L'ex rossonero Okafor manca dal giro della Nazionale svizzera dallo scorso anno: 83 minuti nelle ultime due partite di Nations League. "Da allora non ho più parlato con l'allenatore, e nemmeno con il direttore Pierluigi Tami. Per me, non ha senso. Anzi, ammetto che mi rattrista perché non mi mandano nemmeno un messaggio o mi chiamano per sapere come sto. Per esempio, quando mi sono trasferito al Leeds, ci si poteva aspettare un "congratulazioni" o qualcosa del genere, visto che ora gioco nel campionato migliore del mondo".
NONOSTANTE LA PREMIER...
Okafor, triste e ignorato dalla Svizzera

Okafor, un silenzio assordante
—Secondo Il Corriere del Ticino, qualcosa, tra le parti, si è rotto poco prima e durante Euro 2024. Da un lato atteggiamenti irrispettosi di Noah, dall'altro un incontro richiesto dallo stesso Okafor dopo che Yakin lo aveva schierato centravanti, e non nel ruolo preferito di esterno offensivo, in occasione dell'ultima amichevole prima degli Europei. A quel vertice aveva preso parte pure Tami. "E Murat - svela Okafor - si è arrabbiato per la presenza di Pierluigi. Forse perché è orgoglioso, non lo so. Era semplicemente arrabbiato. Ho chiamato Pier all'incontro perché lo conosco da anni. E perché ritengo che si potesse discuterne insieme, come una famiglia. Da lì sono finito in panchina". Già. A Euro 2024 Okafor non ha disputato un minuto.
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Okafor non è stato inserito nella rosa elvetica che preparerà le ultime sfide delle qualificazioni mondiali contro Svezia e Kosovo: "L'ho scoperto perché mi ha chiamato mio fratello. Ma, ripeto, il fatto è che io sia stato inserito in questa lista, senza però essere stato contattato per sapere quali sono le mie condizioni non ha senso. Per me, questa è la delusione più grande". Fino a quando Okafor attenderà la chiamata della Svizzera? "Adoro giocare per il mio Paese. Ogni bambino lo sogna. Voglio giocare per il mio Paese. Non c'è dubbio, perché posso aiutare la squadra, soprattutto quando sono in forma. Ho deciso di giocare per la Svizzera perché mia madre è svizzera e mio padre è nigeriano. In ogni nazionale giovanile in cui ho giocato, mi hanno sempre detto che sono il più grande talento, ma poi mi trattano così. Mi rattrista davvero tanto".
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