostro la spiegazione) ma perché non si è riusciti a trovare un accordo soddisfacente a un anno dalla scadenza del mercato. E poiché, dopo l’affare a perdere Mbappe, i parigini non hanno voglia alcuna di ripetere l’esperienza, hanno fatto in modo che adesso sia lui a trovarsi in tutta fretta una sistemazione decorosa professionalmente se non vuole trascorrere una stagione di tribuna.
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È accaduto quel che avvenne nel Milan di Fassone e Mirabelli i quali dapprima - dopo la rottura con Raiola - andarono a prendere Reina alla Lazio e poi trovarono una intesa con il papà di Gigio, don Alfonso, il quale si schierò contro la decisione di Mino Raiola e firmò per il rinnovo in rossonero ottenendo anche un contratto per l’altro figlio portiere, Antonio.
Qui il problema è identico: e cioè Enzo Raiola vuole portare Donnarumma a zero per incassare ricca commissione in mancanza di un rinnovo a cifra fuori mercato. Conclusione: sono inutili gli appelli (“allarme Nazionale”). Ed è altrettanto impensabile che con le pretese di calciatore e club, attualmente, Gigio possa tornare in Italia.
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