UNA QUESTIONE DI METODO

Milan, l’esempio del PSG: solo il collettivo porta alla vittoria

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Il 5-0 del Paris Saint-Germain con l'Inter in finale di Champions deve essere un monito anche per il Milan. I parigini hanno vinto perché si sono trasformati in un collettivo compatto e moderno, abbandonando il culto dell’individualismo.
Davide Capano
Davide Capano Redattore 

Il risultato è netto, storico, pesante per l'Inter: 5-0 in finale di Champions League, in uno stadio - l’Allianz Arena di Monaco di Baviera - che ieri sera ha fatto da cornice a una delle peggiori sconfitte mai vissute da una squadra italiana in Europa.

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Monaco 2025: una lezione anche per il Milan

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Ma mentre l’Inter fa i conti con un fallimento tecnico e mentale, il calcio italiano nel suo complesso ha il dovere di osservare chi ha vinto. Il Paris Saint-Germain ha dominato non per talento individuale - che certo non manca - ma perché ha saputo diventare finalmente una squadra. E proprio da questa trasformazione potrebbe prendere spunto anche il Milan.

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Il PSG: da laboratorio mediatico a collettivo vincente

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Per anni, il PSG è stato sinonimo di progetto incompiuto: paillette e lustrini, troppi fuoriclasse e poca identità. Ma la versione vista in finale contro l’Inter è profondamente diversa (come del resto in gran parte della stagione 2024/2025). Organizzata, compatta, disciplinata, la squadra di Luis Enrique ha interpretato la partita con lucidità e forza collettiva. Un sistema prima degli interpreti, un progetto tecnico dove i ruoli sono funzionali, le gerarchie chiare, e ogni giocatore parte di un ingranaggio ben definito. Nessuna primadonna in rosa.

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Il Milan potrebbe fare lo stesso salto culturale

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Il Milan, che insegue da un po' un ritorno stabile tra le grandi d'Italia prima e d’Europa poi, deve capire che non basta puntare sui talenti emergenti o sul carisma di nomi forti. La priorità deve diventare la costruzione di un’identità di squadra. Un progetto fondato su meccanismi chiari, continuità tecnica, integrazione tra reparto e reparto e lavoro duro sette giorni su sette.

Il PSG ha impiegato anni per abbandonare il culto dell’individualismo e sposare una logica collettiva. Il Milan ha oggi l’occasione di abbracciare subito questo approccio, evitando gli errori già pagati da altri.

La squadra prima di tutto: un principio non negoziabile

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La lezione subita dall’Inter a Monaco dimostra che nessuna squadra può reggere a certi livelli senza struttura, senza equilibrio tra strategia e spirito di gruppo. Il Milan, con la sua storia e le sue ambizioni, ha tutte le risorse per seguire questa direzione, ma servono scelte coerenti.

Non si tratta di imitare il PSG nei nomi, ma nel metodo. Mettere la squadra al centro non è uno slogan, è una necessità. Soprattutto per chi vuole competere davvero.

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