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analisi di Roberto Beccantini su Facebook -
Lotta continua, nell’epilogo di Torino. Emozioni e tensioni. Alla fine, Jannik Sinner ha battuto Carlos Alcaraz: 7-6, 7-5. "Una vita da marziano". Onore al vincitore, onore al vinto. Il resto, gentili Lettori, è tutto vostro.
Sono sincero: mai nella vita avrei immaginato che "Una vita da marziano" potesse tornarmi utile anche per Italia-Norvegia. Invece sì: 1-4 a San Siro con Gattuso, dopo lo 0-3 di Oslo con Spalletti (par condicio). Mi riferisco, ça va sans dire, a Erling Haaland: assiste, per un tempo, alla movida azzurra, Pio subito a rete (la terza in cinque gare), Mancini sempre addosso e i Vichinghi, in generale, più spettatori dei loro tifosi sugli spalti. Assiste, sì, è il termine esatto: ciondolante e sbadigliante.
Alla ripresa, si sveglia Nusa, il dribbling fatto carne, che pareggia in fretta (complice Politano). Solbakken azzecca i cambi: Bobb, per esempio. Ma è il centravanti-ciccia che provvede ("Esposito? Io non ti conosco, io non so chi sei", alla Mina). Di sventaglio mancino, su azione Nusa-Bobb (con Bastoni troppo a zona). E, sempre di sinistro (ma esterno pettinato), su passaggio di Thorsby, un altro panchinaro. A missione compiuta, con la bacheca zeppa di scalpi, Haaland esce tra gli applausi. E Strand Larsen, il sostituto, fa a fette Mancini e cala il poker.
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