Perché il Milan è stato escluso dall’Europa League che aveva conquistato sul campo alla fine della stagione 2018-2019? Rispondere correttamente ed in maniera esaustiva a questa domanda, consente anche di poter comprendere molte delle ragioni che hanno ispirato le politiche societarie del Milan negli ultimi anni. Inoltre, capire la dimensione del problema, può aiutare a prendere atto del fatto che la soluzione trovata è stata eccellente. Tuttavia, tale soluzione richiede ancora un vigile rispetto dei criteri del FPF perché il Milan non può permettersi una nuova violazione delle norme dell’UEFA. Sarebbe una recidiva e, come tale, potrebbe portare il club rossonero ad una nuova squalifica dalle coppe europee (magari biennale) e a sanzioni più alte.
Una storia che dura da 7 anni....
Il Milan e i parametri del FPF: cosa è successo dal 2018 ad oggi

MILAN, ITALY - SEPTEMBER 03: president and co-CEO of Elliott Management Paul Singer, Managing Partner at RedBird Capital Partners Gerry Cardinale and Gordon Singer during the Serie A match between AC Milan and FC Internazionale at Stadio Giuseppe Meazza on September 03, 2022 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)


La situazione a luglio 2018
—Partiamo da principio. Il Milan che il fondo Elliott rileva nel luglio 2018 ha enormi problemi con i parametri del FPF. Dal 2014 al 2018 si sono accumulati passivi di bilancio elevatissimi; tali passivi hanno portato ad uno scostamento dai parametri massimi consentiti dal FPF per quasi 250 milioni. Oltre la metà dello scostamento era stato fatto nell’anno cinese (2017-18), in cui il passivo di bilancio aveva toccato quota – 126 milioni di euro.
Tale situazione non appariva recuperabile nel breve periodo. Il club rossonero era destinato ad andare incontro ad una squalifica pluriennale dalle coppe europee e a concordare un SA estremamente gravoso. Ciò avrebbe costretto la dirigenza del club a cedere i migliori giocatori del Milan per fare cassa e, nel contempo, a rinforzare la squadra soltanto con giocatori in prestito senza diritto di riscatto.
I primi tentativi per trovare un accordo da parte della nuova proprietà rossonera non avevano trovato una sponda positiva nell’UEFA. Non pareva esserci spazio per una conciliazione. La proprietà del Milan però ha saputo lavorare bene sul piano negoziale e l’accordo del 28 giugno 2019 è stato un capolavoro di diplomazia. In sostanza il Milan non ha partecipato all’Europa League 2019-2020 perché vi è stato un accordo tra Uefa e Milan, ratificato dall’arbitro Michael J. Beloff con un cosiddetto "consent award", ossia una conciliazione davanti al Tribunale arbitrale di Losanna.
Il Milan ha accettato l'esclusione dalla coppa europea per una stagione, ottenendo in cambio la cancellazione della sentenza della Giudicante del dicembre 2018 (relativa al triennio 2014-2017) e l'interruzione del secondo procedimento (con annessa cancellazione del deferimento) pendente davanti alla Giudicante per l'annata 2017-18.

Un condono tombale
—Con l’accordo datato 28 giugno 2019, il Milan ha quindi ottenuto una sorta di “condono tombale”. Quest'accordo gli ha consentito di pagare con la squalifica dall'Europa League per una sola stagione lo scostamento dai parametri del fair play finanziario nei bilanci dal 2014 al 2018 per un totale di quasi 250 milioni di euro.
L’accordo in questione ha, inoltre, consentito al Milan di non avere più la scadenza del pareggio di bilancio entro il 2021. Tale obiettivo sarebbe stato raggiungibile soltanto con una politica di lacrime e sangue, priva di investimenti sul mercato ed atta a prevedere soltanto cessioni di giocatori importanti, rimpiazzati da prestiti senza obbligo di riscatto.
Il SA del 2022 per vigilare sul rispetto dei parametri del FPF
—Il Milan, successivamente, ha concordato con l’UEFA, nel 2022, altri parametri che sono stati inseriti in un settlement agreement (SA) sottoscritto da entrambe le parti.
Con l’accordo siglato nel 2022, il club rossonero deve soddisfare la nuova regola legata ai “football earnings” nel periodo di monitoraggio che si chiuderà con la stagione 2025/26. In tal senso, è possibile un deficit massimo aggregato di 60 milioni di euro in tre anni. Vi è la possibilità di aumentare lo scostamento di ulteriori 10 milioni di euro per quei club che mostrano una buona salute finanziaria.

Bisogna altresì evidenziare come in sede di accordo con l’UEFA il Milan ha accettato una sanzione iniziale di due milioni di euro e di ulteriori tredici milioni di euro nel caso di mancato rispetto dei paletti intermedi.
Come si può vedere, il Milan non ha una libertà di azione totale sul mercato. Il suo modus agendi rimane vincolato al rispetto delle regole UEFA sul FPF; se in questi anni è stato possibile risanare il club senza la spada di Damocle del FPF, lo si deve al grande lavoro portato avanti dal fondo Elliott e dalla dirigenza rossonera.
Ovvio ed evidente, tuttavia, che ricadere in uno scostamento che va fuori dai parametri UEFA, potrebbe essere un grande problema per il club. Si tratterebbe di una recidiva. La politica di bilancio del Milan, pertanto, deve rimanere prudenziale e attenta.
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