Il calcio secondo Allegri: logica, cuore e musetto davanti
Massimiliano Allegri non è un allenatore facilmente catalogabile in schemi rigidi o definizioni semplicistiche. Nel corso della sua carriera, si è dimostrato un tecnico dalle molteplici sfaccettature, capace di adattarsi alle esigenze della squadra, del momento e del contesto. Con disinvoltura ha saputo alternare fasi di gioco più difensive e pragmatiche a momenti di calcio più offensivo e creativo, sempre con una visione lucida e concreta del campo.
Ripercorrere la sua carriera sarebbe quasi superfluo: basti pensare che, con 6 Scudetti, è il secondo allenatore più vincente della storia della Serie A, alle spalle soltanto di una leggenda come Giovanni Trapattoni, fermo a quota 7. In Champions League, se si esclude l’ultima, deludente avventura europea della Juventus, Allegri ha sempre fatto molto bene in proporzione al valore della rosa a disposizione. Ottavi e quarti di finale sono stati spesso la sua normalità, con l’acuto delle due finali raggiunte nel 2015 e nel 2017, entrambe sfuggite contro avversari nettamente superiori.
Allegri al Milan: un accentratore necessario in questo contesto storico
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Oltre alla tattica, Allegri eccelle nella gestione umana del gruppo. È un motivatore intelligente, capace di leggere i caratteri dei suoi giocatori e adattare il proprio approccio in base alle singole personalità. Riesce così a costruire ambienti competitivi e sereni al tempo stesso, dove la pressione non diventa mai deleteria.
Nel panorama degli allenatori italiani, Allegri si distingue anche per la sua dialettica fuori dagli schemi. Una capacità comunicativa unica, in un calcio sempre più dominato dal linguaggio iper-tecnico o dalla diplomazia di circostanza. Max rappresenta una voce atipica, affascinante, quasi amichevole per toni e sarcasmo. Parla come pensa: con ironia, semplicità, realismo. Semplifica il gioco senza banalizzarlo, comunica senza costruirsi un personaggio, ma spiengando in maniera comprensibile anche l'argomento più complesso. Talvolta spiazza, talvolta provoca, ma sempre con intelligenza e un’ironia disarmante. Un modo di vivere il calcio lontano anni luce da l'ossessione tossica di alcuni suoi colleghi.
Il Milan e Allegri lo sanno: il tempismo è importante, ma l'essenziale è mettere il musetto davanti a fine stagione.