Vedere Terracciano con la maglia del Milan mi fa rabbrividire e ovviamente non per Pietro Terracciano. Il nuovo portiere del Milan non è centrale in questo discorso, ma fa parte del sistema che onestamente non funziona.
Da anni il Milan promuove a parole una cultura del vivaio, della crescita interna e della valorizzazione dei giovani. Le azioni, però, raccontano un’altra storia. L’ultima mossa - l’arrivo al Milan del pur bravissimo 35enne Pietro Terracciano - a fronte della cessione di Lapo Nava alla Cremonese, ne è la prova più recente e, forse, la più emblematica.
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Terracciano al Milan e il paradosso giovanile: predicare bene, razzolare male
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Il Milan non ha solo Mike Maignan come garanzia tra i pali: dietro di lui c'era una cantera interessante composta da Nava, Raveyre, Torriani e Longoni (ora solo gli ultimi dagli ultimi tre) nomi che hanno già compiuto diversi step in prima squadra. Alcuni di loro erano in rampa di lancio per un ruolo da secondo o terzo portiere. E invece, al Milan arriva Pietro Terracciano. Perché?
C’è chi ha criticato la scelta del Milan semplicemente dal punto di vista tecnico indicando Terracciano come inferiore a Sportiello, ma il punto non è questo. L’aspetto tecnico è soggettivo e non si possono fermare i giudizi. Qui però non diamo giudizi, ma offriamo riflessioni basate sui fatti.
Se decidi di non puntare su Nava nemmeno come terzo portiere, il messaggio è chiaro: non lo reputi all’altezza del Milan. E così facendo, lanci un messaggio ai tuoi giovani e rischi di scoraggiare l'intero vivaio.
Ora immaginate di essere un portiere della Primavera o del Milan Futuro. Vedi partire Sportiello e pensi: “È il mio momento”. Invece il club va sul mercato e prende un altro esperto. Che segnale stai dando? Al giovane non viene voglia di andare a lanciarsi in un piccolo club piuttosto?
L’eccezione Torriani: basterà a salvare la narrazione?
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Non si accetta la narrazione su Torriani come terzo portiere in questa stagione. Semplicemente perché Lorenzo lo è stato anche l’anno scorso e grazie a Fonseca. La domanda sarebbe, ma perché Torriani non può fare il secondo portiere del Milan?
La fiducia strutturale nei giovani manca, e l'arrivo di un 35enne in pieno stile “usato sicuro” continua a pesare simbolicamente.
E pensare che Torriani era già terzo portiere lo scorso anno: idee confuse anche la scorsa stagione quando, ad esempio, il portiere fu sballottato da San Siro per quel Milan-Parma 3-2, di fine gennaio 2025, con fischio d'inizio alle 12.30, per poi giocare dopo pochi minuti dal fischio finale col Milan Futuro.
Il caso Pisati e le contraddizioni rossonere
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Questa scelta stride ancora di più se confrontata con l’atteggiamento del club sul caso Pisati e sull’abolizione del vincolo sportivo. Il Milan ha fatto la morale, ha parlato di giustizia, di rispetto del lavoro sui giovani. E poi approfitta giustamente (perché così bisogna fare quando ci sono questi ostacoli politici) dello stesso vincolo per acquisire altri giovani come il classe 2007, Alex Castiello dall’Atalanta o Daniele Petrone dal Benevento, nato nel 2009.
Infine, quando il club ha l’occasione di dimostrare che crede davvero nei suoi, li mette da parte.
Ci siete o ci fate? Qui non c’è narrazione che tenga: nei fatti, il Milan non ha avuto il coraggio di lanciare un giovane portiere nemmeno come secondo e per giunta in una stagione dove si gioca solo la Serie A… In quale altro momento un giovane dovrebbe avere più spazio?
Jimenez e l’incoerenza tecnica
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L’unica eccezione recente è Alex Jimenez, esterno interessante ma non interamente di proprietà rossonera. E qui emerge un’altra contraddizione: se i giovani di casa non sono pronti, allora o sbagli nella selezione, o sbagli nella crescita. E se devi ricorrere a giovani di altri club per colmare il vuoto, allora è tutto il sistema ad essere da ripensare.
Serve un modello, non parole: la lezione della Juventus
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Il Milan non può permettersi di restare in una zona grigia tra progetto giovani e mercato d’esperienza. O lanci i tuoi, o li vendi bene, come ha imparato a fare la Juventus. Ma per vendere, devi valorizzare. E per valorizzare, devi avere il coraggio di provarli in prima squadra, almeno nei ruoli di secondo piano. Un portiere del vivaio che fa il secondo o il terzo, anche solo per un anno, può arrivare a valere 5 milioni sul mercato. E quei 5 milioni fanno la differenza in un calcio dove la sostenibilità è più di una parola d’ordine.
Che idea ha il Milan dei suoi giovani?
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La domanda vera è una sola: cosa vuole fare davvero il Milan con i suoi giovani? Se non li considera all’altezza, allora sta fallendo nella loro selezione. Se non li lancia per paura, allora manca di visione. In entrambi i casi, la soluzione non è prendere un altro 35enne, ma ripensare il modello. La Primavera non può essere solo una vetrina per i social o un serbatoio per le Nazionali giovanili. Deve tornare ad essere parte del progetto tecnico, non un lusso superfluo.
Bisogna muoversi in alcune direzioni, fare scelte. Si, il Milan è un gran club e l’immobilismo sul proprio futuro sportivo non ce lo si può permettere.
Ci vorrebbe una spiegazione sensata per farmi cambiare idea in merito a questa operazione…