- Calciomercato
- Squadra
- Coppe Europee
- Coppa italia
- Social
- Milan partite e risultati live
- Redazione
editoriale milan
Qualche settimana fa mi sono permesso di definire il Milan una squadra debole con una rosa forte. La questione è ancora assolutamente attuale, soprattutto dopo la cessione di Rejinders – ormai in dirittura d’arrivo – e dopo le discussioni relative alle possibili cessioni di Mike Maignan e Theo Hernandez.
Il tema ha duplici aspetti e deve essere analizzato considerandoli entrambi.
Certamente sul piano gestionale, motivazionale e professionale, nel corso dell’ultima stagione, ci sono state una serie di situazioni che non hanno funzionato. Le parole di Matteo Gabbia e Alessandro Florenzi subito dopo l’ultima partita di campionato del Milan unitamente al messaggio sibillino di Alvaro Morata (“cose mai viste in carriera”) sono i classici tre indizi che fanno una prova. Qualcosa non è andata come doveva nell’anima dello spogliatoio. Alcuni comportamenti hanno scavato un solco. Impossibile non intervenire quindi, magari anche con cessioni dolorose sul piano tecnico, ma rafforzative sul piano della professionalità e della solidità di squadra. Nel calcio è meglio avere una squadra con minore valenza tecnica, ma radicata e convinta nei valori umani e temperamentali.
Esiste però anche un altro aspetto, prettamente tattico. Questo Milan ha tanti giocatori importanti, ma non riesce ad essere una squadra. Perché tali difficoltà? Qui non vi è una colpa specifica dei giocatori. L’errore grave lo ha commesso la dirigenza sportiva rossonera durante l’estate scorsa, creando una squadra troppo sbilanciata e con pochi contrappesi tattici. Ne è nata una squadra poco lucida, tendenzialmente nevrile, in cui manca il fosforo perché scarseggiano i cervelli. Servono come il pane un regista difensivo (il cosiddetto play) per migliorare l'uscita della palla ed un giocatore d’ordine da mettere davanti alla difesa per dare i tempi al gioco e per schermare la linea difensiva. Sono due carenze evidenti che dovranno essere colmate sul mercato estivo. E sono le vere emergenze decisamente non procrastinabili.
In sostanza il Milan può e deve migliorare una rosa forte che ha però prodotto una squadra debole. Capirne bene le cause e ponderarle con serietà è fondamentale per costruire le basi della prossima stagione sportiva. Non è la somma del talento a produrre risultati, bensì la dimensione collettiva di una squadra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA