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Ogni sessione di mercato porta sogni, aspettative e malumori. È comprensibile. Ma l’abitudine a dipingere il Milan come un club sempre beffato — che si lascia sfuggire giocatori per pochi euro o che sbaglia strategia — è diventata una solita solfa stanca. Il mercato è fatto di scelte, priorità e valutazioni e il Milan, in questo, non si muove affatto a caso.
Chi ripete che "non è cambiato niente" ignora il cambiamento evidente nella governance tecnica e operativa. Il modo di fare mercato si è evoluto: si cerca funzionalità, non nomi ad effetto. Si punta a un’identità chiara, non alla rincorsa dell’approvazione.
Chi si limita a leggere la lista dei “nomi sfumati” non sta analizzando ma sta inseguendo una narrazione prefabbricata. Non si tratta di trovare un colpevole preventivo.
Il nuovo allenatore è stato scelto, non imposto. È parte integrante del progetto, non un paravento. Parlare di “parafulmine” oggi è un modo per preparare la critica prima ancora che si scenda in campo. Ma se davvero si vuole essere onesti, il giudizio va sospeso e costruito su ciò che succederà, non su ciò che si teme.
Ogni trattativa non chiusa viene vissuta come un’umiliazione, ogni scelta economica come un difetto strutturale. Ma davvero un club che rifiuta di piegarsi a condizioni non ritenute eque può essere definito “beffato”? O forse è solo un club che resta fedele alla propria linea? Serve più lucidità: non tutto ciò che non piace è automaticamente un errore.
Da anni leggiamo la stessa narrazione: mercato sbagliato, nomi saltati, dirigenza indecisa. Cambiano gli interpreti ma il copione resta uguale. Questa solita solfa ha stancato. La critica è legittima, ma deve evolversi, aggiornarsi, uscire dal loop del già sentito. Altrimenti diventa autoreferenziale e poco credibile.
Il Milan costruisce con criterio, dentro una visione chiara. Si può essere d’accordo o meno, ma non si può ridurre tutto a una litania estiva fatta di “beffe” e occasioni mancate. Chi racconta ha il dovere di aggiornarsi, di andare oltre la reazione immediata. Perché anche la narrazione ha un peso. E oggi, il Milan merita di più della solita solfa.
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