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C’è un dato che va debitamente pesato ed analizzato. Ieri sera il Milan ha battuto l’Udinese con una prestazione sontuosa. Da tempo, infatti, non si vedeva una squadra così brava ad essere padrona del campo.
La formazione titolare della squadra rossonera era, per nove undicesimi, identica alla formazione che ha perso in casa contro la Cremonese meno di un mese fa. Le uniche differenze erano rappresentate dal portiere (Terraciano in luogo di Maignan) e da uno dei tre centrocampisti (Rabiot in luogo di Loftus Cheek). In sostanza è cambiato un solo giocatore di movimento.
Ampi meriti, senza dubbio, vanno dati ad Adrien Rabiot. Giocatore universale, centrocampista in grado di fare tutto ciò che serve alla squadra. Non è difficile capire perché Massimiliano Allegri lo abbia voluto con tanta insistenza: Rabiot migliora la qualità del palleggio di una squadra perché è una perfetta spalla tecnica per il regista.
Sa ricevere sotto pressione e, pur essendo mancino, non è aggredibile sul piede debole perché ha buona padronanza tecnica anche nel piede destro. Il centrocampista francese ha aggiunto una dote importante alla mediana rossonera: la sapienza tattica, dalla quale dipende la capacità di gestire le partite.
Sarebbe riduttivo tuttavia limitare l’analisi all'innesto del pur ottimo Adrien Rabiot. Spesso è pensiero comune che quando una squadra non funziona, sia necessario fare la rivoluzione sul mercato e cambiare 5-6 titolari. Si tratta di un pensiero rispettabile e legittimo, ma che tante volte si scontra con una sana mancanza di realismo.
Il Milan, in meno di un mese, è diventato squadra cambiando un solo giocatore di movimento per una serie di ragioni che hanno a che fare con il lavoro di Massimiliano Allegri e del suo staff. Dal post Cremonese è cresciuta la coesione, è migliorato lo spirito di squadra e la volontà dei giocatori di aiutarsi correndo all’indietro e sacrificandosi fra loro. L’uscita della palla è salita di livello, prova ne è l’azione del terzo gol contro l’Udinese. Inoltre le distanze tra i reparti in fase di non possesso si sono ridotte e il portatore di palla ha sempre una o più soluzioni di scarico.
Il Milan è diventato squadra insomma. Non è un punto di arrivo ma è la base di partenza. Per potersi giocare tutte le carte in questa stagione, la squadra rossonera aveva bisogno di trovare una dimensione collettiva solida. Non era semplice farlo in breve tempo. E non era nemmeno così scontato.
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